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Sopra le nuvole

Pubblicato il 24 marzo 2009 da Federica Bianchi


Sopra le nuvole

Il 20 marzo 2009, nella Casa del Cinema di Roma, alla presenza del Presidente del Senato Schifani, si proiettava Sopra le nuvole, un film di Sabrina Guigli e Riccardo Stefani.
La scelta del giorno della proiezione non è casuale, essendo il 20 marzo l’anniversario di uno dei due tragici eventi narrati nella pellicola realmente accaduti quarantacinque anni prima in due paesini dell’appenino tosco-emiliano. La pellicola, selezionata come anteprima mondiale in apertura del Film Festival Internazionale di Shanghai 2008 e al Tiburon International Film Festival 2009, ricostruisce i due efferati eccidi che avvennero per mano della compagnia tedesca dell’Herman Goering a Monchio, Costrignano, Susano e Savoniero (Palagano-MO), dove morirono 131 civili tra uomini donne e bambini, e a Cervarolo (Villa Minozzo-RE), dove la stessa sorte toccò a 24 uomini tra cui il parroco. In realtà gran parte è dedicata alla ricostruzione della vita semplice e modesta che queste umili persone conducevano all’interno della loro comunità quando la guerra era ancora solo un eco lontano; il tempo è quello doppio del lavoro e del rito, in cui riecheggiano antiche tradizioni come "Il ballo dei gobbi" o il canto popolare del "maggio".

Siamo nel 1943 quando Adriano, sfuggito ai bombardamenti di Genova, torna con la figlia nel suo paese dove aveva lasciato familiari e amici. La piccola comunità conduce ancora una vita tranquilla fatta di lavoro nei campi, famiglia, felicità e amore. Ad alterare questo equilibrio arriveranno nel marzo del 1944 le truppe tedesche che porteranno morte e dolore.

Il film interamente autoprodotto è interpretato dai veri abitanti di quei piccoli centri, alcuni dei quali diretti discendenti delle vittime delle stragi; l’utilizzo del dialetto in gran parte dei dialoghi (che sono comunque brevi e rari), come anche della lingua tedesca per i soldati, permette un’interpretazione maggiormente naturale, nella quale non si rilevano momenti di esagerata enfatizzazione in cui l’attore non professionista potrebbe cadere.
Sono proprio loro probabilmente ad aver fornito gran parte dei costumi e degli arnesi utilizzati per le riprese, tutti autentici; l’attenzione per i particolari viene esplicitata da momenti in cui la macchina da presa si sofferma per alcuni istanti su questi piccoli oggetti che racchiudono in loro il senso di un passato rievocato in tutta la sua forza originaria. "Trattare certi stati d’animo con quella sobrietà è molto raro oggi; è la bellezza e la qualità del film". Questo è il punto di vista che il grande Mario Monicelli ha del film e che esprime in una breve videointervista proiettata prima della pellicola. In effetti, le parole del regista racchiudono forse il maggior pregio di un film come Sopra le nuvole, che parla con estrema autenticità attraverso le immagini, soffermandosi più sulla quotidianetà del paese che sull’efferratezza dell’atto compiuto. In questo si evince la scelta non banale di lasciare da parte l’impatto enfatico e forse anche facilmente emotivo che la materia tratta potrebbe avere sullo spettatore. Le parole della stessa regista Sabrina Guigli, pronunciate dopo la proiezione del film, possono spiegare questa scelta: "I giovani hanno voluto ricordarli (le vittime delle stragi, ndr), non con un messaggio di vendetta, ma perchè con il passato si può costruire il futuro".
Negli occhi dei bambini, nel caldo paesaggio, in quel quadro non perfettamente a fuoco che ritrae l’uscita degli sposini dalla chiesa del paese come ad immortalarli in una foto di qualche decennio fa, riponiamo l’augurio che Monicelli per primo ha rivolto alla stessa regista: "Adesso speriamo che il film venga visto".


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