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Berlino - "Tanz im August" – OLIVIER DUBOIS : POUR TOUT L‘OR DU MONDE e Faune(s)

Pubblicato il 27 ottobre 2008 da Paolo Sanvito


Berlino - "Tanz im August" – OLIVIER DUBOIS : POUR TOUT L‘OR DU MONDE e Faune(s)

Berlino - Settembre 2008 Tra le più interessanti novità del festival di Berlino - "Tanz im August" va indicato il coreografo francese OLIVIER DUBOIS, qui rappresentato da ben due spettacoli. Il primo è Faune(s) una dirompente reinterpretazione de L’après- midi d’un faune, ospitato nella grande sala dei Berliner Festspiele; il secondo Pour tout l’or du monde, al Podewilsches Palais. Come in numerosi casi nel programma questo festival, anche nell’opera di Dubois il tema è la configurazione dell’identità maschile nelle sue varie sfaccettature e, soprattutto, disgregazioni. Come negli impressionanti spettacoli di Ivo Dinchev (Sofia) o nel più fragile Marc Rees (Londra), è il travestimento a instradare verso la sua comprensione.

In Dubois la mascolinità è certamente ancora quella brutale e primigenia, non importa se deviata (impersonata dall’accalappiatore di giocatori di tennis nel parco pubblico del film iniziale dello spettacolo, in cui sempre Dubois è protagonista; con la regia del filmmaker Christophe Honoré e un cast di danzatori) ma anche il suo prorompente patetismo, ai confini del ridicolo e del subumano – sia nel film, sia nella vicenda del fauno raccontata dopo. In altri termini, sembra di poter vedere attraverso lo spettacolo, c’è una dimensione dell’umano, specialmente maschile, che si congiunge molto da presso alla dimensione belluina. Quando , dopo la proiezione del film, Dubois ricompare sulla scena dal vivo, vestito con un indumento o mantello di finta pelle bovina e – più tardi - con corna da capro, la percezione è, in sintonia con gli intenti dell’artista, travolta dal senso di parodia. E’ quindi da questa specie di scricciolo (la cui capitolazione ci è stata già mostrata nel film iniziale e quindi ce la attendiamo puntualmente e inevitabilmente) che dovremmo attenderci il rapimento delle ninfe e, potenzialmente, il loro abuso sessuale alluso dal mito? L’incolmabile lontananza ed estraneità del mito e dell’antico non si è mai fatta sentire tanto fortemente quanto su questa scena.

Dubois scava negli archivi della storia occidentale del teatro, e nel loro „estratto concentrato“. Nei balletti di Diagilev è l’incunabolo della danza non solo francese, ma si può dire europea, e Parigi era allora capitale mondiale della cultura. Di conseguenza, l’inquietante e l’orrido, di antica tradizione, ma anche il perverso e il perturbato della psiche malata dell’inizio secolo, il tempo dei sanatori per psicotici e tisici, dell’invenzione della nevrosi come malatttia mentale, e della prima psichiatria, tutto questo si ribalta oggi nelle sale come fantasma dell’eredità tuttora acquisita da chi pratica la danza attualmente. Il brano di Nijinsky finì in scandalo e risse per strada (quanto altri mai) esattamente il giorno della sua premiere nel 1912. A questo scopo per Faune(s) Dubois si serve anche di ulteriori versioni della coreografia originaria di Dominique Brun e Sophie Perez, e tra l’altro, all’inizio dello spettacolo, vi aggiunge l’ interpretazione extra-mediale, puramente cinematografica, del filmmaker Christophe Honoré. Infine con una netta cesura lo spettacolo approda ad un momento apocalittico, in cui il pubblico è travolto da rumore e boato assordante di macchine industriali, un’analogia con la catastrofe imminente di guerra strisciante e dello scoppio delle centrali energetiche.

Il fauno è un dio della mitologia classica; quindi il protagonista del brano coreografico di questa serata è, nel messaggio che il medium teatrale consegna al pubblico, interprete di un dio, appunto incarnato nel nuovo ruolo della finzione teatrale; le parole esplicite sulla scena di Dubois-Nijinsky non lasciano dubbi. In questo senso può essere compresa la dichiarazione proclamata sulla scena di Nijinsky/Dubois , che egli sia Dio incarnato (si tratta di un frammento di una dichiarazione effettivamente fatta da Nijinsky e tramandata dalle fonti). Eterna proiezione del destino del Cristo sacrificale sulla dimensione dell’artista. Ma l’azione è allo stesso tempo uno schiaffo al pubblico: dopo la trasfigurazione l’artista-dio defeca sulla scena, riversandovi sopra il suo vaso fecale di tipo primo-novecentesco, quando le toilettes raccoglievano gli escrementi in vasi evacuabili. Poi ci mostra il suo deretano tremolante in piroettante sculettamento: l’alto e il basso sono identici, divinità e scatologia si toccano. Così come il capro certamente ha ben poco di santo e di cristiano, ma è sicuramente, come Cristo, la verità assoluta, la transparence du mal che si nasconde dietro alla vetta più alta del bene. I suoni e boati di macchinari industriali non illudono sul punto a cui siamo giunti insieme al coreografo; l’autodistruzione del mondo europeo che non ha saputo gestire il suo male originario, l’ha forse al contrario solo nutrito e accresciuto. Il capro è divino, ma anche un volto del dio più maligno, il dio della morte, dell’oro e della guerra che inghiotte tutto, che si chiami in Libano Baal o - a Parigi - Plutone o Saturno.

Non meno offensivo e repulsivo è l’ assolo Pour tout l’or du monde, in cui i parametri dell’ideale della lingua corporea classica e il suo canone di bellezza vengono disattesi platealmente; la corporeità invadente di Dubois è strumento di riflessione ironica su di essi, dato che sono proprio questi ideali, grazie all’uso del linguaggio e allo stesso tempo del suo tradimento a venire ridicolizzati. La „scuola“ di sovversione che l’artista ha frequentato per arrivare a tanto sarcasmo d’atronde la dice lunga: Angelin Preljocaj, Jan Fabre, Karine Saporta. Olivier Dubois con: Dominique Brun, Sophie Perez / Xavier Boussiron, Christophe Honoré Produzione: COD Production con: TANZ IM AUGUST – Internationales Tanzfest Berlin, Festival d’Avignon, MC2:Grenoble, Maison de la Culture d’Amiens, Centre de création et de production, La rose des vents Scène nationale Lille Métropole (Villeneuve d‘Ascq), Théâtre des Salins / Scène nationale de Martigues, Les Spectacles Vivants (Centre Pompidou, Paris), Centre National de la Danse (Pantin), Centre Chorégraphique National Roubaix Nord-Pas de Calais Compagnie Carolyn Carlson, Les Films d‘Ici Finanziamento: Centre chorégraphique national de Grenoble / Jean-Claude Gallotta als Teil von “l‘accueil studio 2008”, Ballet de Biarritz / Thierry Malandin als Teil von “l’accueil studio 2008”, DRAC Ile de France – Ministère de la Culture et de la communication, Fondation Beaumarchais


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