Americana - The Greek

Lontano dalle luci soffocanti di Orange County e dagli opprimenti neon dell’Upper east side cresce una generazione molto distante dai prototipi di Josh Schwartz, dai suoi manichini bellissimi e vuoti. Come a dire che non tutti i teenager sono, o vorrebbero esser, Ryan Atwood, Marissa Cooper, Blair Waldorf o Serena Van Der Woodsen. Come a dire che l’immagine di giovane imposto prima dalla Fox e poi da CW forse non è l’unico specchio della nostra realtà. La fortuna di The Greek, scommessa vinta dalla ABC, sta proprio in questa radicale scelta di campo.
The O.C. e Gossip Girl. Pareva impossibile metter in discussione il modello proposto da Josh Schwartz. Neanche il padre di Dawson’s Creek, Kevin Williamson, era riuscito a scalfire la sagoma dell’adolescente del nuovo millennio ideata dal giovanissimo guru del teen-drama. Ogni tentativo, fallimentare, confermava la tesi di Schwatz: viviamo in un mondo senza futuro. Un mondo che sforna giovani disorientati, persi e impauriti, spesso, feroci. Eppure la realtà, per quanto ancor più cupa in tempo di crisi, non è mai stato davvero così nera. Per capirlo, forse, bisognava fare un passo indietro. Ed è proprio questo il punto di partenza dell’opera di Patrick Sean Smith. Percorrendo a ritroso la storia del teen-drama l’autore di The Greek recupera da un lato alcuni stilemi persi nel passaggio al nuovo millennio e dall’altro restituisce a questo genere un’atmosfera di spensieratezza, di gioco, di allegria del tutto assente nei prodotti firmati Schwartz. Un clima che, vera innovazione, fonde perfettamente il melodramma alla Williamson alla commedia. E’ infatti la chiave comica, evidentemente ispirata ad Animal House di John Landis, il punto cardine di The Greek. Le continue citazioni al capostipite del genere sono una delle peculiarità della serie che dedica al film di Landis interi personaggi. Come non notare le somiglianze fra l’irrequieto “Scopino” e il geniale John "Bluto" Blutarsky? Come non vedere nella confraternite ΩΧΔ e KTΓ una versione riveduta e corretta degli “Omega” e “Delta” della pellicola del’78?
E’ in questo clima che si svolge il vero teen-drama. Le vicende sentimentali di Casey e Rusty Cartwright, The beauty and the geek (parola evidentemente richiamata sin dal titolo), si intrecciano e risolvono attraverso una struttura lineare, logica. Gli amori e le delusioni di Casey, così come le prime esperienze del nerd Rusty, vengono distribuite con sapienza lungo il corso di un’intera stagione assumendo il ruolo di gancio perfetto per quelle successive. Rispetto ai suoi recenti predecessori The Greek cancella dunque il concetto di “tutto e subito” imposto da Schwartz tornando ai ritmi cadenzati del melodramma. Tutti, nelle confraternite della Cyprus-Rodhes University sembrano avere davanti a loro il tempo necessario alla loro definitiva maturazione. Tutti sembrano avere un futuro. Tutto questo però senza mai distaccarsi dal contesto reale dell’America (e dell’Occidente) del nuovo millennio. Il riferimento alla politica repubblicana di George W. Bush e le speranze per il nuovo assetto democratico (allora ancora in divenire), la critica sarcastica all’ipocrita atteggiamento dei teocons (genialmente rappresentati dal personaggio di Dale Kettlewell), i richiami, continui, ad una situazione socio-culturale difficile ma in evoluzione evidenziano come i personaggi di The Greek siano ben consci della realtà che li circonda. A questa però Smith risponde con ottimismo, con la forza delle idee (anche quelle genialmente “stupide” di Rusty, grazie alle quali salva spesso se stesso e la KTΓ), con la cooperazione, fondamento dei successi della ZBZ e della KTΓ, con i buoni ideali che hanno reso grande il sogno americano.
Sarà un caso ma le immagini, i simboli di The Greek sembrano riportare alla mente le parole del neo presidente Obama, nel suo discorso di insediamento. Il richiamo ai valori americani, ai suoi ideali, alla forza delle idee e delle parole, alla solidarietà e alla collaborazione (parole sconosciute nel vocabolario di Bush) sono gli stessi delle giovani leve di Smith. Che ci sia davvero una nuova generazione dopo quella persa di Gossip Girl? Che ci sia davvero una nuova era dopo il secolo buio dell’Impero americano?
Giampiero Francesca
