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Bellaria Film Festival 2003

Pubblicato il 18 giugno 2003 da Michela Carobelli


Bellaria Film Festival 2003

E’ stato un Alessandro Baricco pieno di verve a improvvisarsi presentatore della serata di premiazione che ha chiuso domenica la 21 edizione del Bellaria Film Festival - Anteprima per il cinema indipendente italiano. Le giurie - composte da Baricco, Wilma Labate, Carla Cattani, Valentina Cervi e Pierre Todeschini per la sezione “Anteprima”; e dai tre direttori del festival, Morandini, Segre, Costa per il concorso “150 secondi” sul tema fisso “il sospetto” - hanno rispettivamente assegnato il primo premio a Giovedì, di Stefano Scandaletti, cortometraggio di finzione cucito addosso a frammenti di una giornata qualsiasi di una giovane donna e a Camera Car, di Frank Monopoli. Il secondo posto della sezione “Anteprima” è andato all’inquietante L’eroe, di Alessandro Spada - “per la sintetica limpidezza del racconto, la coerenza stilistica e l’uso efficace dei mezzi tecnici”; mentre l’originale Rocca Petrosa, di Cosimo Terlizzi si è aggiudicato il riconoscimento “Alberto Farassino” (istituito quest’anno in memoria del critico milanese recentemente scomparso) e pensato per valorizzare le opere più sperimentali. L’Imbalsamatore di Matteo Garrone -la cui prima proiezione italiana era stata proprio a Bellaria - si è aggiudicato lo storico premio “Casa Rossa”, scelto da una commissione di critici tra una rosa di pellicole italiane (Paz!, di Renato di Maria, Pesi leggeri, di Enrico Pau, Quello che cerchi di Marco S. Puccioni, Respiro di Emanuele Crialese, Velocità Massima di Daniele Vicari, Angela di Roberta Torre) poco viste a volte anche dagli stessi addetti ai lavori.

Se le opere in concorso (mediamente di buona qualità e molto diverse le une dalle altre per stile e contenuti - ma su tutte vanno ricordati i due documentari Nostalgia del futuro. In viaggio con Vittorio Foa, di Pietro Medioli e La regola del contemporaneamente di Massimo Coppola) hanno occupato gran parte dello spazio della manifestazione, molti altri sono stati gli eventi del Bellaria Film Festival. Intanto il commovente omaggio a Alberto Farassino - Un amico se n’è andato - e a Alberto Sordi - Ciao Alberto - poi la proiezione - per la consueta “festa di compleanno” - della sperimentale e quasi sconosciuta pellicola di Ansano Giannarelli, Non ho tempo (1973), sceneggiata dallo scrittore Edoardo Sanguineti e dedicata alla vita di Evarist Galoise (un matematico precursore dell’algebra astratta, e imbevuto di ideali di libertà, vissuto nella Parigi ottocentesca della Restaurazione e morto in duello a soli vent’anni). E ancora, la sezione d’approfondimento dedicata alle avanguardie europee (i rapporti con il cinema del filosofo Jean Francoise Lyotard), l’evento speciale “Il cinema delle pianure”, con la proiezione di tre film dello scrittore Gianni Celati. Poi opere fuori concorso, viaggi nel mondo del lavoro (va sicuramente citato Mare Nostrum di Stefano Mencherini, docu-film censuratissimo sui clandestini) e nel “cinema utile”, dibattiti-incontro tra professionisti del settore (Franco Giraldi, Dino Audino, Alberto Crespi) e gli studenti (tra cui gruppi selezionati delle Università di Bologna, Pisa, Venezia e dalla Scuola Nazionale di Cinema di Roma).

Ma questa edizione di Anteprima va ricordata anche, e soprattutto, per umiltà e coerenza organizzativa pur avendo avuto il coraggio di rischiare, per essere stata capace di creare uno stretto legame tra cittadina e eventi, per i divertenti videomagazine di informazione-approfondimento realizzati ogni giorno dagli studenti della Scuola Nazionale di Cinema (e coordinati da Daniele Segre), per il manifesto-simbolo adottato e disegnato da Elle Kappa: sberleffo ironico, vitale e propositivo contro un cinema carino e superficiale e contro facili forme di snobismo intellettuale autocelebrativo. Per un cinema italiano capace, finalmente, di essere anche autocritico.

[giugno 2003]


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