The witcher (Stagione 1) - Teste di Serie

«Dobbiamo aggrapparci a qualcosa, altrimenti il mondo cadrà nel caos!»
(mamma di Geralt)
LA LEGGENDA DEL LUPO BIANCO
Dura per i fan di Game of thrones e gli amanti del fantasy? Più per i primi, che per i secondi. Perché Netflix ha sapientemente confezionato un regalo di Natale non da poco: The witcher, la nuova serie (teoricamente) ad alto budget, già diventata un piccolo fenomeno di massa, ispirata ai romanzi sword&sorcery dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski.
Ciò che più incuriosisce lo spettatore, però – fan o no del genere più magico di sempre – è la presenza di una star del cinema moderno, quell’Henry Cavill che ha svestito tuta e mantello di Superman – abbiamo potuto ammirarlo in Man of steele, Batman v Superman: dawn of justice e Justice League, tutti a firma Zack Snyder – per sfoggiare la lunga e argentea capigliatura del “Lupo bianco” cacciamostri Geralt di Rivia, guerriero (nemmeno tanto) solitario e dannato, alla ricerca del sentiero verso il compimento del proprio destino. Cavill é una "sorpresa", perché ben si adatta al ruolo del protagonista Geralt, investendolo con quel tocco necessario di arroganza e machismo, in un’operazione a suo modo contraria al personaggio iconico, affabile e reietto dell’Aragorn di Viggo Mortensen.
Il parallelismo o, quantomeno, un tentativo di confronto con Game of thrones viene quasi in maniera naturale. Ma soffermarsi in maniera tediosa su questo inutile confronto lascia davvero il tempo che trova: The witcher non è e non sarà mai quella serie tv sfrontata e dai toni smaccatamente politici che fu la creatura di David Bienoff e D. B. Weiss, per cui lasciamo alla storia della televisione le cronache di Westeros, per focalizzarci unicamente sulle avventure di Gerarl di Rivia.
L’adattamento per il piccolo schermo firmato da Lauren Schmidt Hissrich per Netflix tenta di riproporre in maniera più pedissequa possibile gli eventi narrati nei romanzi di Sapkowski, con alcuni cambiamenti più o meno drastici, indispensabili per distaccarsi quel tanto che bastava dall’originaria storia cartacea, per infondere forma e colore a uno show in grado di distaccarsi col tempo dal plot a cui si ispira, per intraprendere sentieri del tutto sconosciuti; un tentativo coraggioso e quantomeno doveroso, sia per non snaturare il valoroso Geralt e il mondo in cui è costretto a sopravvivere, sia per accontentare i fan più esigenti, mai del tutto domi di fronte a un eventuale centrifugazione del proprio beniamino – e già più di qualcuno ha alzato la voce sulle dinamiche scelte dalla Hissrich per poter rendere possibile l’incontro tra Geralt e la principessa Cirilla (Freya Allan).
The witcher è uno show con una chiara esigenza da soddisfare: quella di mettere subito molta carne al fuoco. In un contesto/mondo aperto, popolato da differenti razze spesso in contrasto tra loro, in cui ogni stelo d’erba o racconto popolare trasuda magia da ogni poro, la showrunner riesce a presentare il protagonista-eroe, personaggio ambiguo e a suo modo crepuscolare, assillato da un passato angosciante di cui è caduto vittima anche in maniera brutale; un personaggio, pare già scritto, destinato a pescare dentro di sé per tirare fuori tutto ciò che di buono è rimasto, a cominciare dalla possibilità/necessità di relazionarsi con gli altri, se non nel cader vittima, questa volta sì, accompagnato da complessi patemi d’animo, di un incontrollabile amore per la conturbante maga Yennefer (un’incantevole Anya Chalotra).
Nel corso di questa prima stagione The witcher spalanca i cancelli del suo regno ai molti spettatori impazienti, presentando per gradi un plot destinato a portare alla luce trame e sottotrame sempre più intricate, strutturando un classico racconto corale degno di un’epopea fantasy di chiaro stampo classico. Nonostante qualche defezione in fase di realizzazione visiva, dovuta probabilmente a limiti di budget – si sa che opere di tal genere necessitano di ingenti risorse per tenere alto il livello di resa, ormai attecchito a standard decisamente alti e spesso sproporzionati – The witcher intrattiene con il giusto mix di azione e comicità guascona, mettendo in scena perfino una certa dose di violenza e robusti combattimenti, seppur non realizzati in larga scala. Quel che viene meno in più di qualche episodio è, invece, un’accettabile dose di dramma: alle prime armi con lo sviluppo del plot e della storia, questa prima stagione si preoccupa maggiormente di sfruttare il suo protagonista e gli avversari occasionali e non per dare forma a una propria dimensione contestuale, senza immergersi con schietta prepotenza nel tumulto interiore dei vari protagonisti, scossi da abbandono, paura dell’ignoto o rinascita personale. Si prende, tuttavia, il tempo ideale per presentarli uno a uno, spingendo a volte qualche accadimento con eccessiva prevedibilità, ma il fantasy è anch’esso genere abituato ai molti cliché; aspetto che non giustifica pienamente una certa pigrizia in fase di scrittura, dato che é più che lecito aspettarsi molto di più dall’eroico e tormentato Geralt e dalla vasta pletora di audaci comprimari.
Questa prima stagione di The witcher soddisfa molte delle aspettative a riguardo, ma una serie con propositi rivolti all’appagamento di una larga scala di estimatori non può soffermarsi sulla mera spettacolarità, sinonimo di superficialità; aspettarsi molto di più è doveroso, più che lecito e dovuto.
(The witcher); genere: fantasy; showrunner: Lauren Schmidt Hissrich; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 8; interpreti: Henry Cavill, Anya Chalotra, Freya Allan, Joey Batey, MyAnna Buring, Royce Pierreson, Eamon Farren, Mimi Ndiweni, Wilson Radjou-Pujalte, Anna Shaffer, Therica Wilson-Read, Mahesh Jadu; produzione: Sean Daniel Company, Platige Image, Stillking Films, Cinesite, One of Us; network: Netflix (U.S.A., 20 dicembre 2019), Nwtflix (Italia, 20 dicembre 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 45’-50’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x07 - Before a fall (1x07 - Prima di una sconfitta)
