X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



BIANCOFANGO A RIALTO SANT’AMBROGIO

Pubblicato il 24 marzo 2009 da Laura Khasiev


BIANCOFANGO A RIALTO SANT'AMBROGIO

Con FRAGILE SHOW si chiude la trilogia con cui la compagnia BIANCOFANGO ha portato in scena il tema dell’inettitudine.
La drammaturgia ha preso spunto dal romanzo di Thomas Bernhard "Il soccombente". Il testo è stato rielaborato da Francesca Macri e l’attore Andrea Trapani è riuscito a compiere una costruzione scenica davvero sorprendente. L’accento toscano, i movimenti frenetici, lo sguardo allucinato, hanno fatto sì che il personaggio di Werthaimer creasse un legame molto forte col pubblico. Lo spettatore si è infatti sentito complice sin da subito con il Mastino, che ha raccontato una fase della sua vita, quasi come stesse facendo una confidenza alla persona più cara.
Egli torna nella sua villa in provincia di Firenze dove organizza una festa di ritrovo per amici. Mastino racconta del matrimonio di sua sorella, ultra quarantenne, con un ricco di Monza e del suo allontanamento dai festeggiamenti. Così, lo si ritrova pronto a vomitare tutto il suo disgusto per la gente che si permette di giudicare superficialmente, la stessa che sarebbe capace di definirlo un musicista fallito. Agitazione, ma anche rimpianto, negli occhi così come nella voce, per parlare della musica, la passione che lo ha accompagnato in tutti gli anni della sua vita. La panchina è l’unico elemento scenico presente e diviene motivo importante, che insieme al gioco di luci e ai movimenti dell’attore crea uno spazio suggestivo, dal quale non ci si distoglie fino alla fine. È proprio su quella panchina che il personaggio fa scorrere la sua vita, “scioglie” le sue lamentele e ospita i diversi amici presenti alla festa, tutti interpretati da lui stesso, grazie alla straordinaria capacità istrionica capace addirittura di far sentire il pubblico proprio come se si fosse ad una festa affollata. Il disprezzo per quelle persone che ha invitato, le continue critiche mosse agli amici di sempre, che ora però non sa più riconoscere come tali, esce fuori come conseguenza di un sintomo di malessere. Il giovane sta male in questo mondo: voleva essere il migliore nella musica, ma qualcuno lo ha superato. Glen Gloud, musicista canadese, che il Mastino tanto ammira, è però anche colui che gli ha soffiato il “trono” in quel grande regno della musica.
Il viaggio a New York lo ha cambiato e lui è tornato nel suo piccolo paesino della provincia fiorentina con qualcosa in più o forse con qualcosa in meno. Disagio di stare al mondo, in questo mondo, dove anche un aforisma come “chi tace acconsente”, diviene una stonatura. Egli si stente stretto nel luogo dove ha sempre vissuto, a disagio con gli amici con cui è cresciuto e con i quali ha condiviso le sue passioni, sente che tutto è fuori luogo, persino la festa da lui stesso organizzata.
“Chi tace, non acconsente, o comunque non sempre, chi tace forse non ha niente da dire, chi tace forse è perché sta pensando”: questo il leit motiv che governa lo spettacolo, nel quale sembra esser racchiuso tutto il malessere del giovane musicista. Così, colui che viene visto come un “fallito” dai più, è forse l’unico a saper guardare oltre; ma oltre c’è sempre il buio e forse per questo egli avverte un disagio.
Come un idiota dostoevskiano, egli appare quasi come un pazzo e, invece, è probabilmente l’unico ad aver capito qualcosa. La musica che egli porta dentro è anche quella che lo trascina in un cammino senza meta, alla ricerca di se stesso e di una serenità che non si sa se riuscirà a trovare.
Spesso una maggiore consapevolezza non è fonte di quiete interiore, ma anzi crea tumulto e inquietudine: forse proprio questi elementi, che caratterizzano l’uomo moderno, sono una fonte di forza incredibile. Nello spettacolo si è parlato principalmente di una rottura, una crisi della propria individualità, che non si riconosce più, il dramma di oggi è proprio questo e la compagnia ha saputo con questo spettacolo, trasmettere sia la condizione di un’insofferenza ma anche la voglia di superarla, tenendosi dietro le sconfitte del passato, per non finire cullati dal senso di angoscia come il protagonista.
Una tematica dunque che ci riguarda da vicino e che rende questo lavoro degno del vero teatro, quello che svolge una funzione sociale e nello stesso tempo porta a scavarsi dentro anche quando le luci son spente.


(BIANCOFANGO A RIALTO SANT’AMBROGIO ); Regia: Francesca Macrì e Andrea Trapani; drammaturgia, e adattamento: Francesca Macrì eAndrea Trapani; luci : MIrko Maria Coletti; scenografie: Francesca Macrì; costumi:; interpreti: Andrea Trapani; teatro e date spettacolo: Rialto Sant’Ambrogio 30/31 Gennaio 1 Febbraio; info: Dall’opera "Il Soccombente di Thomas Bernhard ;


Enregistrer au format PDF