Venezia 72 - Winter on fire - Fuori Concorso
Uno dei tanti compiti ai quali può assolvere un documentario, è quello di aiutare noi pigri, a informarci, con poco sforzo, su qualche situazione o personaggio del mondo.
Per cui, se volete capire cosa è successo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 nelle piazze di Kiev, basta guardarsi questo Winter on Fire di Evgeny Afineevsky, presentato a Venezia, fuori concorso, targato Netflix, la piattaforma on line con vocazione cinematografica che si appresta a entrare nelle case italiane da questo autunno.
Si potranno così ascoltare, accompagnati da un dolce sottofondo musicale sempre presente, sempre troppo presente, le parole di cantanti, medici, imprenditori, studenti, la gente comune, le famose "persone normali" insomma, che ci raccontano cosa sta succedendo.
Si vedrà così la polizia che carica la massa enorme che riempie la piazza, l’ersercito che arriva e che carica la medesima massa enorme, i provocatori che attaccano la polizia e che permettono alla stessa polizia di attaccare, i ragazzini che telefonano alla mamma per dirle che le vogliono bene mentre la polizia, imperterrita, li carica. E mentre si guardano i manganelli di ferro e non di plastica che squarciano teste, uno pensa, che quella non è democrazia, ma poi ci ripensa, e pensa alla polizia e ai manganelli e alle pistole nei ghetti americani, a Genova come nella banlieau parigina, e allora si domanda se forse non è proprio questa la democrazia.
E poi ci sono i cortei, di gente con le bandiere europee (quella originale, non quelle di Banksy), di gente che dice che vuole entrare in Europa, che vogliono essere una nazione indipendente e allontanarsi dai Russi che sono invece cattivi, e che dicono tutto questo pensando alle dogane che crollano e ai confini che si espandono, e non certo alla Grecia che si trova costretta ad accettare una politica economica pensata lontano da Atene, o alla Barriera che altri stanno ergendo per tenere lontani gli Estranei.
Ora, il problema sta proprio qui. Nel voler fare un documentario che è solo e semplicemente il racconto di una posizione politica, dove i politici stessi non vengono intervistati, perchè si troverebbero ad essere costretti a fare i conti con le complessità dei pensieri e a non far parlare solo la pancia (certo, bisognerebbe saper fare le domande). E quindi molto meglio intervistare la traduttrice agé o il ragazzetto con lo zainetto Invicta che fanno tanto sguardo politicamente corretto, e riprendere con una agevole telecamera le centinaia di migliaia di persone, veramente tante, che stanno in piazza, e molte di loro armate di altre agevoli telecamere che riprendono e vengono riprese, in un involontario meta documentario.
Un film piatto, senza sfumature, che si concentra sul sangue, la pancia e la superficie della Storia. Che parla delle conseguenze senza parlare dei fatti che le hanno causate, e affronta i fatti senza pensare alle loro conseguenze. Un documentario politico, che non sa guardare il volo delle formiche di cui parlava Montale, e che confonde la cronaca con la Storia e che chiede, allo spettatore, una visione solo politica, ma senza l’altezza che la buona politica richiede.
Un film che ci ricatta col sangue e con la dedica agli eroi, a chi è stato ferito, a chi ha aiutato i feriti, a chi c’era e a chi non c’è più.
(Winter on fire); Regia: Evgeny Afineevsky; montaggio: Will Znidaric; musica: Jasha Klebe; produzione: Afineevsky - Tolmor Production, Campbell Grobman Films, Netflix, Passion Pictures, Pray for Ukraine Production, Rock Paper Scissors, SPN Production, UkrStream TV; origine: Ukraina, USA, UK, 2015; durata: 102’