Addii - Peter Falk
A Johnny Cash che gli diceva sbalordito “Ha orecchio, tenente!”, il Tenente Colombo rispondeva “certo, sono italiano”.
Ora che Peter Falk ci ha lasciati, all’età di 83 anni, sarebbe bello potergli conferire una cittadinanza italiana ad honorem. Perché pensandoci su – nel momento in cui si viene a conoscenza della sua morte – i suoi ruoli più belli sono stati legati all’interpretazione di personaggi italoamericani. L’attore di New York si chiamava Nick Longhetti in uno dei più bei film realizzati insieme all’amico fraterno John Cassavetes, A Woman Under the Influence (Una moglie), prototipo (e una delle vette) del cinema femminista, pur essendo realizzato da un uomo.
In questo film Falk era un operaio italoamericano, sposato con una donna un po’ squilibrata (Gena Rowlands) che in realtà veniva considerata diversa solo per il suo non riuscire a conformarsi alle aspettative che la società americana di allora nutriva nei confronti di mogli e madri. Ed il vero punto di forza del film era proprio quel Nick Longhetti che, invece che conformarsi al prototipo dell’italoamericano maschilista, cercava disperatamente anch’esso di far sua la parte di marito autoritario che pure non capiva, perché in fondo amava e apprezzava la “sua” Mabel Longhetti proprio così com’era.
E poi certo, Peter Falk era uno di quegli attori che aveva quasi perso la propria identità in favore di quella del suo personaggio più famoso, il Tenente Colombo. Durata quasi quindici anni (dal 1968 al 1982), e poi ripresa in un “sequel” - il ritorno del Tenente Colombo – a partire dagli anni Novanta, è stata questa serie TV a inscrivere Falk nell’immaginario collettivo come il detective di fronte al quale nessun assassino poteva restare impunito, ma caratterizzato soprattutto dal suo (in)volontario sense of humour e dalla sua umanità. Colombo portava sempre lo stesso trench sgualcito, mangiava solo ed esclusivamente chili e rimaneva costantemente sbalordito di fronte ai lussi in cui vivevano gran parte degli assassini del bel mondo losangelino la cui colpevolezza sapeva riconoscere fin dal suo primo ingresso in scena.
Il suo personaggio era il fulcro assoluto di ogni episodio, in una serie tv caratterizzata dal fatto – unico nella storia del giallo televisivo, cinematografico e letterario – che l’identità dell’assassino era nota al pubblico fin dalle prime inquadrature. Ed allora il piacere nasceva, e nasce, solo dalla detection messa in moto dal Tenente Colombo, spesso preso per stupido, spesso schernito, sempre compassionevole, destinato a inchiodare il colpevole molte volte a malincuore. A Tommy Brown, alias Johnny Cash, che ha ucciso moglie e figliastra per liberarsi dai loro ricatti, Colombo confessa che in fondo “nessuno che canta in questo modo può essere interamente cattivo”.
Solo un’assassina, in tutta la storia del Tenente Colombo, viene lasciata libera: è Grace Wheeler (Janet Leigh), ex diva sul viale del tramonto e omaggio alla Norma Desmond di wilderiana memoria, che uccide il marito colpevole di non approvare il suo ritorno sulle scene. Venuto a conoscenza del fatto che la donna ha un ictus che le ha fatto perdere la memoria e che la condurrà presto alla morte, Colombo lascia cadere ogni accusa, ed in suo onore indossa per la prima e ultima volta un abito elegante.
Altrimenti, è spesso destinato ad essere schernito come sempliciotto e pezzente: ad una mostra di arte contemporanea per ricchi snob chiede il costo di un condizionatore scambiandolo per un’opera contemporanea, in un rifugio per barboni viene accudito premurosamente da una suora che lo pensa uno di loro e che – venuta a conoscenza della sua vera identità – esclama “Tenente, che bel travestimento!”.
Ma la parte di stupido Colombo se la cuciva addosso a tutto svantaggio dei suoi antagonisti, frequentemente troppo narcisi per capire di stare finendo in trappola. Con le sue memorabili digressioni sulla moglie (mai apparsa sullo schermo) e il suo leggendario “solo un’altra domanda”, il personaggio di Peter Falk – l’italoamericano tenente Colombo – ha incastrato ogni assassino sulla sua strada. Anche l’amico di una vita John Cassavetes, direttore d’orchestra che uccide l’amante in uno dei primi episodi in assoluto, Uno studio in nero.
Peter Falk, Ben Gazzara (regista di un paio di episodi del Tenente Colombo) John Cassavetes e Gena Rowlands erano una sorta di grande famiglia allargata, i cui progetti coincidevano molto spesso e la cui sintonia era evidente in ogni intervista in cui si trovavano insieme (per la disperazione dell’intervistatore, vittima dei loro scherzi e della loro indomabilità). Una grande famiglia anti-hollywoodiana, come quella di un altro dei capolavori di Cassavetes con co-protagonista Peter Falk, Husbands (Mariti). E lontano da Hollywood anche il film con Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino, altra vetta della carriera dell’attore defunto.
Ma proprio a Hollywood si è spento oggi Peter Falk, da tempo logorato dall’alzheimer, ormai ombra di se stesso immortalato dai paparazzi americani mentre girava intontito per le strade di Los Angeles, da oggi invece libero di essere ricordato solo per la sua splendida carriera, proprio come l’amico di tutta una vita John Cassavetes.