Quarry (Stagione 1) - Teste di Serie

"Senti mai la mancanza della guerra?"
"Ogni sacrosanto giorno!"
- Il Broker a Quarry
Cosa c’è di peggio di una guerra senza senso? Che questa finisca col piacere a chi è mandato in prima linea a combatterla. Sembra il filo conduttore di The hurt locker diretto da Kathryn Bigelow, ma in questo caso, si è voluto spingersi un pò più in la: trasposto per il piccolo schermo da Graham Gordy e Michael D. Fuller, Quarry è l’adattamento dei romanzi di Max Allan Collins, distribuito da Cinemax (network controllato dal ben più blasonato HBO), in cui vengono raccontate le vicende di Mac Conway (un Logan Marshall-Green dallo sguardo tormentato), un marine spedito in Vietnam per ben due volte (la seconda per sua scelta), tornato in patria come falso eroe di guerra, colpevole di aver partecipato a un’ incursione in un campo vietnamita finita in tragedia per il massacro di civili innocenti. Il fiero Mac ritrova la propria casa e sua moglie Joni (Jodi Balfour) che le nasconde un segreto, e tenta di ricostruirsi una vita normale, cercando un nuovo lavoro, per dimenticare la guerra e tutto ciò che i suoi stanchi occhi hanno dovuto sopportare. Ma per un ex-soldato tornato dal Vietnam non è facile scacciare via i demoni che mormorano dentro di lui e quando Mac conosce un uomo ambiguo e subdolo che si fa chiamare Il Broker (Peter Mullan), si ritroverà invischiato in un pantano di violenza e malaffare dal quale gli sarà quasi impossibile uscirne...soprattutto dal momento in cui comincia a rendersi conto di non volerne uscire affatto.
La prima stagione di Quarry è stata mandata in onda decisamente in sordina: si potrebbe catalogare come serie-tv indipendente o di nicchia, ma una storia, se raccontata con ardore e chiarezza d’intenti, può trasformarsi in una piccola-grande epopea. Quarry avanza nel fitto della boscaglia dei palinsesti tv con passo lento ma deciso, lasciando che l’attenzione dello spettatore gli si focalizzi su, per poi colpire a sorpresa, mozzando il fiato, inculcando la consapevolezza di esser stati avvinti da un imprevisto colpo all’anima.
Gordy e Fuller non hanno intenzione di raccontare l’ennesima guerra del Vietnam, tra fiumi, giungla e vietcong nascosti nel fango, piuttosto quel che interessa loro è tutto ciò che viene dopo: le difficoltà di chi è sopravvissuto e viene ripudiato da una società che un tempo considerava necessaria una guerra che non lo era mai stata e ora si comporta come se nulla fosse accaduto, ma che continua imperterrita a colpevolizzare i soldati come unici artefici del tentato genocidio ai danni dei vietnamiti (in pochi sono intenzionati a offrire lavoro a Mac e ai suoi ex commilitoni); i fantasmi e gli incubi con cui i soldati devono fare i conti fino alla fine (un pugno allo stomaco l’incipit del sesto episodio, nel quale Mac, colpito da una scarica di adrenalina durante un incubo si desta da sonnambulo, afferra il fucile e corre in strada come durante un’offensiva sul campo). Non c’è più spazio per uomini spediti in una terra aspra e selvaggia, uomini sporchi di sangue e colpevoli di crimini di guerra, uomini induriti da un conflitto immorale, quasi incapaci di provare empatia con un mondo che è semplicemente andato avanti, lasciando loro indietro.
Così gli showrunner accusano quel sistema corrotto e canceroso, che gioca con le vite di vittime disilluse, tramutandole in carnefici senz’anima: la figura del Broker, gangster possessivo e senza scrupoli, è la chiave che sblocca la serratura di una narrazione mirata a portare alla luce l’inquinamento politico-militare causato dagli scellerati tentativi di egemonia di un’America cinica e fin troppo spudorata, corrosa dall’insulsa amministrazione Nixon, nella quale proliferano razzismo e disuguaglianza sociale (tra i personaggi spicca la figura del killer omosessuale Buddy, interpretato dall’ottimo Damon Herriman, stufo della sua vita e altrettanto frustrato dall’impossibilità di trovare il vero amore).
Sfruttando come antefatto di genere il war-movie, Quarry cresce e matura come noir urbano, una sorta di swamp-noir (il richiamo alla giungla, alle paludi del Mississipi, le sterrate polverose della periferia di Memphis, città abitata da fantasmi vaganti che vacillano tra disillusione e aspra realtà) violento e spogliato di lirismi (unica eccezione per i flash onirici di Mac); Quarry vive grazie a tutti i suoi protagonisti, nessuno di loro comprimario, ognuno alla ricerca di una base dalla quale ripartire o di un appiglio per non essere costretti a farlo, ormai assuefatti dalla violenza, dal colore del sangue, dal desiderio di essere osservati senza pregiudizio e, per questo motivo, già sconfitti, già perdenti, già dannati.
Gordy e Fuller hanno confezionato una prima stagione di un serial che saprà far parlare di sè e, chissà, magari assurgere a cult, da serie di nicchia qual è tutt’ora. Ma poco importa, perchè Quarry funziona e piace proprio così com’è.
(Quarry); genere: noir, drammatico, guerra; sceneggiatura: Graham Gordy, Michael D. Fuller; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 8; interpreti: Logan Marshall-Green, Jodi Balfour, Damon Herriman, Edoardo Ballerini, Nikki Amuka-Bird, Aoibhinn McGinnity, Mustafa Shakir, Peter Mullan; produzione: HBO Entertainment, Anonymous Content, Night Sky Productions, One Olive; network: Cinemax (U.S.A., 9 settembre-28 ottobre 2016), Inedita (Italia); origine: U.S.A., 2016; durata: 60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x08 – nước chảy đá mòn
