Sense8 (Stagione 2) - Teste di Serie

"Vuoi la guerra? E guerra sia!"
Will
I frutti delle fatiche degli ex fratelli Wachowski, ora definitivamente conosciuti come Lana e Lilli Wachowski, stanno assumendo dei connotati sempre più univoci, a partire dal 2012 (anno di uscita dell’apprezzabilissimo Cloud Atlas). Una sorta di cifra stilistica autoriale che più che nella forma, si denota per i contenuti: così anche Sense8, prima esperienza della coppia di registi, giunta alla seconda stagione, il modo di fare cinema delle Wachowski risalta all’occhio per uno spesso smodato uso di autoreferenzialità, una sorta di memorandum metacinematografico che spicca per la sua ambizione, ma che rischia sempre di appesantire il prodotto finito oltre il dovuto.
Se la prima stagione di Sense8 aveva lasciato con l’amaro in bocca per l’incapacità delle Wachowski di scrollarsi di dosso questa esigenza di spiegare e creare per loro stesse, anzichè in nome e per il bene di un’ambiziosa opera-collage di più generi (dalla fantascienza, al thriller, al romance e al dramma sociale), con questa seconda stagione (e uno special di natale dalla dubbia utilità) hanno finalmente ritrovato la voglia di raccontare una grande storia, anzichè perdersi e crogiolarsi nei meandri della stessa: ritroviamo Will (Brian J. Smith), Riley (Tuppence Middleton), Nomi (Jamie Clayton), Wolfgang (Max Riemelt), Kala (Tina Desai), Lito (Miguel Angel Silvestre, in assoluto il miglior attore della serie), Sun (Doona Bae), Capheus (interpretato da Toby Onwumere, che va a sostituire Aml Ameen, impegnato nella prima stagione) e tutti i comprimari della cerchia dei sensitivi alla ricerca della verità sulla perfida organizzazione di cui il glaciale Whisphers (Terrence Mann) fa parte; ma a velocizzare e a rendere più intrigante il dispiegamento della trama di questa seconda stagione contribuisce l’ovvio e per molto tempo ritardato ingresso di numerosi altri sensitivi, elementi instabili e presenze a volte indecifrabili utili per accrescere la tensione drammatica; gli otto sensitivi non posseggono mai la certezza di potersi fidare degli altri dotati delle loro stesse capacità, così si ritrovano al centro di un fuoco incrociato che ne mette alla prova la loro determinazione e l’attitudine alla cooperazione.
Non si può certo dire che i protagonisti di Sense8 non siano personaggi a tutto tondo, ma seppure le Wachowski lascino stavolta più spazio al dispiegamento dell’intreccio narrativo, ridimensionando di molto le sequenze autoreferenziali di cui sopra (reiterate e pacchiane scene di sesso, elucubrazioni sulla diversità e l’uguaglianza tra i sessi, e i pregiudizi che corrompono il sistema sociale descritto), spesso la scelta di alleggerire il tono drammatico si rivela stucchevole e destinato solo al puro fanservice (eccessivamente prolissa la sequenza del gay pride a cui prende parte Lito, così come l’ingresso nell’olimpo hollywoodiano col party in piscina); uno squilibrio che toglie spazio a vicende solo accennate (le sofferenze della dolce Kala e il rapporto padre-figlio tra Will e il genitore); di pari passo, quando le Wachoski operano per sottrazione, rinunciando al desidirio di compiacersi, per lasciare spazio ai personaggi, anzichè sfruttarli come manifesto della loro lotta contro i pregiudizi, riescono a regalare scene di grandissimo impatto emotivo (su tutte il dolore di Will al capezzale del padre e il discorso di Nomi al matrimonio della sorella, unico membro in grado di accettarla come trangender).
Un cambio di marcia significativo che dimostra tanta voglia di mostrare e coinvolgere, forse anche in modo eccessivo, considerate le forzature narrative presenti nel finale di stagione, a causa dell’assenza di raccordi che avrebbero reso più fluidi e comprensibili alcuni cambi di location.
Dopo molto tergiversare, finalmente le Wachowski, assieme a J. Michael Straczynski, mettono al servizio dello spettatore esigente maggior dinamicità e meno autocompiacimento. Nella speranza che d’ora in avanti sia la storia a esser presa più in considerazione e non l’impellente bisogno di trovare ulteriori giustificazioni a scelte personali. Che, per dirla alla Sense8, non servono davvero a nulla.
(Sense8); genere: fantascienza, drammatico, thriller, sentimentale; sceneggiatura: Lana e Lilly Wachowski, J. Michael Straczynski; stagioni: 2 (rinnovata); episodi seconda stagione: 10; interpreti: Doona Bae, Jamie Clayton, Tina Desai, Tuppence Middleton, Max Riemelt, Miguel Ángel Silvestre, Brian J. Smith, Freema Agyeman, Terrence Mann, Anupam Kher, Naveen Andrews, Daryl Hannah, Toby Onwumere, Daryl Hannah, Alfonso Herrera, Eréndira Ibarra, Max Mauff, Purab Kohli, Lee Ki-chan, Paul Ogola; produzione: Anarchos Productions, Javelin Productions, Studio JMS, Motion Picture Capital, Georgeville Television; network: Netflix (U.S.A., 5 maggio 2017), Netflix (Italia, 5 maggio 2017); origine: U.S.A., 2017; durata: 60’ per episodio; episodio cult seconda stagione: 2x10 – You want a war? (2x10 - Vuoi la guerra?)
