Venezia 72 - Italian gangster - Orizzonti
Probabilmente non è una idea completamente nuova quella di raccontare la storia di una Nazione attraverso le storie dei grandi criminali, o di pensare che i grandi criminali rappresentino una Nazione più di quanto rappresentino loro stessi.
Così come forse non è una idea completamente nuova, pensare di poter utilizzare come repertorio, assieme ai tradizionali materiali degli archivi del Luce, della Rai o di Home Video, anche i film di fiction, in questo caso, i film di genere, il poliziottesco degli anni Sessanta e Settanta. I film di Florestano Vancini, di Alberto De Martino e di cento altri ancora. I film di Fernando Di Leo che come sceneggiatore aveva Giorgio Scerbanenco e come colonna sonora usava il progressive psichedelico degli Osanna.
Un materiale composito ed eterogeneo, usato per raccontare trent’anni di storie violente ossia Italian Gangster film diretto da Renato De Maria, autore che già altre ci aveva abituato al racconto della Storia attraverso il racconto di altro: attraverso la Radio ( Radio Alice in particolare) ne Il Trasloco, o attraverso i disegni di Pazienza in Paz!
In Italian Gangster De Maria mette in scena sei monologhi teatrali, recitati da sei attori, ognuno nel ruolo di un gangster: Francesco Sferrazza ne i panni di Ezio Barbieri, Sergio Romano in quelli di Paolo Casaroli. E poi Aldo Ottobrino come Pietro Cavallero, Paolo Mazzarelli nel ruolo di Luciano De Maria, Andrea di Casa in quello di Host Fantazzini e Luca Micheletti in quello di Luciano Lutring, il solista del mitra la cui storia già fu raccontata da Lizzani in Svegliati e uccidi.
Sei criminali in cerca di attore, con testi concepiti come fossero interviste, interrogatori o confessioni. Senza pretese di realismo, con gli attori ripresi in primo piano e caratterizzati dalle sigarette che fumano e dal modo nel quale impugnano i mozziconi. Attori con la faccia pulita e perbene, che si atteggiano a criminali. Con le loro facce perbene e da latin lover, facce che in realtà poco hanno a che vedere con le facce dei soggetti originali, dei proletari che si atteggiavano ad alto borghesi, che uscivano dalla guerra e cercavano una nuova identità, o il sogno di una vita libera, felice, con tanti soldi e con tante donne.
Pasolini in questo film non c’entra niente (per fortuna) come non c’entrano niente Scerbanenco o Buzzati o Vittorini. C’entra la voglia di trovare una forma diversa per raccontare il reale attraverso la finzione, c’entra la voglia di trovare forme di montaggio che permettano di guardare al (materiale del) passato in modo nuovo.
C’entra il desiderio di trovare una nuova idea di narrazione, questa volta, purtroppo, poco riuscita, proprio perché manca una reale adesione del film allo spirito e allo stile del tempo raccontato.
(Italian gangster); Regia: Renato De Maria; sceneggiatura: Valentina Strada, Renato De Maria, Federico Gnesini; fotografia: Gianfilippo Corticelli; montaggio: Letizia Caudullo; musica: Lele Marchitelli; interpreti: Andrea Di Casa, Paolo Mazzatelli, Luca Micheletti, Aldo Ottobrino, Sergio Romano, Francesco Sferrazza Papa; produzione: Minerva Pictures; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia, 2015; durata: 87’