BFI London Film Festival - Colette
Per chi non conosca la vita di Sidonie-Gabrielle Colette, autrice francese degli inizi del 20esimo secolo premio Nobel per la letteratura nel 1957, il film biografico di Wash Westmoreland è un ottimo punto di partenza. Non soltanto per l’autorevolezza del soggetto, una pioniera nel campo delle arti alla temeraria ricerca dell’uguaglianza e dell’emancipazione femminile, ma soprattutto per il tono leggero e intrigante che più di ogni altra cosa innesca il motore dell’azione narrativa. La pellicola del regista di Still Alice, infatti, scorre in modo piacevole e sorprende per ironia e arguzia, sia nell’approccio stilistico che nel rapressentare i personaggi realmente vissuti.
La storia si concentra sui primi anni creativi di Colette (Keira Knightley), che dopo aver abbandonato la natia Borgogna per seguire il neo marito Henri Gauthier-Villars, noto come Willy (Dominic West), si ritrova a Parigi. Ben presto la vita mondana della belle époque parigina e i continui tradimenti di Willy rendono la sposa, appena ventenne, inquieta e pronta a dedicarsi ad una passione esclusivamente sua. La scrittura diventa così il suo rifugio. Sommerso dai debiti Willy decide di reclutare la moglie tra i suoi ghostwriters. Il 1900 vede la nascita del primo di una lunga serie di successi editoriali: "Claudine a scuola" sarà l’inizio di una carriera costellata da best sellers. Nonostante la società si dimostri pronta a divorare le pagine scritte da Colette, non sembra accogliere altrettanto magnanimamente lo stile di vita che lei e il marito conducono. I loro ménage à trois, ma soprattutto la sua bisessualità, sono sulla bocca di tutti. La lotta della donna non è quindi esclusivamente legata alla rivendicazione dei diritti sui suoi brillanti racconti (che il marito si ostina a pubblicare sotto lo l’esclusivo pseudonimo di Willy), in ballo c’è molto di più: la libertà di affermare la sua individualità, uscendo clamorosamente dagli schemi tracciati da una società patriarcale.
Keira Knightley non è nuova nel vestire corsetti e gli abiti d’epoca le hanno sempre portato fortuna, soprattutto quando diretta da Joe Wright (Orgoglio e Pregiudizio, Espiazione, Anna Karenina). Nella pellicola di Westmoreland è il connubio Knightley - West a fare scintille. Una coppia eccezionale, amalgamata da brillanti tempi comici. Colette tiene testa a Willy con l’irriverenza e la parlantina di un personaggio austeniano, Willy dal canto suo è energetico, cerimonioso, carismatico al limite con il vanesio. Vorace di nuove scoperte e pronto a usare gli altri a suo vantaggio, il libertino marito dovrebbe suscitare le antipatie del pubblico, invece il baffo alla Van Dyke e la pancia che aumenta con il passare degli anni rubano sorrisi di approvazione nonostante le spiccate debolezze del’uomo. Facile immedesimarsi con la Knighley che mette tutta se stessa nel rappresentare la transizione da Sindonie a Colette, ovvero dalla moglie alla donna. Dalla ghostwriter all’autrice. Ad aiutare la scoperta dell’inaspettata autonomia, sia storicamente che nella finzione cinematografica, interviene Missy, a.k.a. Mathilde de Morny (Denise Gough), una nobildonna che ama vestire in abiti maschili. L’esempio della donna e la stabilità che essa porta nella vita di Colette faciliterà quel cambiamento che già ardeva sotto le ceneri dei molteplici racconti scritti per amore di Willy.
La prospettiva di Westmorland sulla vita di Colette è soltanto parziale e tralascia molti eventi, concentrandosi su un messaggio positivo piuttosto che sulla drammatizzazione spinta. Si tratta di una scelta coerente con l’idea di propore un film sulla metamorfosi di una donna di provincia in un genio letterario. Dall’uccello in gabbia all’aquila in volo, pronta a sorvolare nuovi orizzonti. Un film che compiace il palato di un audience del 21esimo secolo.
(Colette); Regia: Wash Westmoreland; sceneggiatura: Richard Glatzer, Wash Westmoreland, Rebecca Lenkiewicz; fotografia: Neils Nuttgens; montaggio: Lucia Zucchetti; musica: Thomas Adès; interpreti: Keira Knightley, Dominic West, Denise Gough, Fiona Shaw, Eleanor Tomlinson; produzione: Elizabeth Karlsen, Stephen Woolley, Pamela Koffler, Christine Vachon, Michel Litvak, Gary Michael Walters; distribuzione: Lionsgate (UK); origine: UK/Ungheria/Francia, 2018; durata: 112’