X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Venezia 72 - In Jackson Height - Fuori Concorso

Pubblicato il 5 settembre 2015 da Antonio Pezzuto

VOTO:

Venezia 72 - In Jackson Height - Fuori Concorso

Frederick Wiseman, come pochissimi altri autori (quasi tutti, tra l’altro, documentaristi o dediti al cinema che ricerca nuovi linguaggi), ha uno stile, affinato negli anni, riconoscibilissimo e che non cambia mai. Ma anzi vanta centinaia di tentativi di imitazione. Uno stile in grado di fargli raggiungere il suo intento: raccontare semplicemente un luogo o una situazione senza mai abbassare lo sguardo sia esso il Crazy Horse come la palestra di boxe, il balletto dell’Opera di Parigi come un liceo. Registra quello che avviene, con apparente distacco e con moltissimo rigore. Wiseman guarda, e il suo sguardo diventa il nostro. Ci accompagna, con rispetto e curiosità e con amore, dentro la storia. Nessuna spiegazione, nessuna informazione, nessuna intervista. Solo l’incontro con persone.
Questa volta Wiseman si occupa di Jackson Heigts, ci entra dentro (il titolo del film è In Jackson Height, e quell "In" qualcosa vorrà pur dire). Jackson Heigts è un quartiere di New York del quale, se siete interessati, potete trovare tutte le informazioni che volete, e anche altro ancora, su Wikipedia, potenza dell’era di Internet. Potrete così leggere che è un quartiere costruito intorno al 1916, che ebbe un primo declino più o meno in contemporanea con la grande depressione, che fu abitato da subito dalla comunità omosessuale, a cui seguirono negli anni Quaranta gli ebrei, i neri dagli anni Settanta, e poi i sudamericani, la criminalità ispanica, le bande di ragazzi cattivi (o di ragazzi che la povertà ha incattivito). E così via.
Di come tutto questo sia avvenuto, nel film di Wiseman non c’è traccia. Su Internet sì, ma senza tutto questo, e solo con la pagina di Wikipedia, Wiseman le cose che ci mostra non le avrebbe potute vedere. Come non avrebbe visto le discussioni su come fare la gay parade, in ricordo di Julio Rivera, omosessuale ucciso in quelle strade nel 1990 da una banda di skinhead, o le feste per strada per la vittoria di una partita di calcio da parte della Colombia, le moschee dove si parla arabo, le sinagoghe dove siarla ebraico, le chiese dove si parla americano, o spagnolo. E non avremmo visto le discriminazioni dei trans, i centri di sostegno dei disoccupati, non avremo ascoltato le storie di chi ancora oggi arriva senza documenti, delle prostitute vessate dalla polizia, quella polizia che gira armata di manganelli anche solo per controllare gente che per strada balla. Di come si cucina o di come si uccidono i polli.
Non sapremmo niente non solo di un luogo, ma soprattutto di una comunità. Non capiremmo cosa vuol dire essere gruppo e di quanto potrebbe essere più bello essere in mezzo agli altri, piuttosto che sempre in mezzo a se stessi. Di come è possibile creare una identità inclusiva, che travalichi le lingue o le religioni, gli usi e i modi di fare. Di come il nostro snobbismo europeo ci porta verso il nulla.


CAST & CREDITS

(In Jackson Height); Regia: Frederick Wiseman; origine: USA, 2015; durata: 190’


Enregistrer au format PDF