Annecy 2009

Il 13 giugno si è conclusa la 33° edizione del Festival International du Film d’Animation ad Annecy, l’evento più importante al mondo per quanto riguarda il Cinema di Animazione.
Il palmares, come spesso accade, non ha rispecchiato in modo corretto quanto visto. Il Cristallo di Annecy per i lungometraggi ha visto l’ex aequo tra Coraline di Henry Selick (un’anteprima europea) e l’australiano Mary and Max di Adam Elliott, entrambi realizzati in stop motion.
Un verdetto bizzarro in quanto Coraline è decisamente un piccolo capolavoro mentre il film di Elliott ci è sembrato alquanto modesto. Selick infatti ha dato vita al personaggio partorito dalla penna di Neil Gaiman, conservandone i tratti più importanti ma riuscendo, comunque a mantenere una forte identità cinematografica.
Ancora più curioso il verdetto nel campo dei cortometraggi in concorso, per la verità abbastanza modesto. Il premio più importante è andato allo svedese Slavar di Hanna Heilborn e David Aronowitsch, un film che ricorda la tecnica di Valzer con Bashir e che ha un forte contenuto etico/morale in quanto racconta le reali vicissitudini di due ragazzini sudanesi rapiti dai mercanti di schiavi e liberati da un’organizzazione umanitaria occidentale. Un film potente ma che sarebbe stato più corretto inserire come fuori concorso.
Tra i corti più convincenti, sicuramente gli unici due italiani presenti. Se Muto del graffitaro Blue propone un lavoro sull’immagine che ricorda la pixillation di Norman McLaren e si anima lungo i muri e le architetture di Buenos Aires, About Love di Simone Agnetti è una divertente rappresentazione di una storia d’amore un po’ complicata ma realizzata con uno stile semplice e personale.
Molto interessante anche il corto argentino El empleo di Santiago Grasso, premio FIPRESCI, che sintetizza con grande efficacia i meccanismi di prevaricazione che la nostra società mette in atto ad ogni livello.
