Bergamo Film Meeting - Concorso: Spirál
È fin qui, certamente, il migliore fra quelli in concorso a Bergamo il film di esordio della regista ungherese Cecilia Felméri, nata però a Cluj, in Romania nel 1978, appartenente dunque alla minoranza ungherese della Transilvania - e infatti il film è una coproduzione dei due paesi, con attori e attrici provenienti da entrambi i paesi. Il film si intitola Spirál ; malgrado l’origine magiara non ha bisogno di essere tradotto. Sarà la presenza dell’attrice Alexandra Borbély ma il film ha ricordato a tratti Corpo e anima di Ildikó Enyedi, il film che vinse a Berlino nel 2017, con cui Spirál condivide una certa laconicità, una certa atmosfera misteriosa, in cui il carattere inquietante e ominoso della Natura gioca un ruolo decisivo (ricordate i cervi?).
Articolato con molte ellissi in un arco temporale di circa un anno, come si desume dal trascorrere delle stagioni, il film si svolge, fatti salvi gli ultimissimi minuti, tutto in perfetta unità di luogo, ovvero in una casa in riva al lago, vero protagonista del film, dove da una vita risiede il personaggio principale Bence che senza troppa convinzione, silenzioso e malmostoso, cerca di trarre profitto dal laghetto/vivaio affittando capanni/bungalow ai pescatori e obtorto collo cerca di avvalersi di finanziamenti green. Ma il primo a non crederci è proprio il protagonista che sembra invischiato in un passato molto pesante ricco di sensi di colpa (in quel lago è probabilmente annegato il padre, il primo che aveva avviato un’attività in loco e Bence aveva continuato per inerzia), in un presente poco allettante accanto alla sua donna, Janka, a cui, come ci racconta la scena iniziale, un po’ animalescamente ha ancora voglia di saltare addosso, ma con cui fa fatica a comunicare. Poi una volta arriva la zia a celebrare l’anniversario della morte. E Bence non riesce a comunicare neppure con lei, né a provare un vero lutto per la morte del padre. Insomma l’uomo è prigioniero di quella spirale di cui al titolo.
La morte è il vero Leitmotiv di questo luogo in cui la natura esemplata dal lago sembra voler eliminare ogni traccia di civiltà, inghiottendo e uccidendo; sono soprattutto i pesci gatto, crudeli e spietati ad incarnare il gorgo infame di cui Bence è prigioniero, un gorgo che a un certo punto si prende anche Janka. La reazione del protagonista che pure sembra provare qualche breve momento di disperazione e cerca di rianimarla, contribuisce a rendere il film oltremodo inquietante, le scene successive alla morte della donna, non prive di momenti autenticamente thriller, sono certamente le più belle di tutte. E quando fra animali che si annidano in casa, misteriosi cadaveri e tanti altri segnali strani arriva la seconda donna del film, Nóra, interpretata appunto da Alexandra Borbély, che potrebbe salvare Bence, lo spettatore si aspetta che pure lei, quantunque animata da tanti buoni propositi, finirà per uscirne stritolata. Anche se poi le scene finali, non senza sorpresa, sembrano invece indicare una possibile e a quel punto improbabile via d’uscita dal gorgo, dalla spirale. Siamo in presenza di un film piuttosto originale sul piano della sceneggiatura, con uno stile riconoscibile, anche nel continuo slittare dal realismo puro quasi al meraviglioso, film d’autore e film di genere insieme.
Spirál -Regia: Cecilia Felméri sceneggiatura: Cecilia Felméri; fotografia: György Réder; montaggio:Péter Politzer; interpreti: Bogdan Dumitrache (Bence); Alexandra Borbély (Nóra), Diána Magdolna Kiss (Janka); produzione: Libra Film Productions origine: Ungheria, Romania 2020; durata: 98’.