Roma 2016 - I am not a serial killer

"Non ti lascerò uccidere ancora!"
Essere se stessi, sempre. O, per lo meno, provare a esserlo con il rischio di scombinare irreparabilmente la propria vita. Da questa semplice intuizione il regista Billy O’Brien (Isolation – La fattoria del terrore) modella una storia cruda e terrificante dai tratti aticipi, ma accurata e complessa.
Tutto ruota attorno alla figura del giovane adolescente John Cleaver (Max Records), che vive con la madre (Laura Fraser) che aiuta nel lavoro di imbalsamatrice di cadaveri: John è un ragazzo taciturno, brillante, sovente preda delle angherie dei bulletti di scuola, a cui è stata diagnosticata un’acuta forma di sociopatia, aspetto della sua personalità che lo spinge a isolarsi, ad avere un solo amico, e una spasimante a cui non contraccambia le dovute attenzioni; John si trova a suo agio solo quando deve occuparsi dei cadaveri da imbalsamare, quasi ipnotizzato dai corpi senza vita, dal sangue e dai procedimenti meccanici da compiere per completare il lavoro (“Per me hai la stessa importanza di uno scatolone, della quale mi interessa solo il contenuto”, rivela al bullo che lo tormenta, mostrando il lato più oscuro di sé). Ma nella piccola cittadina in cui vive si stanno verificando numerosi omicidi cruenti: c’è un serial killer a piede libero e John è intenzionato a scoprire chi è; incredulo, scopre che dietro agli efferati delitti, si nasconde l’anziano vicino, il signor Crowley (un Christopher Lloyd famelico), che, in realtà, nasconde un segreto ancor più oscuro della condizione psichica di John.
I am not a serial killer è un viscerale horror fisico e psicologico nel senso più stretto dei termini: la macchina da presa di O’Brien si ciba di corpi morti, smembrati, tacchini eviscerati per il Ringraziamento, decadimenti corporali dovuti dall’età avanzata e trasformazioni fisiche degne del cinema di John Carpenter (e non sarebbe un affronto riscontrarne diverse associazioni simboliche), ideato per sostenere e dar corpo al rapporto-scontro individuale e speculare tra John e il signor Crowley, il primo un giovane che racchiude dentro di se un’anima mostruosa, tenuta a freno da rigide regole autoimposte, l’altro un mostro camuffato da essere umano, incline ad azioni aberranti per amore. Queste due personalità messe a confronto bastano da sole per sorreggere un plot affidato interamente nelle mani degli avversari, immersi in una realtà di provincia chiusa e terrorizzata da avvenimenti con i quali non ha familiarità, avviluppata da un inverno incessante, condizione ambientale perfettamente sovrapponibile all’assideramento emotivo di John, della precaria condizione di salute del signor Crowley e dell’immalinconimento della popolazione locale.
I am not a serial killer è, prima di tutto, un film che tenta di analizzare e alleviare la drammatica condizione comportamentale del suo protagonista, ricollegando ad essa delle ingiustificabili mancanze affettive (John vive senza mai vedere il padre) e l’incapacità di un sistema scolastico colpevolmente chiuso e insensibile di comprendere le difficoltà degli studenti meno inclini a un comportamento adatto alla socializzazione (e, in maniera trasversale, si possono ritrovare analogie nell’ormai cult Donnie Darko di Richard Kelly).
Teen-drama, horror di stampo classico, I am not a serial killer è un film contaminato anche dal giallo (quella di John è una vera e propria piccola indagine alla scoperta dell’assassino) e dal thriller psicologico, che riuscendo a raccontare una storia terrificante e grondante sangue, riesce con successo a enfatizzare le difficoltà di un vuoto generazionale all’apparenza incolmabile (l’adolescenza contro la terza età), ma necessario affinchè si raggiunga una completa realizzazione individuale di se stessi: in ciò, l’amore più sincero è l’unica arma a disposizione per non lasciare che la propria natura, seppur aberrante, si rivolti contro di noi, trasformandoci in quel che non siamo. Non sono un serial killer, perché i serial killer non provano amore. Nemmeno verso loro stessi.
(I am not a serial killer); Regia: Billy O’Brien; sceneggiatura: Christopher Hyde, Billy O’Brien; fotografia: Robbie Ryan; montaggio: Nick Emerson; musica: Adrian Johnston; interpreti: Max Records, Laura Fraser, Christopher Lloyd, Christina Baldwin; produzione: Irish Film Board, Quickfire Films, The Fyzz Facility; origine: Inghilterra, 2015; durata: 103’
