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The Strain (Stagione 3) – Teste di serie

Pubblicato il 14 novembre 2016 da Vera Viselli
VOTO:


The Strain (Stagione 3) – Teste di serie

Se già True Blood ci aveva fatto approcciare ai vampiri in un modo un po’ diverso, mostrandoci le dinamiche dell’integrazione della razza dei non-morti in un mondo popolato interamente da uomini, The Strain, la serie horror targata Guillermo Del Toro - Chuck Hogan (basata sulla trilogia scritta dallo stesso Del Toro, Nocturna) decide di assumere un punto di vista ancora diverso. Trascendendo il mito gotico-ancestral-letterario uscito dalla penna di Stoker - il vampiro come creatura orrorifica, inumana, spregevolmente animale che vuole appropriarsi dell’uomo per fagocitarlo e trasformarlo in un guscio di istinto senza più anima né discernimento -, la visione di base è oltremodo moderna: si tratta di quella medico/scientifica, che osserva ogni increspatura dell’essere umano in termini di malformazione corporea, malattia, virus. E che, in tal senso, può essere studiata e curata. Il vampirismo, insomma, viene trattato attraverso quelle lenti microscopiche che scovano batteri e parassiti, perché è proprio un parassita, un verme (come quello del poster originario), che infetta i corpi umani insinuandosi nelle lacerazioni della pelle per riscrivere letteralmente la biologia umana.

Tutto ha inizio all’aeroporto JFK di New York, quando un aereo atterra con le luci spente e le porte completamente chiuse. Il primo pensiero è che sul veivolo sia in corso un qualche tipo di malattia infettiva, motivo per il quale viene chiamato a fare un sopralluogo il dottor Ephraim Goodweather, insieme alla sua squadra, che si incrocia con Abraham Setrakian, un armeno sopravvissuto all’Olocausto che combatte il Male da quando è un ragazzo; Vasiliy Fet, disinfestatore di topi e profondo conoscitore delle fondamenta di New York e Dutch Velders, giovane hacker. Come ogni malattia che si rispetti, questa deve avere un paziente zero, il portatore sano (il Maestro), che deve essere trovato per poterla definitivamente debellare.

Durante la terza stagione, dopo qualche perdita letale, la squadra procede nella disamina dell’isolamento del “ceppo” a gruppi di due, arrivando a conoscenza del fatto che così come era arrivato, il virus sarebbe dovuto andarsene. In una cassa, chiuso, fino alla fine dei tempi. Inaspettatamente, però, le sorti del mondo vengono lasciate in mano al figlio di Ephraim, Zach, diviso tra la parte umana (del padre) e quella infetta (della madre) con cui ha imparato a convivere – un finale di stagione, questo, davvero poco lusinghiero per il tono, sempre ottimo, mantenuto dalla serie nel corso delle tre stagioni e forse anche troppo anarchico per l’imprinting medico-scientifico iniziale, sempre accompagnato da un lavoro di regia che tendeva a cercare il realismo stilizzato, come in ogni lavoro cinematografico di Del Toro, con movimenti della macchina da presa liberi di muoversi tra sensazione di realtà ed eleganza, creando un mix che va di pari passo con l’evoluzione horror della narrazione.


(The Strain); genere: horror, drama, thriller; sceneggiatura: Guillermo Del Toro, Chuck Hogan; stagioni: 3 (IN CORSO); episodi terza stagione: 10; interpreti: Corey Stoll, David Bradley, Kevin Durand, Jonathan Hyde, Natalie Brown, Richard Sammel, Miguel Gomez, Ruta Gedmintas, Max Charles, Robin Atkin Downes, Samantha Matis, Rupert Penry-Jones, Joaquín Cosio; musica: Ramin Djawadi; produzione: Mirada, FX Production; network: FX (U.S.A., 13 luglio 2014 – 30 ottobre 2016); origine: U.S.A., 2014; durata: 43’ per episodio; episodio cult terza stagione: 03x09 – Do Or Die


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