Westworld (Stagione 3) - Teste di Serie
«Lei mi ha dato una scelta. Credo che anche il mondo ne meriti una».
(Caleb)
TEMPI MODERNI
Era inevitabile: la guerra tra umani e robot, non avrebbe mai trovato fine, senza prima spostarsi sul campo di battaglia più manipolato e illusorio di tutti, ovvero il mondo reale. Sempre se di “realtà” si può parlare.
La terza stagione della serie ideata per HBO da Jonathan Nolan e Lisa Joy, ispirata all’omonimo film cult del 1973, scritto e diretto da Micheal Crichton, fa un bel balzo nella modernità extra-lusso e disorientante in cui è incartata la società al di fuori dei cinici parchi-attrazioni in cui tutto è concesso, per sviluppare sempre più attraverso una trama orizzontale, una carica crescente di azione e scontri al vetriolo, senza esclusione di colpi, tra le macchine e i loro creatori o, sarebbe preferibile, controllori. Anche se, il confine tra marionetta e burattinaio si assottiglia così tanto da coincidere spesso, accentuando una volta di più il lato oscuro delle due versioni della storia: ora che Dolores (Evan Rachel Wood) si è decisa a passare al contrattacco, dopo aver rubato diverse repliche della sua memoria trasferibile e averle impiantate in altre confezioni, che gli spettatori non faranno fatica a ricordare, per portare a termine il suo feroce piano di vendetta, Maeve (Thandie Newton) fugge a sua volta dal dedalo-prigione di Westworld, solo per diventare il sicario al soldo del folle Engerraund Serac (un sornione Vincent Cassel), a sua volta abile doppiogiochista; e dal serrato confronto-scontro tra le due forze in gioco, Dolores-Serac, il destino della civiltà umana traballa episodio dopo episodio, in bilico tra distruzione e autodistruzione, perché cieco di fronte a una verità ancor più annichilente della stessa rivolta delle macchine.
Il magnete che finisce con l’attrarre a sé l’eterno conflitto è il combattuto Caleb Nichols (un Aaron Paul troppo bloccato in uno status di ripetitivo e stucchevole shock), esponente esemplare e inconsapevole di un genere umano alla deriva, fuori posto e schiavo a sua volta di inafferrabili algoritmi, padroni senza identità e scelte arbitrarie ma, in realtà, terribilmente senza alcuna via di fuga.
E il grande arazzo tessuto da Nolan e Joy raffigura esattamente una civiltà all’apparenza senza limiti, narcotizzata da droghe sempre più ai confini della realtà e abituata a credere di aver preso il controllo totale sulle proprie creazioni artificiali; ma nella terza stagione di Westworld, l’uomo e la macchina non sono altro che le due facce della stessa medaglia, perché entrambi sono costretti e destinati a rivoltarsi contro l’altro e, al contempo, contro loro stessi, affinchè sia possibile riappropriarsi della propria quotidianità e costruire un futuro piacevolmente incerto secondo una doverosa e più naturale arbitrarietà.
Gli showrunner rinunicano con forza a quell’introspezione acuta e particolareggiata che era ormai diventata un marchio di fabbrica delle prime due stagioni di Westworld, accelerando il ritmo della narrazione e dedicandosi allo sviluppo di un intreccio fortemente costruito su un comparto action: non che sia un difetto assoluto, poiché sono i personaggi più danneggiati dalla marea di eventi quelli costretti a fare i conti con i fantasmi del loro passato e con l’elaborazione di lutti o alla ricerca di una più completa comprensione individuale – il riferimento corre allo stesso Caleb e al redivivo William (Ed Harris). Ma questa conversione dinamica toglie a Westworld quell’imprevedibilità che aveva reso grande l’eccellente prima stagione e perdurato in una seconda, in cui già si intravedevano indizi verso un proseguimento maggiormente mainstream e meno autoriale.
Nolan e Joy si dedicano con più enfasi alla costruzione di una confezione smagliante e accattivante, ma a lungo andare, mentre tutti i nodi giungono ancora una volta al pettine, il giocattolone mette in evidenza alcuni difetti: questo accade quando si strizza troppo l’occhio al fanservice.
(Westworld); genere: fantascienza, azione, drammatico; showrunner: Jonathan Nolan, Lisa Joy, Micheal Crichton (soggetto); stagioni: 3 (rinnovata); episodi terza stagione: 8; interpreti principali: Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Jeffrey Wright, Aaron Paul, Vincent Cassel, Ed Harris, Thessa Thompson, Rodrigo Santoro, Luke Hemsworth, Simon Quarterman; produzione: Kilter Films, Bad Robot Productions, Jerry Weintraub Productions (st. 1), Warner Bros. Television; network: HBO (U.S.A., 15 marzo-3 maggio 2020), Sky Atlantic (Italia, 16 maggio-6 giugno 2020); origine: U.S.A., 2020; durata: 60’ per episodio; episodio cult quarta stagione: 3x04 - The mother of exiles