Antigone per parlare del presente - I Motus a Short Theatre

Il Festival Short Theatre come ogni anno anima i primi giorni del mese di settembre con spettacoli dello scenario indipendente, lavori sperimentali e rappresentazioni d’avanguardia. Il primo ad inaugurare la rassegna che quest’anno è sottotitolata EFFETTO FARFALLA, è quello della compagnia I MOTUS, Let the sunshine in. (Antigone) Contest#1. Travolti dal tentativo di riproporre la tragedia di Sofocle, i due registi, Daniela Nicolò e Enrico Casagrande hanno elaborato questa messa in scena, proiettando la storia che narra di una sorella alle prese con la sepoltura del fratello Polinice, en plein air, dove ogni singolo momento è divenuto un autentico pezzo d’arte, frammento scenico irripetibile. Metateatralità allo stato puro, che si è svelata attraverso il percorso compiuto dai due interpreti, i quali hanno sfidato il pubblico, dialogandoci, chiamandolo in causa e impedendogli di occupare il convenzionale posto frontale dello spettatore modello. Sedie messe al centro della scena, spettatori che hanno fatto da inframezzo ad un “palco” fatto di terra, dove si sono susseguiti oltre ai celebri versi della tragedia sofocliana anche i vari dibattiti sul come mettere in scena la vicenda dei due fratelli. Ma qui non sono solo la classicità, l’arte e il fare teatro i temi trattati, Antigone è una tragedia politica e come tale si prende la responsabilità di parlare al pubblico, di incitarlo a divenire complice di una lotta che i due attori stanno portando avanti attraverso il teatro e attraverso l’Angelo Mai. Oltre ad essere vincitori di premi (tra cui l’Ubu e il premio di miglior attrice under 30 per Calderoni Silvia ), e agli appuntamenti all’estero in Germania, Francia e Inghlterra, i MOTUS sono divenuti un esempio per la scena giovanile indipendente, proprio per il loro modo di trattare il presente attraverso tematiche forti, suggestive e universali. Un vero e proprio modo non solo per mettere-in-scena, ma anche per coivolgere gli spettatori in una "ribellione" nei confronti della situazione del nostro teatro, che sempre di più arranca in difficoltà economiche e di altro genere, legate a mancanza di spazi, scelte dettate molto spesso non da meriti ma da altri tipi di motivi. I MOTUS, l’Angelo Mai, questo spettacolo, rappresentano gli anelli di una catena che si pone come spiraglio in questa claustrofobica ed angusta cappa che sta coinvolgendo il teatro contemporaneo. Per questo vedere una rappresentazione del genere può fare molto all’interno della vita di ognuno e soprattutto nel circuito della scena indipendente, romana e nazionale.
Nell’Antigone in questione, continui rimandi al presente, evocati attraverso parole che son state rubate al passato per raccontare una storia che stiamo vivendo in prima persona. Polinice non sarà mai come vuole il governatore di Tebe, Creonte (forse proprio così come Carlo Giuliani non ha voluto accettare l’omologazione a cui costringe la nostra società? )
Entrambi a distanza di secoli hanno pagato il loro ideale con la vita. L’Antigone di ieri, oggi si ritrova nelle tante persone che non si adeguano allo stato di cose corrente, persone che vivono lottando per cambiare ciò che non va. Il continuo alternarsi tra antichità e contemporaneo permette a questo spettacolo di dire qualcosa in più su una delle tragedie più celebri di tutti i tempi. La messa in scena si snoda passando per tante fasi e attraversando anche Brecht, soprattutto per portare alla luce la questione sul potere oltre che sulle varie possibilità di utilizzare una trama che ha valore universale e che ben si adatta alle diverse atmosfere delle epoche. Il drammaturgo infatti ambientò la sua Antigone durante la seconda guerra mondiale, nel clima del potere nazista, riuscendo a tirare fuori qualcosa di diverso da un’opera che con Sofocle non si era comunque esaurita. E i MOTUS infatti la riutilizzano oggi per mostrare come ancora una volta Antigone diviene simbolo di ribellione e Polinice si fa portavoce di quel “NO” urlato per protesta nei confronti di una situazione che sta facendo scivolare l’Italia sempre più in basso, soprattutto per quanto riguarda l’ambito teatrale e artistico in generale. Ma i due attori ci permettono anche di vedere come questa opera sia malleabile, come una scatola cinese essa è infatti contenitore dal quale si possono tirare fuori diverse ipotesi di rappresentazione, che la rendono attuale sempre. Questa del resto è la dote di tutte le grandi opere classiche e sta agli artisti contemporanei mostrare la versatilità e la potenzialità intrinseca di questi capolavori. I due interpreti hanno portato a termine egregiamente questo compito e la loro Antigone resta nell’anima di chi l’ha non solo osservata, ma vissuta intensamente.
Tante le ipoesti sfiorate attraverso la recitazione provata davanti al pubblico come qualcosa in fieri, che ha conferito continuo movimento ad una messa in scena orginale e fatta di tante possibilità di realizzazione, tutte possibilità di messa in scena, divenute parte integrante dello spettacolo, tasselli che ne costituiscono la struttura portante. Tutto ciò lega lo spettatore alla riflessione rispetto a quale sia il miglior modo per far rivivere la vicenda dei due fratelli.
Implicitamente lo spettacolo si fa portatore del dilemma inerente al come mettere in scena Antigone oggi, quale sia il modo migliore, il più adatto. La risposta la lasciamo agli artisti, addetti ai lavori che si cimenteranno in tale avventura. Per quanto riguarda il pubblico, il mistero fa parte dell’arte e un’opera ha bisogno del suo lato mistico, necessita di piacere anche senza che ci si spieghi perché, forse questa è l’unica certezza con cui si può tenere a bada un animo che dopo questa visione resta scosso, piacevolmente commosso, confuso, arrabbiato, colmo di suggestione e in contunua ricerca. Il finale si pone così come l’inizio di un cammino verso una riflessione che può coinvolgere la chiunque abbia interesse a cambiare le cose.
(Let the sunshine in. (Antigone) Contest#1); Regia:Enrico Casagrande e Daniela Nicolò; drammaturgia: Daniela Nicolò; ambito sonoro: Enrico Casagrande; fonica: Andrea Comandini; direzione tecnica: Valeria foti; interpreti: (Silvia Calderoni), (Vldimir Aleksic); teatro e date spettacolo: Festival Short Theatre 3 settembre 2010; info: produzione MOTUS;
