Paul Schrader. Il cinema della trascendenza [libro]
Nei suoi titoli da sceneggiatore troviamo Yakuza di Sidney Pollack, Taxi Driver e L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, Complesso di colpa di Brian De Palma. Critico cinematografico per il Los Angeles Free Press e Cinema e uno degli esponenti della New Hollywood, vanta il primato assieme a Terrence Malick di aver gettato le base teoriche del suo cinema, prima di intraprendere la propria carriera da cineasta. Paul Schrader (Michigan, 1946) per molti appassionati di cinema è un autore di culto, ma nel suo cinema, come molti autori, riflette il proprio vissuto giovanile e la propria formazione. Nato da famiglia calvinista, il primo contatto con il cinema avviene all’età di diciassette anni. I suoi primi scritti affrontano il concetto filosofico e teologico di trascendente, tanto che nel 1972 elabora una tesi di laurea ricercando il trascendente nel cinema di Ozu, Bresson, Dreyer.
Proprio su questo aspetto il volume Paul Schrader. Il cinema della trascendenza , a cura del critico Alberto Castellano (edizione Mimesis Cinema ) ha l’intento sviluppare un percorso multiforme nella filmografia e nella carriera del regista americano: dallo Schrader sceneggiatore, al rapporto con la fede, alle influenze europee del suo cinema, alla rappresentazione delle figure femminili, ai temi dell’erotismo e del sesso, al rapporto con la letteratura e i generi, allo spazio e alle colonne sonore. Partendo dalle origini teoriche del suo cinema, si comprende come nei temi cari al regista (la violenza, il rapporto uomo-destino), il trascendente si espliciti e si materializzi nei corpi dei propri personaggi: Harvey Keitel e Richard Pryor, George C. Scott e Peter Boyle, Richard Gere e Lauren Hutton, Willem Dafoe e Susan Sarandon, James Coburn e Nick Nolte sono solo alcuni degli attori che hanno interpretato protagonisti così profondamente ancorati al cinema di genere, per linee narrative e contenuti, ma capaci di esprimere l’immanenza del trascendente nelle diverse pellicole. Dall’esordio con Tute Blu (1978), pellicola sui colletti blu, con protagonisti tre operai di una fabbrica di Detroit (interpretati da Harvey Keitel, Richard Pryor e Yaphet Kotto), che costruisce una parabola e una analisi acuta sull’America della corruzione e dei pregiudizi razziali (da segnalare il saggio di Roberto Silvestri), alla trilogia pornografica di Hardcore (1979), Autofocus (2002), The Canyons (2013) in cui il corpo diventa non solo oggetto di consumo, ma anche espressione di un’intimità repressa sia di classe che individuale (aspetto affrontato dal saggio di Fabrizio Denunzio), per conoscere Schrader degli adattamenti letterari (un’interessante analisi di Fabio Zanello sul film Affliction del 1997 e quello di Aurora Auteri su Mishima del 1985) e il rapporto con la musica (i saggi di Vincenzo Esposito su La luce del giorno del 1987 e di Fabio Maiello sul rapporto del regista con le colonne sonore).
Nei venti contributi emerge uno Schrader in continua tensione tra ricerca e sperimentazione, capace di scavare un solco autoriale in un’idea di cinema che ad oggi diventa non più trascendentale, ma essenziale: la realtà smontata della sua apparenza viene ricostruita attraverso coordinate visive fortemente riconoscibili (personaggi, narrazioni, inquadrature) che permettono di articolare un discorso sulla Settima Arte anche in un possibile cinema del futuro ancora da definire e nominare.
Autori: AA.VV., a cura di Alberto Castellano
Titolo: Paul Schrader. Il cinema della trascendenza
Collana: Mimesis Cinema
Editore: Mimesis
Dati: 198 pp, brossura
Anno: 2016
Prezzo: 18,00 €
Isbn: 978-88-5753-412-1
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