Al Palladium il Risorgimento diventa favola pop

Il Risorgimento al teatro Palladium diviene favola pop e postmoderna. Una fiaba raccontata da Daniele Timpano e Gaetano Ventriglia che, vestiti da preti, richiamano il patriottico Mazzini che mai avrebbe voluto separare Stato e Chiesa. I due si destreggiano in un battibecco divertente partendo dalla triste, ma romantica storia d’amore tra Anita e un Garibaldi, mostrato nel suo lato più tenero. Il tutto si muove tra un balletto sulle note di Britney Spears e un discorso sul Mc Donald, i due dei fenomeni più popolari dei nostri tempi, simbolo del capitalismo più sfrenato, apparentemente in antitesi col nostro argomento. Eppure la riflessione si fa sottile ed intellettualistica, Britney Spears è tutt’altro che una bambolina bionda che canta canzonette commerciali come si crede: è un vero e proprio fenomeno, che un po’ come Benedetto Croce nei primi del ’900, si è insinuato nell’ideologia collettiva. Del resto la “regina del pop” riesce ad essere protagonista anche in uno spettacolo come quello di Daniele Timpano e Marco Andreoli, facente parte del Consorzio Ubusettete, “contenitore” di spettacoli dello scenario indipendente, degni di notevole qualità artistica ed intellettuale. La storia del nostro Risorgimento diviene divertente, fruibile e cattura il pubblico proprio grazie alle trovate dei due attori, che rendono postmoderno anche il modo di fare didattica storica. Lo spettacolo infatti sfugge al percolo incombente del didascalismo o comunque lo trasforma in qualcosa di prettamente teatrale, spettacolare, tanto da entusiasmare gli spettatori, che dopo due ore di divertimento, se ne tornano a casa con un bagaglio culturale arricchito, una volta tanto senza la fatica portata dalla schiena piegata sui libri. La Storia cambia consistenza e se si volesse usare una metafora alla Bauman, potremmo dire che da gassosa diventa“ liquida”, il contenuto inerente agli ideali mazzinani, alle azioni dei patrioti, all’ “Impresa dei Mille” e a Garibaldi si liquefa in una favola, che ha legami con il nostro tempo, ma che soprattutto ci fa riflettere sulla nostra epoca, dove gli eroi sono diversi ma hanno qualcosa in comune con quelli antichi. Una critica storica che ci fa assaporare la storia e ci fa sapere qualcosa di più rispetto a ciò che conosciamo. Britney Spears che canta Baby one more time, chiedendo un’altra possibilità al suo amato, non ci ricorda forse l’eroe dell’Unità italiana innamorato della sua Anita? Del resto la Spears e anche quella che in molte canzoni giustifica i suoi “peccati” e chiede al mondo di essere apprezzata così com’è...protagonista di scandali, mamma sciagurata, ma che dietro alla sua vita patinata e allo stesso tempo sregolata, nasconde paure e fragilità, tutti elementi che la rendono una perfetta icona postmoderna, anti-eroina e forse per questo “paladina del suo tempo” , in apparente antitesi con Garibaldi, che ai suoi tempi era la figura dell’eroe per eccellenza, capace di azioni grandiose, ma non privo di debolezze. Proprio in tale associazione risiede il taglio postmoderno di questa rappresentazione, oltre che nei richiami alla nostra epoca, all’Italia di oggi, in cui l’unità è ormai fatta, anche se sembra così fragile e anora tutta da costruire... Diverse le battaglie di un popolo che tante volte ha tentato di sconfiggere lo straniero, ha combattuto per l’indipendenza e per l’unità, differenti le lotte di eroi ed anti-eroi post-moderni, per uscire dalla depressione, nemica non meno dura di un intero popolo avverso. Un tempo protagoniste della storia erano intere collettività, oggi le battaglie sono molte di più, perché ad affrontarle sono singole persone, questa è l’epoca in cui vige la supremazia dell’individualismo e quindi una come Britney Spears trova terreno fertile. La sopravaluteremmo se pensassimo che la responsabilità di tutto questo fosse sua, o del suo produttori, piuttosto è causa di una coscienza collettiva, che si è andata sempre più indebolendo, fino a far attecchire fenomeni come quelli che abbiamo oggi. La Spears è una delle paladine dell’unità non solo americana, ma forse mondiale, basti pensare al fatto che tutti, anche chi non la apprezza, almeno una volta ha ascoltato una sua canzone e forse l’ha anche canticchiata di nascosto... Chi l’avrebbe mai detto che uno come Timpano, definito acutamente da Audino la “risposta anarco-dadaista al teatro di narrazione”, avrebbe portato in scena le canzonette dell’americana più discusse dei nostri tempi? Ovviamente la sua è una provocazione, ma proprio in questo risiede la genalità dell’artista, associare due individui formalmente così distanti, facendo riflettere su quanto invece essi siano connessi. Il pubblico è stato messo di fronte alla dura realtà, ma se ne va a casa consolato, anche se mandato a quel paese (per usare un eufemismo), dai due sfrontati artisti, perchè questo spettacolo ha il merito di compiere una attenta critica storica e di lasciare un segno forte nel filone teatrale contemporaneo, riuscendo a porsi come alternativa intellettuale e profonda al vuoto imperante dello show biz.
(Risorgimento pop); Regia: Daniele Timpano, Marco Andrioli; drammaturgia: Daniele Timpano, Marco Andrioli; luci:Marco Fumarola; cadavere di Giuseppe Mazzini realizzato da: Francesco Givone; musiche aggiunte: Marco maurizi; interpreti: (Daniele Timpano), (Gaetano Ventriglia); teatro e date spettacolo: Teatro Palladium 30 gennaio 2010; info: Produzione amnesiA vivacE, Rialto Santamrogio,Circo Bordeaux, Voci di fonte con il sostegno di "Scenari indipendenti", collaborazione artistica: Elvira Frosini;
