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Venezia 71 - Le notti bianche di un postino

Pubblicato il 7 settembre 2014 da Filippo Baracchi

VOTO:

Venezia 71 - Le notti bianche di un postino

Nel film Le notti bianche di un postino, il veterano Andrej Končalovskij ci offre uno dei lavori più originali e poetici di tutta la sua lunga e a volte sorprendente carriera, partita già nell’Urss durante il periodo del "cinema del disgelo" alla metà degli anni Sessanta.
Fratello del regista Nikita Michalkov e figlio dello scrittore Sergej Michalkov, reso famoso nel panorama internazionale grazie a film come Zio Vanja (1971), Romanza degli innamorati (1974), Asja e la gallina dalle uova d’oro (1994), Siberiade (1979), La casa dei matti (2002) Končalovskij è stato sempre un autore poliedrico capace di sperimentare diversi linguaggi visivi e artistici nel corso dei decenni, oltre ad una esperienza ad Hollywood non proprio esaltante ma neanche spregevole (tra cui ricordiamo ad esempio Maria’s Lovers, Runaway Train, Tango & Cash o Il proiezionista).

Contaminando con abilità documento e finzione e tornando un po’ alle sue origini di cineasta "nouvelle vague", Končalovskij ci racconta di una piccola comunità in un villaggio del Lago Kenozero, a Nord della Russia, un luogo quasi senza tempo. Gli abitanti di questo paesino hanno come unico collegamento con il mondo esterno il postino (Aleksey Trypitsyn) che ogni giorno porta loro la corrispondenza. Quando Aleksey decide di seguire in città Irina, di cui si è invaghito, scopre che è meglio rimanere nel villaggio d’origine.

Parabola sulla natura e la condizione dell’uomo, il regista moscovita costruisce la sua riflessione attraverso il microcosmo dei dieci abitanti del villaggio, con attenzione particolare al protagonista, alla poliziotta Irina e al piccolo Timur.
Aleksey svolge un lavoro, che rappresenta la sintesi della connessione reale tra gli esseri umani. E’ una lente con il quale si scoprono gli altri personaggi, è il metronomo della vita nel villaggio. Ogni notte un gatto lo osserva mentre dorme. Irina invece è molto razionale, probabilmente per il lavoro che svolge; desidera andarsene con il figlio per cercare maggior fortuna in città - insomma vuole il cambiamento. Il tenero Timur incarna lo stupore, la scoperta e l’innocenza per la novità e per tutto quanto lo circonda.

Končalovskij non ci vuole offrire una drammaturgia dei personaggi, ma costruisce un quadro di insieme, da cui si ricava uno straordinario documento antropologico degli abitanti del villaggio (Bombolone, Vitya il Marinaio, Tatiana, ecc.) con i loro rapporti e le loro abitudini.
Altro importante "attore protagonista" del film è l’habitat circostante, fotografato nella sua romantica naturale bellezza. In ogni inquadratura di Le notti bianche di un postino, l’ambiente viene messo dal regista al centro dell’azione e i personaggi entrano in scena attraverso i loro rituali, dialoghi, riflessioni.
Interpretato interamente da non professionisti, abitanti di villaggi vicini a quello filmato, questo splendido film russo si interroga dunque sul destino del nostro pianeta e delle comunità che vi abitano, in una riflessione che è insieme metafisica e sinfonica sull’Uomo dentro l’incontaminata bellezza della natura.


CAST & CREDITS

(Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna); Regia: Andrei Konchalovsky; sceneggiatura: Andrej Konchalovsky; fotografia: Alexander Simonov; montaggio: Sergei Taraskin; musica: Gennady Papin; interpreti: Aleksey Tryapinsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko, Victor Kolobov, Victor Berezin, Tatyana Silitich, Irina Silitich, Juri Panfilov, Nikolay Kapustin, Sergey Yuryev, Valentina Ananyeva, Lyubov Skorina, Margarita Titova, Natalia Semenova, Alexander Molchanov, Victor Babitch; produzione: Andrei Konchalovsky; origine: Russia, 2014; durata: 110’;


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