X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Americana - Revenge

Pubblicato il 19 gennaio 2012 da Lorenzo Vincenti


Americana - Revenge

“L’odio senza desiderio di vendetta è un seme caduto sul granito”. Se non fosse per le sue origini illustri questo aforisma di Honoré de Balzac potrebbe sembrare la frase di lancio appropriata per una delle novità seriali dell’anno televisivo appena trascorso. Ideato da Mike Kelley e prodotto da Phillip Noyce per conto del colosso ABC, Revenge trae però la sua ispirazione dall’opera di un altro illustre scrittore francese: Alexandre Dumas e il suo “Conte di Montecristo”. Il mitico capolavoro letterario del 1844, che aveva come temi principali proprio la giustizia e il desiderio di vendetta, costituisce perciò l’architrave di sostegno di un’intera operazione mediatica volta a tradurre nel linguaggio irrequieto del piccolo schermo una tematica da sempre cara all’arte della scrittura.
Svestiti i panni di Edmond Dantès, alias "Il Conte" del Dumas, in questa versione postmoderna di origine televisiva il vendicatore indossa quelli più sexy e provocanti di Emily Thorne, una ragazza affascinante e facoltosa da poco trasferitasi nei lussuosi territori degli Hamptons. Dietro il suo arrivo si nasconde ovviamente ben altro intento da quello apparentemente mostrato. La sete mai placata di una vendetta da consumarsi nei confronti delle persone che hanno rovinato la sua famiglia è infatti il fattore trainante di un meccanismo attivato per stanare uno ad uno i responsabili dell’epoca e trascinarli, attraverso le armi dell’inganno, nei territori della sofferenza più pura. La stessa con cui la giovane Amanda Clarke/Emily Thorne ha dovuto fare i conti sin dagli anni della sua giovinezza. Va in scena così, puntata dopo puntata, il diabolico piano della bionda vendicatrice. Dall’inserimento nell’alta società all’avvicinamento delle persone chiave; dall’adescamento di rampolli al lento martellamento teso a distruggere, mattone dopo mattone, il castello in cui dimora la “regina” (Victoria Grayson), colei che ha sulla coscienza, più di chiunque altro, la rovina della famiglia di Emily. Lo spettatore si immerge letteralmente nella narrazione attraverso una scansione temporale che alterna l’attualità della vendetta nel suo divenire con i flashback dei fatti che l’hanno ispirata e che lentamente ci descrivono una verità lontana di cui non siamo a conoscenza. Le cause che hanno condotto la giovane protagonista a mettere in pratica il suo piano vengono così alla luce nel lento incedere della serie, alimentando la curiosità dello spettatore e favorendo la sua graduale affiliazione alla storia. La peculiarità di Revenge è infatti quella di giocare su più fronti contemporaneamente, almeno nel suo sviluppo iniziale, salvo poi cominciare a selezionare le direzioni da prendere con l’inevitabile esclusione di diramazioni destinate a spegnersi nell’evoluzione del climax emotivo. Partendo da un quadro molto ampio in cui agiscono personaggi di tutti i tipi, in cui i caratteri risultano non del tutto risolti e lo scenario ancora piuttosto confusionario, gli autori muovono pian piano verso una definizione sempre più dettagliata e circoscritta degli elementi narrativi, compiendo in questo modo un duplice intervento di selezione e raffinamento dello script. Lo schema per certi versi ricorda molto quello di Harper’s Island, anche se l’escalation emozionale in quel caso si consumava nell’efferatezza di crimini improvvisi, mentre nell’occasione viene risolta in una sorta di partita a scacchi strategica in cui lentamente prende forma e corpo il desiderio di vendetta della protagonista. A parte qualche caduta insignificante e qualche scelta poco fortunata (ripetizione di alcune situazioni scontate, evoluzione poco accattivante di altre e un cast non completamente riuscito), è opportuno sottolineare come Revenge mantenga costante il livello di tensione interna riuscendo ad offrire al pubblico una sequenza di episodi interessanti e ben elaborati. La scrittura ci consegna un intreccio dinamico e calibrato, fatto di salti temporali che interagiscono con un montaggio parallelo teso a rappresentare in maniera allegorica le dinamiche mentali della nostra vendicatrice e il suo costante cammino verso la rivalsa. Il risultato che ne esce è convincente ma soprattutto coinvolgente. Prova ne è il fatto che l’audience fatta registrare nel passaggio televisivo statunitense non è mai scesa sino ad oggi (negli States siamo arrivati al tredicesimo episodio) sotto la soglia dei sette milioni di telespettatori, con punte di quasi 9 milioni in alcune puntate e il record di 10 milioni per l’episodio pilota. Ulteriore segno dell’attenzione rivolta verso un prodotto di certo non destinato a scrivere la storia della televisione moderna ma che si lascia comunque apprezzare per la propria sincerità e per la naturalezza con cui si compiace nell’intrattenere il proprio pubblico attraverso mezzi semplici e l’esperienza di mestieranti consolidati.


Enregistrer au format PDF