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Venezia 72 - Underground Fragrance - Venice days

Pubblicato il 2 settembre 2015 da Alessandro Izzi

VOTO:

Venezia 72 - Underground Fragrance - Venice days

Tre storie. Tre destini che si sfiorano, si incontrano, si perdono.
La prima è quella di Yong Le, un giovane migrante che è arrivato a Pechino per realizzare i suoi sogni, ma che non ha trovato altro lavoro che quello di recuperare mobili dalle case abbandonate per poi rivenderli.
La seconda è quella di Xiao Yun, una ballerina da sempre al palo di squallidi locali. Anche lei migrante, anche lei in quel limbo di nessuno che, a metà tra due mondi, non trova mai una casa.
La terza, infine, è quella di Lao Jin, proprietario di un terreno svalutato su cui sorge la sua casa che sta per essere demolita.
Le tre storie si intrecciano in modo strano e capriccioso. Yong Le, infatti, ha un incidente e perde la vista. Costretto a vagare per l’edificio che condivide con altri disperati come lui ricorrendo all’ausilio di una corda per tenere la strada incontra Xiao Yun che comincia a sognare la possibilità di un futuro con quello che considera subito un fidanzato. Da parte sua Xiau Yun ricorre all’aiuto di Yong le per vendere i suoi mobili e avere il miglior prezzo possibile.

Vere e proprie demistificazioni del "sogno cinese", le tre storie intrecciate di Underground Fragrance vivono soprattutto della definizione di un non luogo urbano.
Pechino, capitale di una realtà economica che rischia di esplodere come una bolla di sapone, è al tempo stesso sfondo e protagonista di una riflessione assai accorata sul tema della delocalizzazione e della difficoltà a mantenere una riconoscibile identità culturale che da essa discende.
La cura fotografica restituisce alla città una dimensione oscillante tra alienazione metropolitana e intimità più domestica.
Il palazzone nel quale vivono, quasi fossero sfollati, i migranti arrivati a Pechino a caccia di sogni, ha la concreta dimensione del luogo riadattato, del palazzone rimodellato sulle esigenze di stanze, ambienti e unità abitative. Ed è sinistro nella sua dimensione che coniuga insieme interno e esterno, con i corridoi nei quali giocano i bambini, i bagni in comune dove ci si lava i capelli e si va ad espletare funzioni fisiologiche e dove tutto lo spazio della privacy si riduce al distogliere di sguardo dei vari personaggi.
Un luogo ambiguo che a stento contiene l’epifania di tre destini che si aprono a un dialogo possibile e che, sia pure solo per qualche momento, allargano il loro sguardo al di là del mero vivere alla giornata, verso una possibilità di futuro, sia pure piccolo e labile.
Fuori del palazzone ci sono, invece, gli spazi astratti e geometrici di una città che sogna tecnologico, ma si porta ancora addosso l’odore di una Cina arcaica, con un centro animato da una folla anonima che quasi inghiotte il destino dei singoli (come nella scena conclusiva sul ponte, assai suggestiva e malinconica) e una periferia abbandonata che cede al degrado asettico della polvere e delle prossime demolizioni.

Pangfei costruisce un film di un certo fascino formale, secco e minimale, ma al fondo freddo forse un po’ più del dovuto. Un film che si nutre di una figura femminile stranamente forte e capace di opporsi al sistema patriarcale(Xiao Yun prende in mano il suo destino e decide di smettere di ballare al palo), ma che trova echi convincenti anche nella restituzione di chi in quel sistema resiste senza perdere la sua femminilità (la moglie di Jin).
Il tutto in un racconto che fa della casa la metafora potente della Cina di oggi persa tra capitalismo e comunismo (i continui cartelli che ammiccano dai palazzi, come insegne pubblicitarie, che additano, più che merci, modelli di vita) e in cui l’indeterminatezza dei personaggi è la stessa del paese che abitano. Senza avere idea, in fondo, di quale possa essere il futuro più vicino.


CAST & CREDITS

(Underground Fragrance); Regia: Pengfei; sceneggiatura: Pengfei, Isabelle Mayor; fotografia: Shu Chou; montaggio: Isabelle Mayor; musica: Jean-Christophe Onno; interpreti: Ying Ze (Xiao Yun), Luo Wenjie (Yong Le), Zhao Fuyu (Lao Jin), Li Xiaohui (moglie di Lao Jin), Lin Xiaochu (assistente di Lao Jin); produzione: House on Fire; origine: Francia, Cina, 2015; durata: 75’


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