Twin Peaks - Il ritorno [Parte 2]
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"Questa è l’acqua e questo è il pozzo. Bevi fino in fondo e calati. Il cavallo è come il bianco degli occhi e oscuro all’interno."
Woodsman
III – La rivincita del Mago
Discostandoci da un giudizio puramente analitico-interpretativo, Twin Peaks – Il ritorno rappresenta soprattutto la rivincita di David Lynch contro quella moltitudine di detrattori che, nel 1992, inondarono di fischi e giudizi negativi la premiere di Fuoco cammina con me, nell’annuale edizione del Festival di Cannes. Perché Twin peaks – Il ritorno é la testimonianza ultima della smisurata grandezza di un genio artistico visionario che non solo ha ribadito a distanza di venticinque anni come e quanto avesse giá ben chiaro il percorso televisivo intrapreso e ostinato a concludere, ma di saper gestire con elegante sapienza cinematografica il piccolo, grande universo immaginifico da lui stesso creato. Twin Peaks – Il ritorno é la rivincita del mago David Lynch sui giudizi affrettati, sull’incapacitá di non sapere e volere guardare a fondo nell’anima di una struggente e rivoluzionaria opera d’arte, in cui ogni tassello narrativo trova il giusto collocamento e ambisce a esaurire con successo la propria funzione: ecco che Fuoco cammina con me puó definitivamente scrollarsi di dosso fischi e ingiurie e assurgere ad anello di congiunzione ideale per la compiutezza di un prolifico arco narrativo. Lo fa gridando come Laura Palmer nei boschi avviluppati dalle tenebre, quando scorge un emozionato agente Cooper osservarla in attesa del momento propizio per salvarla dal suo tragico destino; lo fa strisciando tra mondi paralleli e prese per la corrente elettrica come fará venticinque anni dopo lo stesso Cooper per fuggire dalla sua prigionia; lo fa attraverso le parole di Annie Blackburn (Heather Graham) rivolte a Laura in sogno ("Il buon Dale é chiuso nella Loggia e non puó uscire. Scrivilo sul tuo diario"); lo fa ricacciando il redivivo agente dell’FBI Philip Jeffries (David Bowie, ultraterreno e splendente come una stella) nel suo incubo personale, araldo di una dimensione surreale dai connotati d’arte industrial (tanto cara al Lynch pittore/fotografo) che custodisce la rivelazione di un moto narrativo-onirico perpetuo, nastro di Möbius lungo il quale realtá e finzione si rincorrono all’infinito. Lo fa e ci riesce senza mezze misure perché tanto fulgidi appaiono oggi gli intenti passati di Lynch, da sembrare addirittura innaturali. "Nell’oscuritá di un futuro passato, il mago desidera vedere. Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l’altro: Fuoco cammina con me". Nel 1992, con Fuoco cammina con me, anche il mago David Lynch volle (far) vedere ció che ancora noi spettatori non avevamo visto e continuare, cosí, il suo percorso creativo verso una definizione che avrebbe dovuto attendere altri venticinque anni. Oggi l’incantesimo é compiuto.
Diversa sorte é toccata alla premiere di Twin Peaks – Il ritorno, per la quale furono proiettati in anteprima al Festival di Cannes 2017 i primi due episodi. Se ne intuiva giá la monumentale portata e potenza visiva. Il mondo aveva imparato a conoscere e apprezzare il Lynch regista di sogni e incubi grazie a Mulholland Drive, Strade perdute, INLAND EMPIRE. Ma non solo, perché tutto Twin Peaks, inteso come un unico, immenso progetto da tre stagioni e un film-prequel é in veritá il contenitore di tutte le storie narrate dal cineasta di Missoula. Un progetto artistico pregno di nostalgia e un’attenzione viscerale nel raccontare il vero, il quotidiano in una condizione di ambiguitá e profonditá tale, che é naturale conseguenza di una consapevolezza che non permette di scindere il bene dal male, la luce dall’oscuritá: per Lynch, nel cinema di Lynch, la vita esiste in quanto ambivalente e non esiste luce senza oscuritá, non puó esistere il bene senza che venga fatto del male. Non puó esistere la vita reale senza qualcuno che sappia sognarla, cosí come non possono esistere i sogni senza che nessuno dia loro forma, consistenza.
Twin Peaks – Il ritorno é un ritratto spietato di un mondo in cui perfino in un paesino boschivo, sperduto tra i monti nel mezzo dello stato di Washington, accadono atti illogici e di furiosa violenza nel bel mezzo di una performance canora (Perché accadono cose cosí orribili?, chiedeva un’attonita Sandy Williams/Laura Dern in Velluto blu); un mondo popolato da famiglie a pezzi, spacciatori, criminali incalliti, mamme eroinomani che non provano vergogna nel bucarsi nemmeno davanti al proprio figlioletto impaurito, impostori e truffatori che si spacciano per santoni detentori di chissá quale veritá; un mondo in cui tutti gli uomini incappano in una fine orrenda quando osano spingersi oltre la soglia del loro reale comprensibile (come per Windom Earle/Kenneth Welsh nel corso della seconda stagione, così William Hastings/Matthew Lillard in questa terza viene ucciso dai demoni che abitano la Loggia Nera per aver osato avvicinarsi troppo); un mondo piccolo e osceno, reale solo se osservato con coraggio, in cui l’angelica ragazza di buona famiglia che abita in fondo alla strada, si lascia corrompere dall’oscuritá che lei stessa era chiamata a sconfiggere. Ma anche un mondo in cui solo i puri di cuore possono trionfare, come accade per Andy, scelto dal Gigante/Fireman per portare in salvo la donna cieca Naido (Nae Yuuki), che si rivelerá essere la vera Diane, imprigionata in una Loggia da BOB, come Lucy Moran (Kimmy Robertson) che uccide il corpo materiale di BOB-Cooper, salvando la vita allo sceriffo Frank Truman o, infine, come il coraggioso Freddie (Jake Wardle), che riesce a sconfiggere il globo-spirito di di BOB grazie al suo pugno guantato di verde (verde come la speranza, verde come il colore della Natura).
Twin Peaks – Il ritorno é un viaggio ‘tra questo mondo e l’altro’, un passaggio attraverso lo squarcio di un velo di nebbia che da anni celava dietro di sé il sentiero verso ‘casa’: lo spettatore non puó non provare la stessa nostalgia di Shelly Johnson (Mädchen Amick) che cuce lo sguardo su James Hurley, o la tristezza e la commozione di Bobby Briggs davanti la foto-repertorio di Laura Palmer nell’ufficio dello sceriffo, come se d’un tratto i ricordi della triste giovinezza fossero nuovamente rischiarati dal sole, o la mestizia con la quale Hawk chiede alla vuota Sarah Palmer (Grace Zabriskie) se "va tutto bene?", o ancora le dolci e comprensive parole scambiate per telefono tra un impotente Hawk e la morente Margareth/Signora Ceppo.
Soprattutto questo é Twin Peaks (cosí come, del resto, l’intera filmografia lynchiana), un’opera d’arte che, in quanto Arte, va assimilata e accolta attraverso un procedimento logico e percettivo; Twin Peaks é un viaggio sensoriale ed emotivo attraverso la vera natura delle cose, sublimazione della concezione stessa di visione del prodotto cinematografico. Un caleidoscopio di suggestioni e deliri, resi tangibili attraverso un uso sempre mirato di artifici quali il jump cut, il rallenty, la stop motion, l’alternanza tra colore e bianco e nero, all’interno di una complessa architettura in cui sperimentalismo e surrealismo si fondono con naturalezza. E nella messa in scena e nell’ambizione di voler raccontare una storia leggibile e interpretabile solo attraverso l’analisi di tutti i livelli di scrittura e strutture narrative di cui é composta sta la grande rivoluzione dell’avvento lynchiano sul piccolo schermo: lí, in quel non-luogo a cui si accede attraverso ‘il tavolo di formiche di colore verde’ Lynch é riuscito a scardinare le certezze degli addetti ai lavori e degli spettatori, mostrando e dimostrando come sia possibile realizzare Cinema senza compromessi, che non abbia forma piatta, ma sferica, assimilabile attraverso diversi spunti di interpretazione, sia essi percettivi (messa in scena), sia cognitivi (acquisizione ed elaborazioni di dati). Un Cinema pulsante e personale (come il braccio-albero parlante nella Loggia Nera) che sovverte tutti i canoni classici di una narrazione, oggi piú che mai, divenuta stantia e meccanica. Ripetitiva. Lynch é (forse) l’unico cineasta al mondo, oggi cosí come ventisette anni fa, capace di instaurare un legame interattivo tra le sue opere e lo spettatore, spingendolo in un vortice in cui operare infiniti tentativi di immedesimazione. Un moto introspettivo continuo, come suggerisce il numero 8-infinito-nastro di Möbius mostrato dallo spirito di Philip Jeffries al Cooper in procinto di rivivere e (tentare di) riscrivere quel passato sognato, invano. Se davvero noi tutti “Viviamo in un sogno”, allora non svegliateci. Lasciateci vedere, lasciateci cantare ancora tra questo mondo e l’altro. Ancora. E ancora. E ancora...
IV - Veglia
Immerso nell’oscuritá della notte, nascosto tra la fitta boscaglia, l’agente Cooper osserva la giovane Laura Palmer tra le braccia di James Hurley. Laura alza lo sguardo, incontra quello di Cooper e grida, spaventata. Laura non é piú lei e chiede a James di portarla via, verso casa. Ma Laura non vuole andare a casa. Il destino l’attende.
Laura fugge via da James, che non la rivedrá piú. Nel bosco incontra un uomo. Il suo nome é Dale Cooper. L’agente dell’FBI Cooper ha un sogno: salvare la giovane Laura Palmer dal suo destino. Cosí la prende per mano e, insieme, camminano. Il Fuoco e il Mago, mano nella mano. Ma Laura lascia la presa. Il destino l’attende. L’agente Dale Cooper si guarda intorno, scruta nell’oscuritá alla ricerca di Laura. Poi, un grido: lacerante, lancinante, eterno. Laura ha incontrato il suo destino.
...
In un placido paesino nascosto sotto un pallido sole, l’agente dell’FBI Dale Cooper si risveglia in una stanza di un motel, dopo aver trascorso la notte con la donna che ama, Diane. Al risveglio, Diane non c’é piú. Sul comodino di fianco, Cooper legge la lettera d’addio di Diane. Ma Diane non c’é piú. Forse nemmeno Cooper non c’é piú. Ora sono Richard e Linda. O lo sono sempre stati.
L’agente Cooper/Richard abbandona il motel e parte per il suo ultimo viaggio. Forse non sará l’ultimo. Grazie a una cameriera scopre l’indirizzo di casa di Laura Palmer. Una volta raggiunta l’abitazione, bussa. La donna che lo accoglie é Laura Palmer, invecchiata, viva. Ma la donna che per Cooper é ancora Laura Palmer, afferma di chiamarsi Carrie Page. Cooper non riesce a capire, ma sa che é sulla strada giusta. Laura é viva e deve riportarla a casa.
Il viaggio sembra non finire mai. I due percorrono strade perdute, incrociando vetture che filano via, silenziose, tra sprazzi di luci vellutate di blu. La notte li avvolge, la mente vorrebbe cancellare ogni passato. L’agente dell’FBI Dale Cooper/Richard e Carrie Page/Laura Palmer sono due cuori selvaggi che fuggono verso la fine. O un nuovo inizio...
Finalmente i due giungono a Twin Peaks. Eccola lí, la casa alla fine della strada. Carrie Page/Laura Palmer non riconosce nulla del posto. Forse non c’é (mai) ancora stata. Cooper suona al campanello, ma la donna che li accoglie non é Sarah Palmer, la madre di Laura. La donna che li accoglie é la VERA proprietaria dell’abitazione. Qui, adesso, non esiste Twin Peaks, non esistono Dale Cooper e Laura Palmer e Sarah Palmer. Forse esistono solo Richard e Linda e Carrie.
Adesso l’agente Dale Cooper é frastornato, non comprende. Si chiede dove e quando si trova. Ma Carrie Page/Laura Palmer osserva la grande casa e ode un’eco. Qualcuno chiama il suo nome. Qualcuno chiama Laura Palmer. La voce di Sarah Palmer chiama sua figlia Laura che non risponde. Perché Laura ha incontrato il suo destino. Laura é morta. Laura ha giá gridato.
Nell’oscuritá, nel quartiere residenziale di Twin Peaks, Richard/Dale Cooper non sa dove e quando si trova. Al suo fianco, Laura Palmer grida. Un grido lacerante, lancinante, eterno.
Elettricitá.
Oscuritá.
...
All’interno della Loggia Nera, l’agente dell’FBI Dale Cooper é ancora intrappolato. Non puó uscire. Laura Palmer si china su di lui e gli sussurra nell’orecchio una crudele veritá.
Viviamo in un sogno.
(Twin Peaks - The return); genere: drammatico, horror, fantastico, giallo; sceneggiatura: David Lynch, Mark Frost; stagioni: "Twin Peaks - Il ritorno" é la terza stagione del serial "Twin Peaks"; episodi terza stagione: 18; interpreti: Lista personaggi - Fonte Wikipedia; produzione: Rancho Rosa Partnership Production Lynch/Frost Productions; network: Showtime (U.S.A., 21 maggio-3 settembre 2017), Sky Atlantic (Italia, 26 maggio-8 settembre 2017); origine: U.S.A., 2017; durata: 60’ per episodio; episodio cult terza stagione: 3x08 – The return, part 8 (3x08 - Il ritorno, parte 8); 3x17 - The return, part 17 (3x17 - Il ritorno, parte 17); 3x18 - The return, part 18 (3x18 - Il ritorno, parte 18) ex aequo.
