Baliani racconta la Storia dell’Italia al Teatro India

Ancora una volta Baliani incontra la letteratura e la trasforma in materiale scenico, dando vita ad uno spettacolo pieno di suggestione, capace di suscitare una profonda riflessione sulla Storia del nostro Paese. Egli ha portato in scena diverse opere, facendo prendere vita a personaggi che si erano fossilizzati su pagine di libri e che avevano vissuto solo nell’immaginazione dei lettori. Il noto regista ha ridisegnato per il teatro la Storia che portò all’Unità d’Italia e il seguente periodo post-risorgimentale, fino ai primi anni ’60. PIAZZA D’ITALIA, lo spettacolo ispirato infatti al romanzo che Antonio Tabucchi scrisse nel 1973 e pubblicò due anni dopo con il titolo di Favola popolare in tre tempi, un epilogo e un’appendice, in scena al teatro India dall’8 al 28 febbraio. Baliani ha ridato vita a questa storia, permettendo agli spettatori di compiere un viaggio in un’epoca passata, in cui dei compatrioti hanno contribuito all’Unione del nostro paese, che per secoli era stato suddiviso sia geograficamente che spiritualmente. Il regista ha costruito questo spettacolo facendo in modo che ogni attore fosse protagonista di un suo tracciato di vita. Ogni personaggio potrebbe rappresentare il punto di vista della storia, c’è la vecchia madre che pensa a crescere i suoi figli e a come mettere insieme abbastanza provviste per sopravvivere alla povertà, ci sono gli uomini che vanno sul fronte. Poi ci sono due figli gemelli, che prendono due strade diverse, confondono la loro identità, intrecciandola l’un l’altra in vicende di vita, che seppur separate restano legate dal sangue e dal ricordo. C’è la bella giovane di paese, simbolo di speranza per un futuro migliore, che porta il mare del suo luogo natio dentro la sua anima e nel suo sguardo, e ancora due giovani innamorati, che vogliono sposarsi, ma devono prima superare degli ostacoli e rendere vana una predizione di una maga e il partigiano del posto, che perde la vita in nome dei suoi ideali. Personaggi che camminano insieme nella Storia e che lasciano i loro predecessori per continuarla, generazioni che si susseguono, fino ad arrivare agli anni ’60, a quando si lotta per i diritti del lavoro e si muore in fabbrica... La Storia raccontata dall’interno, da chi l’ha vissuta, da chi non ha occupato posti di potere, ma ha invece consumato le proprie fatiche nei campi e nelle case, cercando di riuscire a procurarsi cibo per la giornata e di tirare avanti per non sopperire ai disagi della guerra e della povertà. Lo stesso Baliani ha dichiarato che “ lo spettacolo vuole conservare la coralità epica della scrittura, in un alternarsi di scene collettive e di singole narrazioni, secondo una ricerca di drammaturgia narrativa” , che caratterizza da anni il suo percorso e infatti tutto ciò viene rispettato, scrittura e trasposizione teatrale si intersecano facendo convivere insieme racconti corali con soliloqui. Ci tornano utili le categorie dello storico Burke, che suddivide la Storia in: storia dal basso - storia del quotidiano - storia della cultura materiale-storia della mentalità - microstoria - creatività individuale e collettiva. Baliani con la sua ricerca permette allo spettatore di entrare in contatto con tutte queste categorie, così come avviene in altri “narrautori” tra cui Ascanio Celestini, Mario Perrotta, Davide Enia. Questi, così come Baliani stesso, hanno portato a teatro di frammenti di Storia, che però lasciano un segno forse più forte di quella Storia, che si studia sui libri e che si fa presto a dimenticare, perché non ci riguarda poi più di tanto visto che passa in rassegna soltanto le conquiste dei “grandi”personaggi. Questo ha fatto in modo che le imprese della gente del popolo fossero oscurate, quando invece sono le vere tessitrici di eventi della Storia. L’indagine compiuta dal regista in questione si tramuta in vera “poesia” sulla scena, immagini disegnate dai corpi degli attori, che attraverso coreografie di movimenti, intersecati alle parole, raccontano al pubblico la Storia che ci riguarda. La bellezza di questo spettacolo sta nella messa in evidenza delle piccole “storie”, facenti parte delle categorie burkiane della microstoria e della storia individuale e collettiva, come tasselli di quel “grande racconto”del Risorgimento e dell’Unità Italiana. Tutto ciò consente allo spettaore di assimilarli, di sentirli familiari, assaporando la vicenda come fosse un quadro dipinto, capace di trascinare in un mondo diverso e surreale. Inoltre la costruzione scenica e l’interpretazione degli attori è perfetta e curata nei minimi particolari concede ad uno spettacolo piendo di rischi, di essere invece capace di trascinare gli spettatori in una danza collettiva, che ci allontana dalla nostra realtà e ce ne fa conoscere una diversa, che anche se è apparentemente lontana, ha però grande familiarità con tutti noi, riguarda le nostre radici e ci spiega da dove siamo venuti, rafforzando la nostra identità.
(Piazza D’Italia); Regia: Marco Baliani; drammaturgia: dal Romanzo di Antonio Tabucchi, Favola popolare in tre tempi, un epilogo e un’appendice; ; scene e costumi: Carlo Sala; assistente scene e costumi: Roberta Monopoli, musiche: Mirto Baliani ; interpreti: (Patrizia Bollini - Asmara, Daria Deflorian - Esterina, Gabriele Duma - Garibaldo I, Garibaldo II, Simone Faloppa- Ottorino, Melchiorre Renata Mezenov Sa - Anita,Zelmira, Mariano Nieddu - Plinio, Gavure, Alessio Piazza - Apostolo Zeno, Don Milvio, Naike Anna Silipo - Esperia, Alexandre Vella - Quarto, Volturno, Venerio). teatro e date spettacolo: Teatro India 8-28 febbraio;Teatro Torbellamonaca 2-4 marzo, teatro Biblioteca Quarticciolo 5-7 marzo 2010.
