Non son l’un per cento

Si avverte una piacevole soddisfazione nel constatare la tendenza del recente documentarismo italiano a scavare nei meandri nascosti del nostro paese, sempre più alla ricerca di argomenti messi da parte. C’è qualcuno che sente la necessità di raccontare storie importanti per non farle finire nel dimenticatoio, abbandonate come sono dai manuali scolastici, perse nella memoria di pochi.
Grazie ad Antonio Morabito, il cinema italiano scopre un documentario in cui si parla di anarchia. Non son l’un per cento (il titolo è un verso di una vecchia canzone anarchica) parte, e ha come centro, Carrara città del marmo e dei cavatori, culla degli anarchici del bel paese, e ricostruisce la storia di un modo di vivere, prima che di un orientamento politico.
La domanda che Alfonso Nicolazzi voce narrante e personaggio principale del documentario pone verso la metà della pellicola è: “Come si fa a non essere anarchici?”. Non perché, a suo dire, l’anarchia sia una necessità sovversiva, ma perché l’anarchia è una scelta inevitabile, una condizione esistenziale quotidiana - perché sono anarchiche tutte le piccole decisioni giornaliere – in una società come quella attuale, che non propone più forti ideali.
Morabito, trentacinquenne director toscano, registra le testimonianze di un docente universitario, di uno storico, di uno scultore e di un tipografo (il sopra citato Nicolazzi) che davanti alla sua telecamera snocciolano date, aneddoti, ideologie, genealogie ed evoluzione del movimento anarchico. Un movimento che non prevede tessere, che non prevede affiliazioni né esclusioni, che semplicemente manifesta il suo dissenso verso uno stato impegnato a fare i propri interessi senza curarsi di quelli del popolo.
Tornano in vita nel racconto dei suo intervistati, i nomi di Pino Pinelli, di Valpreda, di Sacco e Vanzetti, personaggi sempre meno citati ai nostri giorni perché forse ancora molto scomodi. Viene narrata la storia della FAI, la Federazione Anarchica Italiana, e il suo modificarsi lentamente dalle origini fino ad oggi, il suo rapportarsi con i nuovi movimenti no-global e new-global, il suo tentativo di migliorare il sistema, non solo di destrutturarlo.
Un progetto low-budget alternativo e interessante. La notevole ricerca storica, giornalistica e filologica che sta alle spalle della scrittura di Non son l’un per cento, ne fanno un ottimo esempio di documentario di qualità, un made in Italy di cui andare orgogliosi.
Regia: Antonio Morabito; soggetto: Antonio Morabito; montaggio: Stefano De Santis; produzione: Randal Film, Ila Palma e Dream Film; origine: Italia 2006; durata: 75’
