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Transeuropae Hotel

Pubblicato il 14 dicembre 2013 da Francesca Polici


Transeuropae Hotel

A metà fra l’onirico e il reale, in cui tutte le arti si fondono in un unico corpo, Transeropae Hotel, opera prima del celebre compositore Luigi Cinque, sfugge ad ogni catalogazione di genere. Un film totalmente anticonvenzionale che mescola il dramma al noir, il musicale al favolistico, rompendo così ogni canone narrativo del cinema classico. È forse questa sua anima eclettica che richiama anche l’essenza artistica dell’ autore, che gli ha fatto conquistare il premio per il Miglior Lungometraggio Italiano al RIFF 2013.

Ma quello di Cinque assume i caratteri di un vero e proprio viaggio. Una sorta di odissea metaforica, carica di simbolismi estremamente funzionali ai fini di una toccante riflessione critica, in cui la vicenda si svolge fra i meandri più nascosti delle favelas brasiliane, per poi mostrarci una splendida Rio de Janeiro, fino alle nostre calde coste siciliane. I protagonisti di quella che potremmo definire una delicata parabola sul disagio e la condizione umana, sono un gruppo di jazzisti internazionali, la cui musica per gran parte del decorso filmico assume una preponderante centralità. Questi si ritrovano riuniti nel Transeropae hotel, nei pressi di Trapani, per le prove della loro tournée. L’azione prende corpo all’arrivo di due strane donne brasiliane, che si mostrano vivamente turbate per la scomparsa di Darcy, noto percussionista, anche lui brasiliano, particolarmente ostile ai narcos per la sua ostentata attività pacifista. Il racconto inizia quindi ad infittirsi di mistero e surrealismo, conducendo il direttore d’orchestra ed un attore a raggiungere il Brasile insieme alle donne, per cercare un mago capace di fornirgli la soluzione musicale per far riapparire l’amico Darcy. Il resto del gruppo rimane invece in attesa nell’albergo, in cui assumono a tutti gli effetti l’essenza drammaturgica di un Coro.

Pur non essendo dotato di un impianto estetico particolarmente ricercato, ma tutto sommato godibile, il regista riesce a stimolare una profonda riflessione sulla modernità, senza mai assumere però intenti didattici e riuscendo allo stesso tempo ad intrattenere con la creazione di atmosfere a tratti grottesche. Nonostante sia la sua prima esperienza dietro la macchina da presa, il regista si mostra capace di cambiare radicalmente l’assetto non solo contenutistico ma anche formale. Di fatto, nel rappresentare le favelas brasiliane, l’autore le scruta ed analizza con una certa accortezza, edificando lunghi piani sequenza in perfetto stile documentaristico, concedendo in tal modo all’opera anche un’importante valenza sociale. Grazie alla presenza di noti musicisti internazionali (nel panorama italiano spicca il nome di Peppe Servillo), l’elemento musicale diviene totalizzante, unificando la narrazione e veicolando forti emozioni. Un ottimo esordio, in cui già si scorgono i tratti distintivi di una prima cifra stilistica.


(Transeuropae Hotel); Regia: Luigi Cinque; sceneggiatura: Luigi Cinque, Rossana Campo; fotografia: Renaud Personnaz; montaggio: Marzia Mete; musica: Luigi Cinque; interpreti: Pippo Delbono, Marina Rocco, Peppe Servillo, Petra Magoni, Ilaria Drago; produzione: MRF5 mus&film in collaborazione con Rossellini Film & TV; distribuzione: n. d. ; origine: Italia, 2012; durata: 100’.


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