Storia del cinema horror italiano. Vol 1 - Il Gotico

Quando cominciò la produzione di La maschera del demonio di Mario Bava, una cosa era certa: la produzione italiana pensava abbastanza ingenuamente, ma sinceramente, che la realizzazione di film horror in Italia poteva davvero avere un futuro.
Il primo capolavoro di Bava, idea di un cinema capace di flirtare coi toni e coi modi dei grandi capolavori dell’espressionismo cinematografico, era costato un bel po’ di soldi. Nessun regista di horror o film gotici in Italia, dopo questo film, avrebbe potuto vantare, fatte le debite proporzioni, tanta fiducia produttiva.
Le proporzioni del successo commerciale di questo e dei pochi altri film che seguirono in quella che, con qualche approssimazione potremmo definire “prima fase” dell’horror italiano (che si esaurisce nel giro di qualche anno appena) scoraggiarono anche i più speranzosi. Corman e la Hammer potevano vantare un certo successo d’importazione anche in Italia, ma il mercato italiano non era pronto a seguire autori nostrani in discorsi apparentemente così lontani da noi. Erano estranei alle nostre corde lo sferragliare di catene dei fantasmi e i freddi corridoi di un vecchio maniero. Ci sembravano distanti anni luci le cripte e gli incubi notturni.
Però il genere, cha dalla porta principale lo potevi pure buttar fuori, in qualche modo ritornava dalla finestra. La sfiducia dei produttori non diventava mai totale perché un riscontro, spesso anche lusinghiero questi film lo avevano. E poi c’era la carta della coproduzione internazionale che permetteva ad uno stesso soggetto di razzolare dalle casse di paesi diversi se i nomi in cartelloni erano dosati nelle giuste proporzioni tra italiani, stranieri e sedicenti tali.
Così l’horror italiano sopravvisse, ma, fatalmente, fu legato al basso costo. In esso si sperimentò prima di tutto l’arte di arrangiarsi, del fare, con poco, il massimo possibile. Fu questo il nume tutelare della “seconda fase” dell’horror italiano, quella che si avvia verso Argento e Fulci, quella che ingrigirà negli anni Ottanta che tutto hanno ingrigito e rattristato.
Di queste due fasi, ben delineate da Paolo Di Chiara in un gran bel volume di analisi del genere, non sembra tener conto Gordiano Lupi in questo bel primo volume di una Storia del cinema horror italiano che ne promette, nel prossimo futuro, altri cinque.
Il saggista, che ha confezionato un piano editoriale assai interessante per questa opera in sei tomi, tutto sommato muove su una pista assai meno analitica e più affettuosamente partecipe. Del genere ci racconta la storia prima ancora che il significato.
Così più che i panni del critico, Lupi ci sembra adatto a quelli del detective che, con consumata abilità, segue le piste e i discorsi di un percorso affastellato di contraddizioni e falsi indizi.
Il Gotico – questo il tema di fondo del primo volume che sposta fuori dal discorso Avati più indicato, pare, per il terzo tomo dedicato al cannibal movie – più che dall’alto l’autore ce lo vuole raccontare da dentro. Per questo mancano, nel libro, pagine che spieghino al lettore cosa si intende esattamente per gotico, mentre è vastissimo il florilegio dei titoli passati in rassegna con commossa rievocazione.
Lupi racconta e fa raccontare. Dà spazio all’interno del libro ad interviste, a spazi in cui siano i reali protagonisti del momento storico a parlare di sé e del proprio lavoro. Si getta nella mischia rotolandosi dentro al genere con infinita voluttà. Ci sta bene in mezzo a questi titoli di cui racconta tutto quel che riesce ad essere memorabile.
Il libro così funziona. Anche nel suo non voler essere esaustivo, anche nel suo rinunciare a dir tutto in un panorama in cui la completezza è utopia visto la precarietà di tanti titoli, rimaneggiati tante volte, sfuggiti dalle mani dei loro stessi autori per diventare un altro spesso invisibile.
A monte una scelta forse non del tutto condivisibile, ma comprensibile: ragionare per autori, pensare per nomi.
Da questa scelta che rifiuta la logica sociologica e la visione astratta del fenomeno, viene fuori il ritratto di un cinema fatto prima di tutto da persone, con passioni, voglia di esprimersi e, spesso, concrete esigenze alimentari. Ne capiamo l’esigenza, ma siamo altrettanto certi che l’horror italiano abbia bisogno, oltre che di libri come questo, anche di testi che rendano quel cinema degno oggetto di studio oltre che di omaggio.
Il secondo volume, programmaticamente centrato su Argento e Fulci sembra promettere un passo più deciso in questa direzione.
Autore: Gordiano Lupi
Titolo: Storia del cinema horror italiano. Vol. 1: Il Gotico da Mario Bava a Stefano Simone
Editore: Edizioni Il Foglio
Collana: Cinema
Dati: 225 pp, brossura con alette
Anno: 2011
Prezzo: 15,00 €
Isbn: 978-88-7606-324-4
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