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The crown (Stagione 1) - Teste di Serie

Pubblicato il 20 gennaio 2017 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


The crown (Stagione 1) - Teste di Serie

"Dio salvi la regina!"
- Winston Churchill

Con circa cento milioni di sterline dispensate come budget per produrre la serie, Netflix ha puntato tutto su The crown, affinchè si rivelasse e stupisse il mondo intero per il prodotto che è: un excursus storico sull’impero della famiglia reale che vide Elizabeth Alexandra Mary essere incoronata regina d’Inghilterra con l’appellativo di Elisabetta II il 2 giugno 1953, un manifesto dell’evoluzione socio-politica del Regno Unito e delle sue colonie a cavallo tra il 1947 e il 1955 (durante questa prima stagione) e, soprattutto, un’analisi introspettiva del rapporto tra individui costretti ad assecondare un retaggio tanto glorioso, quanto ingombrante, se messo in rapporto con le loro fragilità emotive e caratteriali. Un compito non da poco per la serie Netflix più costosa e ambiziosa di sempre.

Non stupisce che dietro il lussuoso progetto The crown si celino nomi illustri del panorama cinematografico, a cominciare da Peter Morgan, ideatore e sceneggiatore della serie che, dopo aver portato a teatro uno spettacolo incentrato sul rapporto tra la regina Elisabetta II e il primo ministro Winston Churchill, decise che il soggetto non avrebbe di certo sfigurato in televisione; ma dopo aver realizzato che lavorare su uno script incentrato su tale rapporto si sarebbe rivelato limitativo, per il quantitativo di materiale storico a disposizione, The crown iniziò a prendere forma sotto le vesti di un magniloquente saggio storico-politico, nel quale la figura della protagonista regina Elisabetta II sarebbe servito da viatico per sviluppare in pieno temi e contraddizioni in seno al potere logorante che la sacra corona d’Inghilterra comporta.

Morgan (già sceneggiatore dei validissimi Rush, diretto da Ron Howard e Hereafter, diretto da Clint Eastwood) è stato affiancato da Stepehn Daldry (Billy Elliot, The hours, Trash) che ha diretto tutti e dieci gli episodi della prima stagione. La giovane Elizabeth (Claire Foy, leggiadra nei movimenti e delicata nell’esternare i conflitti interiori, premiata con un Golden Globe come migliore attrice protagonista in una serie drammatica) è la figlia di Re Giorgio VI (Jared Harris); sposata con l’ambizioso e indomabile Filippo (un Matt Smith provocatorio e in gran spolvero), la giovane donna riceve sulla sua testa il peso della corona alla morte prematura del padre, divenendo regina d’Inghilterra, ma il rapporto spesso contrastante con la sorella Margareth (Vanessa Kirby) o con Filippo stesso, l’impetuoso carattere del primo ministro (suo mentore) Winston Churchill (un John Lithgow gigantesco, che avrebbe meritato non un Golden Globe, nemmeno assegnatogli, ma ben due!) restìo a dimettersi nonostante la sua età, e le complicazioni del governo in campo interno ed estero della Corona, metteranno a dura prova il suo operato, fino a venir spinta fuori dalla sfera affettiva dei suoi cari più stretti, mai soddisfatti, cercando di reagire per non finire schiacciata dal peso che le grava sulla testa.

Il più grande merito che va riconosciuto a Morgan è quello di non aver trasformato The crown in un’ennesima riproposizione del tema machiavellico dell’intrigo politico messo in scena in House of cards e più volte riproposto senza mezze misure in altre serie di prima fascia, quali Game of thrones (ma lì ne vale della sua stessa ragion d’essere) o The young pope: The crown deve sì fare i conti con un sottotesto adatto a smuovere gli intrighi di corte, ma il punto focale della serie si adatta alla perfezione sulla figura della regina, donna apparentemente fragile e impreparata, ma tutt’altro che destinata a fallire. “Dio salvi la regina” ha recitato Churchill come chiosa del suo discorso d’introduzione al nuovo sovrano: “Dio salvi la regina” dalle incomprensioni di un marito cocciuto e insensibile, al quale l’insediamento della moglie ha tolto ogni possibilità di carriera e realizzazione personale; la salvi dall’ira di una sorella troppo giovane per un uomo divorziato che ama, la quale farà ricadere la colpa del suo amore impossibile sulla regina che altro non può se non applicare la legge dell’impero e di Dio; la salvi dai giochi di potere di palazzo, dalla tenacia di un primo ministro già troppo in là con gli anni, incapace di dimettersi perchè troppo innamorato del suo ruolo; la salvi dalla effimera consistenza della monarchia, a cui il popolo si aggrappa come ancora di salvezza contro la fame, le epidemie (suggestionante l’episodio con protagonista una Londra avvolta dalla nebbia originata dai fumi tossici dei combustibili, che uccise centinaia di persone, a cui “pose rimedio” il Clean air act del 1956) e i sempre più tesi rapporti con i governi esteri.

Proprio sulla monarchia si posa lo sguardo principalmente asettico di Morgan che, seppure non prenda mai posizione in merito all’esistenza e all’operato del regime inglese, lo sveste di tutta l’umanità e il calore con cui potrebbe essere abbellito, riducendolo a un velo sottilissimo che cela la sacra casta dei regnanti, rendendoli inafferrabili, entità quasi sovrannaturali agli occhi del popolo, come la regina Mary (Eileen Atkins), nonna di Elizabeth, le ricorda “al popolo non interessi tu, ma la regina!”; in The crown assistiamo alla demitizzazione del potere temporale della corona (potere che è anche sacro, voluto da Dio, protetto da Dio, così la regina Mary rivela alla nipote che “il tuo potere viene da Dio, perchè sarai incoronata in una chiesa, per mano di un cardinale, non in un palazzo, per mano di un ministro”) essendo rimesso, alla fine, nelle mani di un individuo, una donna, incapace di venir meno alla sua natura volubile e imperfetta, in quanto essere umano, nonostante si sforzi di apparire integerrima e perfettamente in grado di domare un potere da cui nessuno può esimersi dal finire soverchiato.

La messa in scena di Daldry, raffinata e pudica (l’unica “sconcezza” fuoriesce dalla bocca dello zio della regina, il principe Edoardo, duca di Windsor, interpretato da Alex Jennings, considerato una sorte di reietto dalla famiglia reale, per aver abdicato al trono, per prendere in sposa la futura moglie) gioca tra toni freddi e colori cupi, alternando la morbidezza di sete e velluti reali, con la durezza della pietra e gli angusti spazi delle case popolari, in un gioco di contrasti che non grava mai sullo sguardo, ma attecchisce come un ricordo sopito e, ora risvegliato. Ma quel che più interessa a Morgan e Daldry è la fallace potenza del lignaggio, in perenne conflitto con la sfaccettata e imperfetta (e per questo sublime, vera) natura dell’individuo in quanto uomo, nato per esprimere se stesso, indipendentemente dal copricapo che indossa, sia esso un cappello o la corona d’Inghilterra.

Un successo consolidato dal Golden Globe come miglior serie drammatica. Dio salvi Netflix e la sua regina!


(The crown); genere: biografico, storico, drammatico; sceneggiatura: Peter Morgan; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 10; interpreti: Claire Foy, Matt Smith, Vanessa Kirby, Eileen Atkins, Jeremy Northam, Victoria Hamilton, Ben Miles, Greg Wise, Jared Harris, John Lithgow, Alex Jennings; network: Netflix (U.S.A., 4 novembre 2016), Netflix (Italia, 4 novembre 2016); origine: U.S.A., 2016; durata: 60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x09 - Assassins (1x09 - Assassini)


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