Bizarra. Una saga argentina - All’Angelo Mai di Roma.

Questa non è una recensione teatrale. Questa è la cronaca di un’esperienza. Bizarra è una teatronovela, un oggetto “altro” rispetto a tutto ciò che siamo abituati a “fruire”. Se conserva la serialità e la ripetizione come caratteristica comune alle soap, alle telenovelas e alle serie TV si discosta invece incredibilmente da quest’ultime per il modo di “vederle”. Anzi, di solito i tre prodotti televisivi si “consumano”, nel senso che mentre la si vede si sublima qualche necessità nascosta, si vive per il tramite dell’eroe televisivo perché non si ha tempo o si ha paura di vivere o paura d’amare (questi ultimi se non sono già potrebbero essere titoli di altreattante soap o telenovele), oppure si scarica la propria aggressività ammirando segretamente le gesta del cattivo che tenta in tutti i modi di ostacolare la storia d’amore tra i buoni, ci si allena a fare previsioni socio-psicologiche sulle vicende dei personaggi, o semplicemente ci si rispecchia come in qualsiasi melodramma che si rispetti. Con Bizarra no. Dopo la terza o quarta volta che si assiste alla rappresentazione la si “vive”. Magia forse del teatro, dove le persone sono in carne e ossa, dove se fa freddo si ha freddo con gli attori, ma sopratutto magia della serialità o “ripetuta” come viene chiamata tecnicamente. Fatto sta che dopo un certo numero di rappresentazioni (chi scrive ha seguito Bizarra dalla quarta alla decima puntata) sembra di vivere la storia (assurda e grottesca ma con una sua geniale coerenza interna) insieme agli attori, anzi insieme ai personaggi.. La rappresentazione è strutturata essenzialmente in quadri statici (come le soap e le telenovelas) che si intrecciano e ripetono velocemente. Gli attori (34, eccezionali spesso fanno due personaggi di solito opposti come carattere, ruolo e modo di parlare) agiscono su vari registri, sopratutto il comico e il drammatico risultando sempre credibili. Anche dopo un siparietto comico il dramma di un innamorato respinto non sarà solo pateticoe ironico, ma anche drammatico. Ce lo aveva già mostrato David Lynch (insieme a Mark Frost) che la serialità, la soap, il tempo reale è un’occasione mancata, una risorsa preziosa, troppo preziosa per lasciarla a prodotti che raschiano il fondo barile degli stereotipi e degli archetipi. Twin Peaks era costituita da 30 episodi di 45 minuti e si sviluppava in maniera assurda – in maniera molto simile a Bizarra – distruggendo tutti i meccanismi e mettendoli in mostra (il doppio, il cattivo che possiede i buoni, etc.). Bizarra mischia le carte talmente tanto che il finale non conta più, i meccanismi sono talmente visibili che entrano a far parte della narrazione e ogni tanto anche gli attori stessi vi assistono ipnotizzati mangiando pop-corn . Il vero finale è quello in cui tutti gli attori, in coro col pubblico cantano “Un anno d’amore”. Lo spettacolo diventa anche la visione dello spettacolo, lo spettacolo è anche la maniera in cui – puntata dopo puntata – cambia la tua fruizione dello spazio e del tempo durante Bizzara, lo spettacolo è anche il proprio coinvolgimento lento. L’altra caratteristica di Bizarra è il suo essere teatro politico e telenovela insieme, cortocircuito postmoderno di “alto” e “basso” dove non si capisce più chi è al servizio di chi. Teatro politico argentino con un’infinità di relazioni con la letteratura argentina, sul mito della città di Buenos Aires (da Roberto Artl a Leopoldo Marechal con Adan Buenosaires, ma sopratutto il fantastico porteño con Julio Cortazar, Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges). Teatro politico che puntata dopo puntata, quadro dopo quadro mostra il degrado economico e culturale di una nazione che non è necessariamente l’Argentina, e non lo mostra declamandolo ma attraverso i personaggi e le loro storie. Altro spettacolo nello spettacolo è costituito dalle quinte laterali dove gli attori si preparano ad andare in scena o si cambiano dovendo cambiare personaggio. Anche questo meccanismo narrativo a suo modo geniale perché il teatro stesso viene messo in scena alla stessa maniera dei meccanismi narrativi del genere (un esempio: durante un noioso “recap” ovvero riassunto di puntate precedenti o racconto della storia precedente del personaggio – particolarità noiosississima delle soap e di molte telenovele dove ci si assicura che in qualunque momento ci si sintonizzi si possa avere un’idea della storia per seguirla - gli attori in scena si addormentano annoiatissimi. Le quinte diventano quindi uno spettacolo parallelo: alcuni attori si cambiano veramente, alcuni si preparano, alcuni fanno finta di cambiarsi, alcuni fanno finta di prepararsi, altri si fermano un attimo a spiare interessati a ciò che stanno facendo gli altri in scena, altri continuano a recitare una parte ormai sorpassata dalla rappresentazione che ha cambiato quadro, altri recitano la loro parte come se fossero sul palcoscenico, altri si appartano per fare sesso, etc. La trama e i personaggi alla fine scompaiono per far posto solo ad una sensazione di condivisione con la rappresentazione stessa. Trama e personaggi forse servono solo a distruggere la distanza tra noi e il palcoscenico e Bizarra diventa quasi uno spettacolo situazionista nel senso più genuino del termine, catapultandoci dentro una situazione quasi paradossale di teatro non alienato.
Ma Bizarra non smette comunque di essere una telenovela vera e propria con una sua sigla riconoscibile (cantata a memoriadal pubblico prima di ogni puntata) una serie di gadget ironici e intelligenti per sostenere l’autoproduzione come l’album delle figurine e pornocalendario.
Un’ultima notazione è per l’incredibile lavoro di chi ha prodotto e realizzato Bizarra. Dalla regista Manuela Cherubini che ha dovuto governare più di 30 attori e più di 100 personaggi (vedi scheda) per 10 puntate e lo ha fatto con incredibile precisione e sensibilità, agli stessi attori che hanno dovuto imparare a memoria 30 ore di rappresentazione per 2 o tre personaggi tanto che forse alla stessa maniera dello spettatore Bizarra finiva quasi con il coincidere con la loro vita. E alla produzione che è una produzione indipendente di 4 o 5 (vedi scheda) realtà realizzata in un centro sociale L’Angelo Mai, ormai divenuto un punto di riferimento imprenscidibile per sapere cosa si muove intorno al teatro indipendente e per sapere quali saranno i temi e le compagnie del futuro, una vera manna per chi vuole entrare in contatto con i nuovi stimoli dell’avanguardia e della sperimentazione.
Concludendo, quando Bizarra è finita, siamo stati per un attimo molto tristi, certi di aver non soltanto visto, ma anche “vissuto” qualcosa di importante.
Bizarra si svolge nella città di Buenos Aires, importantissimo snodo per tutta la letteratura, sudamericana e non.
Di seguito una breve scheda.
Il mito di Buenos Aires
Il destino di Buenos Aires, costantemente tesa fra la storia e il mito, sembra essere inscritto già nelle vicende della sua duplice fondazione. Nel 1536 le continue inondazioni del Río de la Plata, una carestia feroce e la strenua resistenza delle popolazioni locali mettono in fuga Pedro de Mendoza e i suoi uomini, mandati a fondare la Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre sulle sponde del “fiume immobile” - come lo battezza Eduardo Mallea, scrittore porteño degli anni Quaranta. Solo nel 1580 avviene la seconda e definitiva fondazione e solo nel 1580 Buenos Aires entra nella storia. A questo momento iniziale dedica i versi memorabili di Fondazione mitica di Buenos Aires Jorge Luis Borges, uno dei creatori della mitologia porteña, nella cui opera la Buenos Aires sarà raffigurata per emblemi, immortalata nei suoi personaggi marginali e nei quartieri di frontiera, proprio lì dove la città sembra sfumare e con essa la consistenza stessa della realtà. La Buenos Aires metafisica di Borges convive nell’immaginario letterario con altre rappresentazioni mitiche, ad esempio quella di Roberto Arlt, che nel romanzo I sette pazzi (1929) descrive la Capital Federal come un universo allucinato e violento, una moderna città in crescita vertiginosa attraversata da personaggi anch’essi ai limiti: un ritratto, dunque, quasi antitetico a quello offerto da Borges. In questi stessi anni, a contribuire alla mitizzazione di Buenos Aires – alla sua trasformazione in parola, immagine, discorso letterario – sono pure i testi di tango, che inizialmente parlano la lingua del porto e dei suoi uomini. Il mito risuona allora di accenti provenienti dall’altra parte dell’oceano e racconta storie di delusioni e miserie che, seppur originariamente legate alle difficili circostanze storiche, vengono trascese sino ad acquisire il valore di una disfatta esistenziale, un destino incompiuto simile a quella degli antichi fondatori della città… La letteratura narra, tra le altre cose, la paradossale condizione di nostalgia di Buenos Aires, capitale della periferia, decisa – in un certo senso ‒ all’esordio della nazione argentina dal progetto culturale previsto per il nuovo Stato, tutto rivolto verso l’Europa. Forse non è un caso, allora, che un autore intrinsecamente porteño come Julio Cortázar, visse fra Parigi e Buenos Aires e tra Parigi e Buenos Aires scelse di ambientare uno dei romanzi più belli sull’identità culturale argentina, Il gioco del mondo (1963), quasi che le due città fossero l’una il doppio dell’altra… Buenos Aires una e molteplice, dunque, immobile e mutevole, probabilmente, ma soprattutto, per dirla con le parole di Borges “eterna come l’acqua e come l’aria”.
Di seguito riportiamo la trama delle puntate di Bizarra
Prima puntata – Nasce una stella bizzarra Un’antica profezia ed una strana eclissi solare: due gemelle, figlie della cantante bionda degli ABBA (che si scoprirà argentina), vengono separate alla nascita con diverse fortune: Velita è la bambina povera e affamata, Candela è la bambina ricca e triste. Candela vive nel quartiere più ricco di Buenos Aires, con la sorella di sua madre che non le ha mai rivelato la verità e la spaccia per sua figlia, nonostante la tratti con disprezzo. Ha un fratellastro, Dubian, gay e tossicodipendente, che la disprezza altrettanto. Nessuno viene alla sua festa di compleanno, se non i ricchi amici che la matrigna ha invitato solo per presentare la sua nuova protetta: un’artista plastica di nome Trisha Hinge. Candela ha preparato un profumo da regalare agli invitati, ma accade qualcosa e lei sarà costretta a fuggire e nascondersi. Velita, che non sa leggere né scrivere, ma ha tanto amore da dare, lavora in un mattatoio, ed è stata adottata da una famiglia poverissima, che la umilia quotidianamente: ha una sorellastra, Alba, e una matrigna crudele, Wilma. Vivono a carico di un uomo, Franco, che anni addietro ha investito Wilma che approfitta dei suoi sensi di colpa. Franco ha una figlia, Genoveva, brutta, cieca e pallosa. In questa puntata incontriamo anche: Huguito Capriota, un sindacalista carico di odio di classe, amico di Velita; il Dottor Olof Noren, uno svedese che pratica l’ipnosi mediante i greatest hits degli ABBA; Julio Tramutola, un poliziotto onesto e innamorato, mago del travestimento, in missione segreta; Yeni Benitez, indomita rappresentante di comitato di quartiere, e molti altri personaggi memorabili.
Seconda puntata – Tra le felci Nella seconda puntata di Bizarra, ad inasprire il conflitto iniziale, compare il risvolto criminale: tutta l’alta società è diventata dipendente da Bizarre, un profumo che non si riesce più a produrre. Candela, la nostra losca profumiera, deve fuggire e nascondersi nell’anonimato a Merlo, sobborgo di Buenos Aires, a casa di Velita, dove le due sorelle, senza riconoscersi, intessono un rapporto affettuoso. Velita cerca d’imparare a leggere e a scrivere e si dibatte tra la fedeltà al suo maestro innamorato, Washington Ureta, e lo sconvolgimento ormonale che le provoca il vero amore per il violento Colonnello Sebastian Pierri Macao. Una passione che la farà soltanto soffrire e soffrire. Spionaggio israeliano, violenze domestiche e sessuali, lo scioglimento degli ABBA a fronte dell’imminente ritorno della bionda in Sudamerica ed un dibattito magistrale sullo sviluppo della drammaturgia contemporanea. Tutto questo nella rovente, urgente, fatale seconda puntata di Bizarra. Una saga argentina che ha ormai conquistato il tuo cuore.
Terza puntata – Il patacòn Nella terza puntata Cupido ha scagliato le sue frecce! Velita ama perdutamente il valoroso Sebastian, che ama la scomparsa Candela, che non ama nessuno, ma è amata anche da Julio Tramutola, che è a sua volta amato da Genoveva, che nemmeno lo conosce. Alberto Pierri Macao ama il denaro al di sopra di tutto e non vuole farsi sfuggire la formula del profumo Bizarre. Candela continua a nascondersi, lontana dal suo mondo, dalla sua cameriera afasica, dal suo cavallo Bruno, ma comincia ad integrarsi nella nuova comunità, cercando di rendersi utile e risolvere i problemi degli indigenti. A causa di un orribile equivoco mattatoio-bordellistico e di un altrettanto orribile vino, Sebastian e Velita vivono un accadimento inaspettato, che li legherà per la vita. Un accadimento di carattere sessuale. Di passaggio: la fredda e meticolosa organizzazione di un sequestro lampo (Alba e Wilma fingono di aver rapito Candela per poter chiedere un riscatto alla sua ricca famiglia, che se ne infischia, non fosse per la formula del profumo…), l’invenzione di un ticket provinciale per alleviare la fame dei poveri (il Patacon), la falsificazione di un servizio da tè della dinastia Ming nel Museo d’Arte Decorativa, numeri musicali (compare qui il Signore della Danza, ovvero la seconda vita dell’affarista senza scrupoli Alberto Perri Macao, padre di Sebastian), fandango e cha-cha-chá a bordo del Queen Anna, che nel mezzo dell’incubo Club-Med trasporta Agnetta (la cantante bionda degli ABBA), ora Encarnación, a riparare agli errori del passato.
Quarta puntata – Il lungo braccio della legge Fatidiche capriole del destino nella quarta puntata: Velita potrebbe morire! Incidente o puro e semplice Capitalismo Selvaggio? Il Signore della Danza assolda la temibile Magnifica Panda, killer infallibile, per garantirsi l’eterno silenzio di Sebastian, testimone involontario di un inconfessabile segreto. Tutto sembra precipitare per i nostri protagonisti, per non parlare dei nostri altri multiformi personaggi. Trisha, per esempio, perde l’ispirazione e cerca un qualche utilizzo pratico dell’arte pittorica: se sapesse a quale recondito labirinto la condurrà questa ricerca! Wilma cerca di riscuotere il riscatto per un sequestro che non ha mai perpetrato e le cose le sfuggono di mano. Trascorreremo gran parte della puntata nel commissariato 12, assistendo a cose che sarebbe meglio non vedere: la Fiera dell’intimo da poliziotto, magia nera, sesso in cambio di denaro, vecchie morte nel passato di ritorno in forma di fantasmi bambini. Quinta puntata – C’è gente per cui 350 pesos non son nulla E arriviamo al cuore della storia, ci spariamo tutte le cartucce perché dalla quinta puntata nessuno esca senza il fazzoletto zuppo di lacrime. Il Patacon crea problemi: Candela inventa un’altra di queste cosine dal nome fantastico. Viene celebrato il concorso di bellezza operaia Miss Conceria: qualcuna raggiungerà la fama, ed altre cadranno nel baratro della povertà e dell’ignominia. Quale destino toccherà a Velita? Abelarda Ritchie de Pierri Macao lascia il suo centro benessere apicolo e viene a far giustizia. Encarnacion sbarca in Brasile alla ricerca di una delle sue gemelle abbandonate, ma viene assalita e derubata, perde la memoria a causa del trauma e una famiglia carioca la adotta: rimane relegata in un favela per un sacco di puntate; Huguito s’innamora e tenta la rivoluzione domestica, Alvaro scioglie la briglia alla sua lussuria insaziabile, vorace come la notte, scura come il fiele. Sesta puntata – Ah, se il Corano fosse più chiaro! Un’altra superpuntata, piena di sorprese, effetti speciali e lucine! Candela deve nuovamente fuggire e nascondersi in uno strano convento; Washington viene arrestato per un crimine che non ha commesso per salvare Velita; un antichissimo segreto palestinese viene sussurrato all’orecchio omosessuale di Dubian. Dipendenza e fanatismo non sono un buon cocktail, ma ancora peggiore fra le mani di Amelia Batin, la cameriera sciroccata di Candela, che diventa tossicodipendente e si mette alla caccia della droga palestinese. Franco trova lavoro, ma è molto peggio di prima. Encina, moglie di Franco, incinta e sensitiva, scopre con orrore la profezia di sua madre morta, ed in questa puntata ci sarà più sangue di quanto occhi innocenti possano sopportare. Massoneria all’ora della siesta, coltivazione di carote sataniche, una suora inseguita da un pollo, Encarnacion trova un microfilm che cambierà la sua vita brasiliana. Niente sarà lo stesso dopo la sesta puntata. Comunque, niente era lo stesso neanche prima. Vedere o perire, perché niente potrà spiegarti tanti avvenimenti se non i tuoi propri occhi.
Settima puntata – La porta del diavolo Nella settima puntata Tramutola e Washington, compagni di prigionia, scoprono, a causa di un errore musicale, parte dell’orrendo crimine familiare perpetrato da Felicia (matrigna di Velita) anni addietro a Punta dell’Est. Ti sembra di aver già visto tutto? Mentre le nostre spregevoli donne morte di fame allestiscono i loro traffici (che consistono fondamentalmente nel creare una falsa tassa, resuscitare Velez con sistemi magici, rubare il fidanzato alla sorella o sequestrare due elefantini da un circo) il Male, il Male autentico, quello dai mille nomi, l’Angelo Caduto, fa la sua magica comparsa. Condotto dall’innocente mano di Candela, Satana con i suoi seguaci, giunge con un piano ben preciso. Non conosce bene la lingua, quindi si farà un po’ quel che si può. Il macabro piano – l’apertura degli inferi – ha bisogno di una chiave, quella di sempre: bisognerà corrompere l’anima più nobile! Chi potrà mai essere? Sì, la nostra eroina incinta, che dà alla luce simultaneamente Melody e Coral! Perché la storia non è altro che ripetere se stessa fino a morire di dolore. Nel frattempo, Sebastián continua a subire l’umiliazione nel corpo e nell’anima, Genoveva si fa strada nella professione più vecchia del mondo e Huguito organizza il grande sciopero generale. Ma grande davvero. L’Argentina arderà tra fuoco e fiamme o si rialzerà in piedi. Cercavi emozioni? Ecco Bizarra. E non dimenticare le figurine! Ed il concorso che ti permetterà di partecipare alla decima puntata! Hai visto com’è difficile accaparrarsi la 39? E la 113, non ti pare ideologicamante scorretta? Figurine, magliette, calendari erotici, CD con la colonna sonora originale. Bizarra è un mondo intero, ed è alla tua portata: lasciati conquistare.
Ottava puntata – La democrazia è il peggiore dei sistemi conosciuti È ora di fare giustizia! Ma quale giustizia? Possiamo offrire soltanto un rimedio infame. Prendilo lo stesso, perché peggio sono l’incertezza ed il niente. Il fatto è che i nostri innumerevoli conflitti giungono dinanzi alla Corte Suprema. E sapevi che la bilancia raffigurata nell’immagine della giustizia è greca ed è la bilancia-imprecisa? Che la porta dei Tribunali, dove dovrebbero regnare il laicismo ed il buon senso, sostiene un’immagine religiosa che gl’impiegati si rifiutano di togliere perché ci sono affezionati, e perché questo è un paese cattolico? E a chi interessa tutto questo? Ciò che dobbiamo sapere è che Velita dovrà scegliere, come già sua madre, quale delle sue bambine tenersi. Povera Melody! O povera Coral! Franco dovrà pagare per un crimine automobilistico che forse non ha mai commesso. Nel frattempo, la testa di Candela non smette di elargire meraviglie. Questa volta concepisce un modo per evitare la fuga dei capitali verso le monete straniere. Un casino incredibile al Commissariato 12. L’Avvocatessa Roviro finisce tra le fauci del lupo. Se non sapete chi sia, non importa. Un processo di dimensioni mostruose. E Genoveva, sempre ad un pelo dal “vedere” la verità. Credevi che la tua vita fosse complicata? Rilassati e guarda: questo è un bordello.
Nona puntata – L’amore è una trappola per topi Vi raccontiamo di cosa tratta la nona puntata? Anche se, cosa importa adesso? Certo, se non siete rimasti presi prima, non c’è niente che possiamo fare per voi. BIZARRA è un sentimento non alienabile, e tantomeno riassumibile in 800 caratteri. L’amore è porco, e sembra reggersi su regole anti-newtoniane. L’Amore si diverte con i paradossi, e i drammaturghi inesperti sono affascinati dalle trame secondarie, a tal punto che Velita e Candela si sono ridotte ad essere terreni abbandonati in questo patchwork di passioni smisurate: Dubian e Sebastian vedono prendere una piega irrecuperabile alle loro passioni gay, avanza la tempesta di Santa Rosa, la nostra killer Magnifica Panda sgomenta e scalcia, Velita trionfa imprenditrice nella raccolta del cartone, Satana sa ciò che vuole e lo persegue, Amelia si perde in Palestina, Yeni combatte, e l’Aldilà è più pieno di gente dei nostri camerini. Frociaggine e coltivazione diretta! Pop ed horror vacui! Pelle, latex e amore! Il climax prima del finale. Rimani con noi, che ormai manca poco: questa è la puntata dalla quale tutti escono in lacrime.
Decima puntata – Alla fine di tutto dammi dei baci Ci credete tanto idioti da anticiparvi il finale della saga? Non lo sarebbe nemmeno Amelia Batin. Possiamo soltanto smentire alcune malevole voci di corridoio: BIZARRA non finisce come molti dicono in giro con Velita che vince Operazione Trionfo. Né con Candela che apre un bordello di minorenni a Rosario. Né con gli ABBA che comperano i diritti di Gilda per farne un remake. BIZARRA finisce con poesia, con artificio, con un angelo. Dio verrà dalla Germania (Almeno così ci ha promesso Niels Bormann e dice che ha già trovato un passaggio) a mettere in ordine alcune cose, e ciò che non si riesce a salvare, si butta. Oltretutto, aspettiamo i vincitori del concorso col loro album completo, che parteciperanno sul palcoscenico allo scioglimento apocalittico della vicenda. Finisce male? Finisce bene? Entrambe le cose? Si sposano? Sono tutti fratelli di tutti? Soltanto un consiglio: portate i fazzoletti. Portatene molti. Non venite con persone che possano prendersi gioco di voi vedendovi piangere. E non portate le vostre fidanzate: prendetene una direttamente tra quelle del cast di Bizarra, che a partire da adesso rimangono libere. Libere, con una gran voglia di conoscere nuova gente! Una puntata per mettere fine ad una grande festa, per salutarsi con il moccio al naso. Un episodio agrodolce, che da dipendenza come il profumo di Candela, lucido e fatale come Trisha Hinge. Bizarra ti fugge tra le mani. Esiste la vita dopo Bizarra? Vieni. Nessuno può viverla al posto tuo
Link utili per saperne di più su Bizarra
Trailer Bizzarra a Roma http://www.youtube.com/watch?v=bAHb...
Teaser tutto Bizarra in 3 minuti circa http://www.youtube.com/watch?v=suFu...
La rassegna stampa (dal sito bizzara.it) http://www.bizarra.it/stampa/dicono...
L’autore (da http://www.bizarra.it/cose-bizarra/...) http://www.spregelburd.com.ar
traduzione: Manuela Cherubini; Una produzione: Angelo Mai, Fattore K, PsicopompoTeatro, Con il sostegno di: Semintesta – Spazio Zip, Rialtosantambrogio, produzionepovera, I Generali; Direzione artistica: Manuela Cherubini, Giorgio Barberio Corsetti, Giorgina Pilozzi; Squadra Regia: Manuela Cherubini, Giorgina Pilozzi, Fabio Cherstich, Flaminia Caroli; Direttrice di produzione: Donatella Franciosi; Produttrice esecutiva: Francesca Mancini; Location, scene, costumi: Francesco Esposito; Direzione tecnica, disegno luci e video: Igor Renzetti; Video aggiunti: Carlo Hintermann; Produzione video e audio: Semintesta; Suono: Graziano Lella; Comunicazione e promozione: Andrea Carnevali, Ale Sordi; Grafica: Ale Sordi; Ufficio stampa: Francesca Donnini, Ippolita Nigris Cosattini, con Valentina Fanelli (Angelo Mai) e PAV; Interpreti fissi:Stefania Aluzzi, Mariano Arenella, Gaspare Balsamo, Raimondo Brandi, Valentina Bruscoli, Andrea Capaldi, Giorgio Carugno, Pepita Cianfoni, Paolo Civati, Sylvia De Fanti, Gian Marco Di Lecce, Alessandra Di Lernia, Mary Di Tommaso, Matías Endrek, Ferruccio Ferrante, Clara Galante, Andrea Alessandro La Bozzetta, Elettra Mallaby, Andrea Martorano, Luisa Merloni, Paola Michelini, Orsetta Paolillo, Fabio Pappacena, Raffaella Pontarelli, David Power, Marco Quaglia, Laura Riccioli, Alessandro Riceci, Patrizia Romeo, Pamela Sabatini, Laura Sampedro, Simona Senzacqua, Giorgio Sorrentino, Serenella Tarsitano La prima versione italiana dell’opera “Bizarra” di Rafael Spregelburd, traduzione e regia di Manuela Cherubini, è stata una produzione realizzata dal Napoli Teatro Festival Italia per la terza edizione, in coproduzione con Teatro Bellini – Fondazione Teatro di Napoli
