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The walking dead

Pubblicato il 26 giugno 2013 da Alessandro Izzi


The walking dead

Lo zombie, in realtà, è un monaco francescano che passeggia sul ciglio dell’inferno.
Non ce ne eravamo mai accorti, ma il suo passo ritornante e stanco è, in fondo, quello di un flagellante medioevale che mortifica la carne in un mondo ormai definitivamente senza spirito. Finis terrae è il motto dolente del suo eterno digrignare i denti mentre la polvere che si leva tutto intorno alle rovine del nostro mondo intona sommessi Dies irae.
Lo zombie è l’ombra che emerge dai vicoli delle nostre metropoli più oscure. Un rimosso che torna a galla dalle acque putride del nostro subconscio. Egli è la cenere che avevamo spinto sotto il tappeto perché troppo pigri per pulire davvero.
La sua essenza è il monito che spaventa. Memento mori che ci viene incontro anche se non vogliamo e che, se non stiamo attenti, ci azzanna con le mascelle delle nostre migliori bugie.

In questa chiave ce lo presenta Marco Saraga nella sua Introduzione allo studio degli zombie, troppo breve saggio ospitato nel collettaneo The walking dead cura di Luigi Boccia per i tipi di Universitalia. È questo il contributo della raccolta che, forse, più di tutti, facendo diligentemente il punto situazione di uno studio ancora in fieri, si apre poi ad un dibattito più profondo.
La sua originalità è nel ribaltamento copernicano della prospettiva: lo zombie, mostro caracollante e triste non rappresenta solo la nostra paura della morte, ma, anche, in una ribaltata trinità laica, i nostri timori di cambiamento e disfacimento. Da questo punto di vista, lo zombie non ci spaventa solo perché ci dice come diventeremo, ma perché ci fa capire come diventeremmo e come siamo già. Il morto vivente, sin dai tempi di Dawn of the dead, anela al ritrovamento della sua perduta condizione. Scacciato dall’eden della vita sociale, ad essa vorrebbe tornare consapevole, con la coda dell’occhio, d’averla perduta. Ma quella vita l’hanno persa anche i sopravvissuti che scappano e si nascondono. Semplicemente non c’è più per nessuno. I vivi rispondono alla confusione cadendo nella legge dell’homo homini lupus. I non morti mangiando, replicando nell’unico atto umano loro concesso, un’impressione di vita. «L’elaborazione del dolore della morte passa attraverso i loro denti» scrive il saggista per poi riportare la celebre battuta di uno zombie ne Il ritorno dei morti viventi di O’Bannon che, interrogato sul perché mangi, risponde: «Fa diminuire il dolore».

Ci attardiamo tanto su questo saggio a scapito di altri perché ci pare sia quello che più e meglio si addentra all’interno di un’analisi che non era stata intrapresa in maniera veramente consapevole neanche in L’alba degli zombie edito da Gargoyle, a tutt’ora, il più compiuto tentativo di analisi costruito in Italia sul principiare di quell’invasione di pellicole, serie televisive e videogiochi sui morti viventi che ancora perdura e che troverà, domani, con l’uscita di World War Z una nuova rilettura mitica.
Non che gli altri saggi siano tutti meno pregnanti e interessanti, ma questo offre un braccio vivo che sarebbe sciocco non mordere, da bravi morti viventi quali siamo diventati. Ed è, comunque, il saggio che meglio esemplifica il tentativo, assai coraggioso, di questo breve volumetto di compendiare il già detto per sistematizzarlo alla luce delle nuove pratiche.

Il grande merito del presente volume è, infatti, quello di non circoscrivere il fenomeno The walking dead nel mero spazio televisivo che è quello maggiormente sotto gli occhi di tutti. Piuttosto i contributi, agili e spesso intriganti, del libro spaziano sul fenomeno coniugandolo in tutte le declinazioni in cui si è manifestato: dal fumetto originale ai romanzi, dai videogiochi alla serie televisiva. In ogni passaggio c’è spazio per il rinvenimento di link ipertestuali che rimandano da un medium all’altro, da un esperimento a quello successivo nella composizione di un caleidoscopio ricco e variegato che muove tutto, però, dalla precisa intuizione della serie che non elegge il morto vivente a protagonista (o antagonista) della vicenda, ma lo relega alla funzione di sfondo di vicende assolutamente umane. Come già in Romero, certo, ma con una consapevolezza diversa e stranamente più vicina.

Quel su cui forse ci avrebbe fatto piacere leggere di più è la perdita di ambiguità nel passaggio dalla carta stampata al mondo più rassicurante della televisione. Nel complesso, però, il libro si presta bene a diventare una piccola bibbia per gli appassionati della serie (televisiva o dei fumetti) e trova nei saggi di Gagliani Caputo (sulla trilogia letteraria) e di Lorecchio (sul videogioco), oltre al già citato Saraga, le sue punte più convincenti.


Autore: Luigi Boccia (a cura di)
Titolo: The walking dead - L’evoluzione degli zombie in TV nel fumetto e nel videogioco
Editore: Universitalia
Collana: Horror Project
Dati: 160 pp, copertina rigida
Anno: 2013
Prezzo: 12,00 €
Isbn: 978-88-6507-451-0
webinfo: Scheda libro sul sito Universitalia


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