100 + 1 Cento film e un paese, L’Italia

“Il cinema italiano del dopoguerra, ma anche quello più avanti, è straordinariamente importante perché è come se fosse un libro di storia dell’Italia. Se uno conoscesse quel cinema conoscerebbe la storia d’Italia, ma non soltanto. C’è un secondo discorso – che per un autore vale anche di più – che c’è tanta bellezza concentrata in quei film, in quella lunga stagione del cinema italiano che era alla ribalta nel mondo più di quanto non sia oggi… ”.
Con queste parole Marco Bellocchio invia il suo personale saluto ai partecipanti al convegno “Cento film e un paese, l’Italia”, che si è tenuto a Roma giovedì 28 febbraio 2008 presso la Casa del Cinema. Oggetto del dibattito è stata la presentazione al pubblico di una lista di cento film che hanno raccontato la seconda metà del Novecento italiano: dagli orrori della guerra al miracolo economico, dalle lotte politiche ai fenomeni del consumismo e dell’omologazione culturale, viaggiando dalla rivoluzione neorealista alle fiammate del grande cinema d’autore, attraverso generi e tendenze che riflettevano con onestà il clima politico e sociale di una realtà in rapida trasformazione. Cento titoli che rappresentano la storia del nostro Paese; non i più belli o i più importanti: semplicemente i primi, quelli più adatti ad instaurare un auspicabile dialogo con le nuove generazioni. E’, infatti, ai giovani delle scuole medie inferiori e superiori che essi si rivolgono, assumendo la valenza di veri e propri documenti, per rivelare la complessa identità del nostro Paese.
Il comitato di selezione ha manifestato più volte nel corso del convegno la difficoltà incontrata nella scelta delle pellicole da inserire nella lista, e Paolo Mereghetti ha sottolineato il carattere “per nulla rivoluzionario” ma neanche eccessivamente ortodosso dell’elenco complessivo; auto imponendosi il restrittivo schema delle cento gemme ( i titoli, nonostante le corrette precisazioni degli autori, sono comunque eccellenti) si è dovuta operare una tanto dolorosa quanto necessaria cassazione di autori e opere di altissimo livello. Ma la difficoltà del progetto non si ferma di certo alla fase di ideazione e compilazione dell’elenco di film da tutelare e conservare: dopo aver reperito le copie, il problema più spinoso e, diciamolo, ormai più urgente da risolvere, rimane quello legato alla circolazione del materiale filmico, giuridicamente bloccato dalla difficoltosa acquisizione dei diritti d’autore – che hanno spesso reso vani anche i numerosi tentativi di antologizzazione del cinema italiano – e quello riguardante la scelta dei canali e dei modelli di diffusione che le scuole avrebbero la possibilità di utilizzare. Ciò che, a gran voce e non a torto, chiede l’Associazione Culturale Giornate degli Autori, da cui è nato il progetto durante il Festival di Venezia dell’edizione 2006, è il diretto interessamento delle istituzioni responsabili, una sorta di “statuto speciale” per una giusta causa culturale che consenta di salvaguardare una memoria destinata altrimenti a sparire o a circolare entro i ristretti spazi dei circuiti festivalieri, rimanendo privilegio di esperti e appassionati; è stata inoltre sottolineata l’importanza della formazione del personale docente per aiutare i giovani a comprendere il significato profondo delle opere visionabili, effettuando contestualizzazioni, presentando titoli e autori, collegando opere e tendenze. E’ stato possibile cogliere, tra le righe, il monito dei protagonisti delle Giornate degli Autori e degli organizzatori del convegno: quello di introdurre l’insegnamento delle discipline dello spettacolo nelle scuole medie e nei licei; ma questa proposta meriterebbe una lunga e adeguata trattazione a parte. Affinché il manifesto “Cento Film e un Paese” non rimanga ancorato alle dimensioni di un labile progetto utopico c’è dunque bisogno dell’intervento delle istituzioni, delle autorità competenti e dei mezzi di comunicazione di massa: una sfida difficile e affascinante, ma indubbiamente degna di essere accettata.
Ci sia consentita una breve postilla cinefila circoscritta alla stesura della lista dei “primi cento film per dialogare”, che non si impegna a ricordare la presenza al convegno, curato in primis da Fabio Ferzetti, delle importanti personalità che vi hanno partecipato, ma che vuole annotare, con puerile entusiasmo, la lodevole aggiunta degli straordinari documentari di De Seta al corpus dei film da non dover dimenticare e da riproporre alle nuove generazioni, proprio come i cortometraggi del maestro siciliano, che ancor oggi commenta: “ I giovani vedendo i miei documentari si immaginano un mondo che non esiste più ma che sentono come parte del loro passato: un universo che riescono a rappresentarsi nella mente e nel cuore solo attraverso il cinema”.

NELLA STESSA RUBRICA
-
Intervista al direttore della fotografia FEDERICO ANNICCHIARICO
-
OSCAR 2021: vincitori e vinti
-
Un artigiano della luce - Intervista a Daniele Ciprì
-
Ri-tratto Rosso. Una mostra felliniana per eccellenza.
-
L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE: INTERVISTA AL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA VALERIO AZZALI
TUTTI GLI ARTICOLI
