Venezia 72 - Behemoth - Concorso
Behemoth (oltre ad essere il gatto del professor Woland ne Il Maestro e Margherita, che, vabbè, qui non c’entra nulla) è il nome di una creatura mostruosa, raccontata nella Bibbia. Una creatura che si ciba del cibo che incontra in mille montagne. Una creatura che, come recita il Sacro Testo, è invincibile per tutti. Tranne che per il suo creatore.
Behemoth è anche il titolo del documentario in concorso, diretto da Liang Zaho, che inizia come la Divina Commedia, "nel mezzo del cammin di nostra vita", e poi prosegue con un uomo nudo, una sorta di istallazione, un panorama enorme, esplosioni che si susseguono. Ci impiega un po’ di tempo a coinvolgerti il documentario. Certo ci sono le pecore, la voce fuori campo, le esplosioni, la polvere che si alza.
Poi, d’improvviso, lo schermo diventa rosso. Il viaggio inizia. Prima tappa: l’Inferno. Liang ci porta in una miniera profonda, profondissima. Il viaggio in ascensore non finisce mai, e poi a bordo di un carrello, ancora avanti, verso il centro della Terra, con ogni tanto, assordante, il rumore delle esplosioni in superficie. E i minatori che lavorano, ripresi da vicino, da vicinissimo, i lineamenti deturpati dalla fatica, le mani nere, i calli, gli occhi le smorfie di dolore, perchè qui il lavoro è dolore.
L’Inferno è una miniera, il primo passo per la produzione dell’acciaio: l’estrazione dei materiali. E dopo l’estrazione ci sarà la frantumazione, la fusione, i forni, i fumi che si levano e che causano le malattie, e i lavoratori malati a cui il film è dedicato, le mogli degli operai morti, le manifestazioni di protesta e il lavoro che in ogni caso continua, e poi la produzione di enormi rotoli di fili, caricati su centinaia di camion. E i camion che corrono e vanno verso la città, e la città, enorme, pulitissima, con operatori ecologici che tolgono dalla strada anche le foglie secchi. Perchè tutto deve essere pulito e in ordine. Città enormi, con enormi grattacieli, tutti uguali. Una città, che è uguale alle tantissime altre in Cina. Tutte uguali e tutte deserte, perché in queste città c’è tutto, ma proprio tutto, tranne gli abitanti.
Ha detto il regista: "Il comportamento umano si contraddistingue per follia e assurdità. Non siamo mai riusciti a liberarci dall’avidità e dall’arroganza. Sembra di essere posseduti da una forza mostruosa e invincibile, invece siamo noi a creare questa bestia invisibile. È la nostra volontà; siamo al tempo stesso vittime e carnefici. Analizzo le condizioni di vita dei lavoratori e l’insensato sviluppo urbano. È la mia meditazione critica sulla civiltà moderna, in cui si accumula ricchezza mentre l’uomo perisce".
(Behemoth); Regia: Zhao Liang; produzione: INA- Institut National de l’Audiovisuel, ARTE France Cinéma; origine: Cina, Francia, 2015; durata: 95’