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Un nemico del popolo

Pubblicato il 22 gennaio 2020 da Monia Manzo


Un nemico del popolo

Massimo Popolizio torna con uno spettacolo che dall’anno scorso registra un continuo sold-out e desta curiosità nel pubblico a livello nazionale, dimostrando che i testi impegnati non sono mai scomodi affinché ci sia un interesse spontaneo da parte degli spettatori.

Un nemico del popolo di Henrik Ibsen viene ambientato invece che nella Norvegia del 1882, in un’immaginaria contea americana degli anni Venti.
Nella cittadina viene costruito un centro termale che rappresenta una sorta di rilancio socio-economico del luogo, infatti offre lavoro agli abitanti di un paese impoverito.

Da questo evento positivo in apparenza, purtroppo scaturiscono molti problemi di compatibilità con l’ambiente visto che Thomas Stockmann, il direttore dello stabilimento - interpretato magistralmente, come al suo solito da Massimo Popolizio - scopre che le acque utilizzate sono fonte di inquinamento, denunciando il fatto, ottiene come reazione inevitabile del fratello corrotto e arrampicatore, Peter Stockmann, sindaco del paese - una meravigliosa Maria Paiato - un’accanito insabbiamento delle prove e della verità.

Lo spettacolo di Popolizio ricorda un altro grande successo per tematiche econoco-sociali e per tipo di recitazione ronconiana, ovvero The Lehman Trilogy dalla penna di Stefano Massina e appunto con la regia del compianto Luca Ronconi.

Seppur in Un nemico del popolo è molto più delineata la descrizione della realtà più squallida e attualissima, e ci troviamo di fronte a un antichissimo dualismo del bene e del male, all’eterno conflitto tra uomo detentore della saggezza e moralità contro l’essere più egoista e distruttore del mondo che lo circonda.

Evidenti sono i rimandi alla scena sociale e politica dei nostri tempi, in cui molto spesso le funzioni delle figure chiave degli stati sono manipolate e il loro potere strumentalizzato dalle grandi industrie e trust economici, detentori della maggior parte della ricchezza mondiale. Interessante adattamento di un testo russo, che grazie all’analisi lucida e all’avanguardia ci permette di poter analizzare i nostri tempi attraverso un’intuizione che solo i geni della letteratura possiedono.

Questo deve averlo compreso alla perfezione Massimo Popolizio, che da un testo cos’ impegnato ne ha tratto un meccanismo teatrale molto brillante, ricco di personaggi avvincenti anche nella loro piccolezza borghese, o nell’altrettanto stucchevole ingenuità idealista.

Parlare di borghesia in chiave odierna dovrebbe essere uno spunto ricorrente nonostante lo si sia già fatto molto nei decenni scorsi, ma è un male indispensabile al teatro contemporaneo nazionale, che dovrebbe produrre più testi problematici sull’oggi, e in tutto lo scenario attuale spesso la borghesia viene ignorata come se fosse inesistente, mentre va di moda mettere in scena drammi sociali in cui si parla di situazioni sociali estreme, stile Saviano, proprio perche apparentemente sembrerebbero più interessanti.

Ci dimentichiamo però che il mondo occidentale ha piaghe ancora più profonde e storiche e la prima fra tutte è proprio quella della corruzione mentale e economica di coloro che sopravvivono nella società più alienata mai esistita.
Benvengano opere della letteratura dell’800’ visto che sono proprio loro le uniche in cui si indagava sugli aspetti più incancreniti e tralasciati dell’animo umano, come se ormai dessimo per scontato tutto quello che è borghese.


UN NEMICO DEL POPOLO di Henrik Ibsen traduzione Luigi Squarzina regia Massimo Popolizio con Massimo Popolizio e Maria Paiato e con Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Martin Chishimba Maria Laila Fernandez, Paolo Musio, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini e Dario Battaglia, Cosimo Frascella, Alessandro Minati Duilio Paciello / Andrea Volpetti, Gabriele Zecchiaroli

scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci Luigi Biondi suono Maurizio Capitini video Lorenzo Bruno e Igor Renzetti asistente alla regia Giacomo Bisordi foto di Giuseppe Distefano


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