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Speciale Americana - A Latere: La sparizione continua di Horatio Caine

Pubblicato il 18 marzo 2009 da Sergio Sozzo


Speciale Americana - A Latere: La sparizione continua di Horatio Caine

It must be nice to disappear / to have a vanishing act / to always be looking forward / and never looking back / How nice it is to disappear / float into a mist / with a young lady on your arm / looking for a kiss - Lou Reed, ’Vanishing Act’

Qualche tempo fa, ospite al David Letterman Show, aiutato dalla folta chioma rossastra che sfoggiava in quel periodo, un irresistibile Jim Carrey si è esibito in una perfetta imitazione delle oramai leggendarie chiose à la Horatio Caine: anche la più stupida battuta di saluto, o la più insensata delle banalità, venivano pronunciate da Horatio/Carrey guardando in camera con gli occhi sempre più stretti, la testa reclinata su di un lato del collo, inforcando gli occhiali scuri e scomparendo subito dopo ai lati del quadro, mentre in colonna sonora partiva immancabilmente lo storico shout di Roger Daltrey nel finale di Won’t get fooled again degli Who, che di CSI: Miami è la celebre sigla.
A sottolineare come gli autori della serie abbiano in effetti un po’ esagerato in più di un’occasione con le frasi ad effetto messe in bocca al lapidario Tenente della Scientifica di Miami che troncano qualunque discussione, ponendolo come assoluto vincitore di ogni diatriba dialettica nonché unico custode di verità, saggezza, moralità, giustizia.

Eppure, molto più interessante sembra essere la mossa che accompagna l’irriducibile verbo conclusivo di Horatio, questa sparizione reiterata ai lati dello schermo, dopo aver coperto lo sguardo con gli occhiali da sole: dove va a finire Horatio Caine quando esce di scena?
La domanda è di quelle metafisiche, e la risposta potrebbe davvero essere inquietante, dato che il Tenente Caine pare realmente avere l’abitudine ad apparire e scomparire come un Fantasma.
Nel bel cross over con CSI: New York, Gary Sinise non fa in tempo a salutare il collega di Miami, voltandosi indietro per fargli un cenno, che quello è già svanito in un lampo dall’inquadratura, e dalla serie gemella (era volato nella Grande Mela per riportare a Miami un assassino in quanto in Florida c’è la Pena di Morte!).
Nel fantastico episodio che chiude la saga del fratello di Horatio con la resurrezione di quest’ultimo, che se ne va insieme all’amata Yelina in aereo verso il Brasile mentre Caine li guarda partire dall’aeroporto, sentiamo in colonna sonora la bellissima Vanishing Act di Lou Reed. Mentre la puntata in cui finalmente il Tenente fa fuori il serial killer Walter Resden, che lo perseguita lungo le ultime serie incastrandolo in una maniera talmente rocambolesca da richiamare alla mente la disavventura di David Caruso in Jade di Friedkin/Eszterhas, si chiama Dissolvenza.

Da dove proviene questo talento nello svanire di un corpo assolutamente singolare come quello di David Caruso, dalla fisicità difficilmente camuffabile e subito riconoscibile, tanto che anche Cameron Diaz sfoggia lo stesso ciuffone rosso fuoco nel frammento-parodia di CSI con tanto di pezzo degli Who in Charlie’s Angels – Più che mai?
David Caruso sembra attraversare i set senza mai subire mutazione alcuna: da Rambo ad Abel Ferrara (China Girl e King of New York), da Barbet Schroeder (lo stupendo Kiss of Death) a NYPD: Blue, è come se la carriera precedente dell’attore sia stata tutta una palestra, un addestramento per giungere ad Horatio (non è immune da questa sensazione neppure il Gil Grissom di William Petersen, il cui passato sembra di nuovo essere stato raccontato in tutti i film passati dell’attore – tra cui di nuovo Friedkin...).
Protagonista, a conti fatti unico, di una serie i cui personaggi laterali restano sostanzialmente sullo sfondo senza mai diventare effettivi co-protagonisti, come invece accade ai Warrick e agli Stokes sotto Grissom, l’ex-artificiere Caine (che in qualche episodio si è pure trovato a dover disinnescare complicatissimi ordigni esplosivi ad orologeria), passato alla Scientifica, si distacca dal prototipo della serie-madre di Las Vegas di cui già abbiamo sottolineato gli aspetti conandoyleiani per ribadire prepotentemente la sua natura di uomo d’azione dalle caratteristiche fortemente hard boiled: come un moderno Philip Marlowe, Horatio si aggira tra gli umiliati e gli sfruttati della Florida di cui assume le difese a tutti i costi, senza farsi alcuno scrupolo se questo comporta farsi dei nemici molto in alto – alla stregua del detective creato da Raymond Chandler, Caine odia ciecamente tutti i viscidi riccastri di Miami, interessati solo al godimento del proprio lusso sfrenato e capaci egoisticamente di schiacciare chiunque si frapponga tra loro e il capitale.
Una rabbia e un livore implacabili che il Tenente riversa anche nei confronti delle alte sfere corrotte dello stesso Sistema di cui fa parte, Giudici e agenti degli Affari Interni che si rivelano spesso troppo sporchi per i ferrei parametri etici di Horatio: il suo rigore morale resta sempre immacolato nonostante la torrida atmosfera fatta di donne esplosive e discinte che gli capita spesso di incontrare (di nuovo, proprio come gli antieroi di Chandler, Hammett o Spillane, che pure hanno spesso problemi con l’Autorità...).

Se le ultime serie di CSI: Miami non brillano decisamente come quelle che le hanno precedute, ciò è probabilmente dovuto soprattutto all’ossessione degli autori per questo rancore inesploso di Horatio. Per seguire, forse, la scia dei ’duri incazzati’ Jack Bauer o Vince Mackay lo hanno trasformato in una sorta di infallibile giustiziere, livido dirty harry il quale, gettatosi alle spalle il trauma ineludibile per la scomparsa del fratello poliziotto infiltrato, diventato crudelissimo spacciatore di amfetamine (conosciuto nel giro infatti come thin man, ’l’uomo tina’), è ben capace di andarsene da solo in Brasile per sgominare, in un doppio spassosissimo episodio degno del grande schermo, braccato in un bosco e aiutato unicamente dal suo revolver, l’intera gang dei Mala Noche che gli avevano ammazzato la moglie ancora in abito da sposa (in realtà il cecchino aveva mirato a lui, ma la sua essenza ectoplasmatica aveva fatto sì che fosse colpita l’amata donna...).
L’Horatio Caine di oggi, giunto alla settima stagione di CSI: Miami, è quello che, evaso dal carcere in maniera pirotecnica l’odioso assassino psicopatico Clavo Cruz, antagonista-tipo della serie perché figlio di diplomatici e quindi impossibile da sbattere dentro che però il Tenente era andato ad acchiappare sul suo yacht in acque internazionali e quindi esenti da immunità, lo affronta in un duello da film western in cui vince chi estrae per primo la propria arma: ’Attento, Tenente!’, lo avverte Clavo e fa per sparare. Ovviamente, Horatio è infinitamente più veloce di lui: lo fredda, poi si avvicina alla mdp con l’arma ancora puntata verso di noi, e sibila, magnificamente come al solito: ’Attento a te, Clavo.’

introduzione allo Speciale Americana: La giovinezza faustiana degli attori Usa in tv


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