Terrazzi
Il regista spagnolo Demian Sabini presenta il suo primo lungometraggio in concorso al Torino Film Festival piacevolmente sorpreso dall’inaspettata affluenza di pubblico. Un piccolo film, come lui stesso lo apostrofa, a cui affida l’arduo compito di dare voce a una generazione schiacciata dalla crisi economica.
Sui terrazzi assolati il protagonista Leo, avvocato disoccupato, e i suoi amici trascorrono le giornate ammazzando il tempo e provando a riflettere sulla precarietà che li accomuna. Tra una sigaretta, una birra e un pisolino Leo, Mario, Nachete, Elsa, Pablo e Victor osservano il mondo dall’alto distanziandosi così dai problemi della vita di tutti i giorni.
L’elogio di un luogo non-luogo, dove non ci sono regole ma solo momenti di apatica libertà. Uno spaccato tristemente noto anche a noi italiani, un tema delicato affrontato senza troppe pretese. Un film che nonostante il pregevole proposito, cioè porre sotto la lente d’ingrandimento il male di vivere dei giovani d’oggi, non convince. Difficile da seguire, carente di snodi narrativi, bloccato come i suoi personaggi. Un finale che fa storcere il naso a chi le maniche se le rimbocca più e più volte per cercare soluzioni all’incertezza del presente. Sabini sembra suggerire che per resistere bisogna sottrarsi. Sottrarsi alle responsabilità, al conformarsi alle regole, ribellarsi ai capi. Il rifiuto sovversivo non aiuta ad affermare i nostri diritti. Perché è il lavoro che nobilita l’uomo e lo rende libero. Anche se non è quello dei sogni.
(Terrados); Regia e sceneggiatura: Demian Sabini; fotografia: Steve Becker; montaggio: Tomas Munoz; interpreti: Demian Sabini (Leo), Carla Pérez (Ana), Alain Hernandez (Mario), Carolina Cabrerizo (Elsa), David Resplandi (Nachete), Pablo Molinero (Pablo), Jessica Alonso (Silvia), Alex Molero (Victor); produzione: Moviement Films; origine: Spagna; durata: 76’.