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Passioni [graphic novel]

Pubblicato il 12 maggio 2019 da Plinio Perilli


Passioni [graphic novel]

A cent’anni circa dalla nascita, fa bene l’editore Gallucci a stampare in una bella edizione di pregio una gustosa graphic novel di Furio Scarpelli (Roma, 1919 - 2010), Passioni, "romanzo disegnato di tormenti d’amore", come recita e ingolosisce lo stesso sottotitolo; che lo stesso Furio chiosa e intona a mo’ di breve avvertenza:

... vuole essere una commedia di persone consuete. Persone dentro la cronaca e la scenografia degli Anni Trenta. Un’epoca che è stata prevalentemente storicizzata e solo talvolta letterariamente utilizzata. Qui la si propone come sfondo e ambito di una vicenda ironicamente realistica, cioè che possa far sorridere senza però escludere la serietà dei momenti che la ispirano. ...

Il figlio Giacomo, aiutato da "un artista del fumetto quale Paolo Eleuteri Serpieri, l’amica e produttrice Silvia d’Amico, e mio cugino Filiberto", ci ha donato con questa strenna d’annata un divertissement adorabile dell’arte stessa d’immaginare una storia, accelerarla, affrescarla a comics insieme sarcastica e melodrammatica, avvincente ma scanzonata fino alla satira storica, se non alla beffa storicistica. Ma in nome soprattutto d’una sana e smaccata vena nazional-popolare (e questa è sempre stata la sua priorità di sceneggiatore principe, maestro assieme al compagno Age della cosiddetta "commedia all’italiana"), dunque inseguendo e infibrando una verve sempre elegante ma genuina, che odiava gli intellettuali di ruolo e soprattutto gli intellettualismi, affettati e fingitori...
Figlio di quel memorabile disegnatore umoristico, Filiberto Scarpelli, che in pieno 1900 fondò Il Travaso (delle idee) – sottotitolo "organo ufficiale delle persone intelligenti" (i nomi poi ricorrono, nelle appassionanti e proseguite saghe familiari) – Furio cominciò anch’egli vignettista e umorista con la matita in mano, come tanti presto illustri "cinematografari" che si conobbero appunto in quelle redazioni sapide e motteggianti. E citiamo assieme al "Travaso" almeno il "Marc’Aurelio", che vide anch’esso gli esordi, oltre che di Furio Scarpelli e Agenore Incrocci, di Federico Fellini, del cartoonist Enrico De Seta, Ruggero Maccari, e molti altri talenti.
Giacomo Scarpelli, figlio amorevole, raccoglie disegni e appunti di questo testo che ha cambiato diversi titoli, e che una chiosa lampeggiante di Furio annota come "Passioni, ossia Tormenti. Manuale di recitazione eccessiva in forma di fumetto romantico sullo sfondo dell’Italia del 1935-36"... Ci spiega Giacomo insieme il culto del paradosso e la dolce provocazione di questo "romanzo grafico o disegnato dunque, in cui i personaggi si muovono, parlano, palpitano, soffrono e manifestano le loro emozioni – o le nascondono – come personaggi cinematografici o forse addirittura teatrali."...
E i personaggi, le ubbìe, i tic o le forze in campo, sono – recita la quarta di copertina – come una notizia in rosa da Settimana Incom o cronaca da cinegiornale dell’Istituto Luce, tenera e baldanzosa: "Le vicende d’amore e d’arme di Lolli, Rinaldo e Mario nell’Italia del fascismo"...

Sia il popolare sentimentalismo di Lolli sia la fregola conquistatrice di Rinaldo si accesero del nulla, dell’assenza d’interesse per le reciproche ed eventuali spiritualità...

Sentimentalismo certo, e di stampo popolare, precisa Furio: eventuale, invece, la spiritualità... Idem vale per l’auspicato impegno civile, ancora irretito dalla pavidità e dal conformismo. Almeno sino al curioso, rocambolesco finale... Ricordate del resto il coraggio inopinato dei due nostri contro-eroi, ne La grande guerra di Monicelli (1959), che Age e Scarpelli sceneggiarono?

Ma torniamo a quegli anni rassicuranti solo in apparenza, il ’35-36, e cerchiamo di capire cosa poteva significare, intrecciare e approcciare una storia domestica, sentimentalistica, eroicomica dell’Italia di allora, Anno XIII-IV dell’Era Fascista: tronfia e retorica, dopo la guerra d’Abissinia e prima della terribile Guerra Civile di Spagna, in cui l’esercito (e l’aviazione) nazifascista, fecero un po’ la prova generale dell’imminente nuova guerra mondiale... Il bombardamento a tappeto di Guernica, ad esempio, che Picasso fissò in una grande icona tre metri e mezzo per otto per quattro (1937), e che ancora rimorde, dopo la lezione esemplare di Goya, come un nuovo, definitivo Lamento della Guerra: ma questa volta quasi su grande schermo, in un dolente, avvincente cinemascope...
Anche Passioni finisce – o meglio, non finisce ma sembra chiudersi con...

... Mario Marchetti e Rinaldo Maria Bonci Pavonazzi intenti a discutere nel buio dei due opposti schieramenti in questa notte di febbraio del1937, alla perifera di Guadalajara. Dice: ma non si sono riconosciuti? Fino a questo momento no. Lasciamoli così. E come finisce questo fumettone? Niente finisce sulla carta, tanto meno su quella da disegno. Come dopo sono andate le cose del mondo e in Italia lo sanno tutti....

Colpisce pensate che la fantasia di Furio Scarpelli, ripensando e travalicando forse che a quei tempi, prima insomma del neorealismo preso dalla strada, il cinema più dignitoso italiano dell’epoca, popolare e altrettanto ironico, preferiva rifugiarsi in eleganti commedie rosa, talvolta perfino metafisiche (il Mario Camerini de Gli uomini, che mascalzoni è del ’32, Darò un milione del ’35), al massimo agrodolci e in costume, ma come per fermare il tempo e annetterselo tutto (Il cappello a tre punte, coi De Filippo, A.D. 1934), ha insomma ordito e intessuto un melodramma sentimentale ma in perfetto parallelo coi gesti e gli strappi duri, forti, della Storia. Qualcosa tra Leo Longanesi e Billy Wilder, il realismo magico di Bontempelli e le canzoni sempre preziose, buffe e nostalgiche del Quartetto Cetra: "Non ti fidar di un bacio a mezzanotte / Se c’è la luna in cielo non ti fidar"...
Anche qui, bastano pochi squarci narrativi della vicenda, per illuminarci sulla psicologia insieme profonda e balzana di questi personaggi, di quest’eterna e nostra beneamata Italietta, ahinoi, smaniosa di retorica, e affranta, insieme, per delle sue come inevitabili, becere e ancestrali delusioni antropologico-culturali...

Dunque lo scopo della commedia-fumetto non è quello di far esclamare al lettore un emozionato "Uh!". Semmai è quello di fargli sussurrare un sommesso "ah", privo di punto esclamativo. Un sommesso "ah" che tuttavia invita a prendere nota che, davvero, qui da noi, è esistita gente consueta che appare assolutamente inconsueta.

Paese da Commedia dell’Arte, il nostro, perché negarlo?!, dove forse ogni personaggio o "tipo psicologico" (avrebbe catalogato C.G. Jung) esige e insegue una sua maschera (sì, come quelle che Fellini giovane, nel ’45, affibbiava e ritraeva nel viso dei soldati americani, nei sorrisi o nelle smorfie degli "alleati" liberatori: "pupazzettandoli"). E mascherate, mascherature, mascheramenti anche dialogici sono qui, ovunque, gesti, pose dialoghi, silenzi, ansie, sbadigli, molcezze o perfidie, strategie dell’ovvio, eventuali sdilinquimenti, eccetera. CIAK, se volete si gira:

"No, no, no, te lo devo dire, mi stai diventando una dama. Vai perdendo sincerità, frizzo, guizzo e ghiribizzo. Io ti voglio incomparabile, impareggiabile. L’impareggiabile Lolli. Ho perso la testa? Lo ammetto". ...................................................................................................................... "Fatti furba"... Lolli adoperava verso Rinaldo una scaltrezza che era frutto della corruzione che lui stesso aveva generato in lei.

Filiberto Scarpelli junior nel 2011 ha tratto un film "disegnato", Tormenti, da questa stessa storia a fumetti di Passioni. Che ora recuperiamo e degustiamo con infinita fascinazione auto-ironica. "Dopo sessant’anni d’ininterrotto lavoro come sceneggiatore" – ci confida del grande Furio il figlio Giacomo – "aveva scelto di elaborare un testo a suo dire ’anticinemistico’, che cioè non poggiava su un soggetto, una scaletta o un trattamento predeterminati, bensì procedeva per situazioni, momenti e battute. Naturalmente la sua era una provocazione basata sul paradosso, poiché l’architettura dell’opera, perfettamente delineata, l’aveva già tutta in testa...".

Forse anche per questo, un libro così amabile, e la medesima storia che protegge, irride, sospira, digrigna... lanciano la "graphic novel" o l’eterna situation comedy nell’orbita spesso maldestra, feroce e inesorabile della Grande Storia, che suo malgrado ha bisogno anche di umorismo, uomini intelligenti e Travaso delle Idee, per capire e far capire gli eventi, le storture, jatture, poi le rivoluzioni, le salvazioni, le democrazie... Tra baci in bocca e vièta retorica... Piagnucolati poi come una trama ben più grande di Noi, e che non potrà mai riassumere (per fortuna) nessun Mereghetti o repertorio cinefilo di sorta...

... Il silenzio venne interrotto di nuovo da Rinaldo: "Tu ce l’hai la ragazza?". E sospirò con nostalgia ottenebrata.
Mario più che per ricambiare la confidenza, spinto dalla propria nostalgia, disse: "La mia, di ragazza, è venuta con me, qui. Bella ma troppo buona. Inadatta alla guerra. È dovuta tornare indietro". Tacque, pentito per aver detto così tanto. E Rinaldo intervenne: "Anche la mia era bella, ma perfida e combattiva"...

Attenzione, che stanno parlando della stessa persona... Tragicomico relativismo...

"... Però mi amava. Oppure no? Tu che ne dici, l’ho delusa?"
"E che, lo chiedi a me?" rispose stupito Mario.
"E a chi, sennò? Certe cose agli amici si chiedono..." rispose Rinaldo.

C’eravamo tanto amati? No, per nulla. No, che non s’erano tanto amati... Oppure sì, ma fra le note e i versi d’una canzone simil-EIAR. Soprattutto, nello schermo mentale e comportamentale d’un cinema azzimato e piccoloborghese, dove ancora gli attori non uscivano dalla prigionia in rosa dello schermo, per andarsene in giro infra la gente... Ma proprio nel ’35, colpo di scena!, tal Woody Allen ancora fluttuante nel regno delle idee, lascia la sua nuvolaglia caliginosa sopra l’Empire State Building, e nasce in quel di New York... A Roma-Tuscolana fervevano invece i lavori per Cinecittà (inaugurata giusto nel ’37), e il Cinema come "arma più forte". Poveri noi, coi cari, affettuosi divi e fidanzati di tutti, l’Assia Noris e il Vittorio De Sica di Grandi Magazzini (ancora amabilmente patinati, sic, nell’annus presto horribilis 1939)... Solo a rimirarla oltre un tramonto amoroso, magari verso le cime, le colline e i dolci monti dei Castelli Romani, quella luce d’amore e di Passioni, magari poteva far immaginare, plasmare d’aria e sguardi, una Rosa purpurea del Cairo...

Beh, insomma, fare uscire Lolli e Mario, o anche Lolli e Rinaldo, dallo schermo, dalla pagina, dal disegno consueto della vita! Tornare solo un attimo tra noi per stilettare con la verve umorosa di Furio Scarpelli, nel teatrino delle figure e delle parole, un sublime e parodiato dialogo sentimentaloide, agli albori ancestrali della c.d. commedia all’italiana:

"Perché fai uh, ah, oh?"
"Guardo, ammiro, esclamo."
"Secondo te perché ci guardano tutti?"
Lolli rispose: "Boh. Perché siamo eleganti?"
"Di più. Distinti" replicò Rinaldo.
"Distinti è più di eleganti?" si meravigliò Lolli, ed esclamò: "Come sono contenta".


Autore: Furio Scarpelli
Titolo: Passioni ("romanzo disegnato di tormenti d’amore")
Editore: Gallucci, Roma
Dati: 110 p., ill. , Rilegato
Anno: 2018
Prezzo: 23,50 €
EAN: 9788893481328


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