Lunedì, che sia il primo o l’ultimo giorno della settimana poco importa, ciò che conta è che si tratta del giorno in cui si comincia a lavorare, il più noto “maledetto” lunedì. Non la vedono da questa prospettiva i detenuti del carcere della Dozza di Bologna, che il lunedì invece di cominciare a lavorare cominciano ad essere liberi, lavorando. Meno Male è Lunedì è il documentario di Filippo Vendemmiati, un toccante viaggio attraverso una bella realtà, il progetto adottato da tre aziende bolognesi che hanno trasformato la palestra del carcere in una grande officina, in cui gli stessi detenuti potessero lavorare come operai.

Dal Lunedì al Venerdì per 8 ore al giorno, questi detenuti escono dalla loro cella e, aiutati da tutor, cioè ex ingegneri in pensione, cominciano ad assemblare i macchinari per le tre aziende. Imparano un mestiere, riprendono ad avere dei rapporti con altri esseri umani, diventano colleghi, allievi, maestri e soprattutto amici. Il rispetto delle regole, l’impegno e la concentrazione cominciano ed essere elementi centrali nelle loro esistenze fino a quel momento sbagliate. Le celle si aprono e il lavoro, con tutta la sua bellezza, viene a salvare le vite di questi detenuti. C’è chi ha ancora sette o dieci anni da scontare, chi di meno, chi si rende conto che fino a quel momento era diventato un uomo peggiore rispetto a prima dell’arresto, ma tutti sanno che anche dopo solo poche ore di lavoro si comincia a migliorare. Il lavoro è raccontato in Meno Male è Lunedì in un’accezione totalmente positiva, il lavoro che restituisce la vita. anche il carcere è raccontato in maniera positiva, un carcere in cui c’è la seria possibilità di lavorare è una tardiva messa in pratica della costituzione Italiana, in cui è prevista la funzione rieducativa e non punitiva del carcere.

Emergono dal racconto di Vendemmiati le straordinarie umanità di questi detenuti, il forte legame che si crea tra di loro nelle vesti di colleghi di lavoro, la dignità che si impadronisce dei loro occhi, e la sincera amicizia che si instaura con i tutor, gli uomini che dedicano il loro tempo per insegnare, a volte anche con severità, il mestiere dell’operaio. Una ventata di libertà, un allargamento degli orizzonti e quasi certamente una vita nuova che comincia, grazie al lavoro.