Casa di bambola - l’altra Nora al teatro Valle

Una scenografia che risucchia lo sguardo sin dal primo momento. Incastri di strutture fanno da contenitore alla celebre storia ibseniana che porta il titolo di CASA DI BAMBOLA, a cui il regista Leo Muscato aggiunge il sottotitolo: L’ALTRA NORA, in scena al teatro Valle dal 3 al 15 marzo.
Lunetta Savino è Nora, la protagonista della sua casa, abile giocatrice fra le mura domestiche che deve districarsi tra mille sotterfugi per non far scoprire al marito la verità su come lo salvò dalla malattia. Il non detto diviene così base dell’unione matrimoniale. Eppure sulla scena ci viene mostrata una vita coniugale fatta anche di tenerezze e amore che non travalicano mai, comunque, i confini delle convenzioni borghesi.
Gli interpreti non guardano mai verso il loro pubblico, e questa scelta registica, atta ad aumentare la distanza tra i personaggi e gli spettatori, rende l’atmosfera ancora più sospesa…
Nora è una “bambola” casalinga, che il regista ha reso moderna, frenetica, con i tempi tipici delle donne di oggi, che ancheggia per la casa alle note di una canzone rock per scaricare le sue smanie…frenata dal marito, sempre composto. La donna che, secondo il canone ibseniano, subisce una vita non scelta viene sostituita , in quetsa messa in scena, da una figura femminile più vicina alla nostra sensibilità con la sua costante ricerca di una dimensione di esistenza programmata e voluta, ma priva di punti di riferimento.
Il paradosso di Nora è che si perde proprio fra le mura di casa, laddove dovrebbe essere impossibile perdersi. Eppure son proprio quelle mura che generano lo smarrimento che attanaglia l’animo della donna.
Un flirt col vicino di casa, confidenze con l’amica del passato, capacità pratica di mandare avanti una famiglia, ed eccoli tutti gli ingredienti per una perfetta vita perbene, che nasconde dietro i “lustrini” dell’apparenza, loschi sotterfugi e cose non dette.
L’aggettivo di “altra” sembra calzare a pennello alla nuova versione del capolavoro di drammaturgia classica.
Lo spettatore, in tutto questo, è relegato nella condizione di voyeur e si sente escluso continuamente da quei “ non sguardi” che riceve. Questo lo confonde e lo porta a non capire con chi schierarsi: con una donna che ha mentito per il bene familiare o piuttosto con un uomo che ha avuto accanto per anni una moglie che non gli ha saputo dire tutta la verità.
L’impossibilità a definire i limiti di una divisione manichea tra bene e male del resto è tipicamente moderno e ha la funzione di far attecchire nell’animo umano un conflitto interiore, che Muscato ha saputo tener ben vivo, dando nuova vita al dramma borghese per eccellenza.
La menzogna detta da Nora è a fin di bene, ma essa come un parassita, ha succhiato sangue dal legame amoroso e pian piano anche quella patina che sorreggeva il matrimonio si è andata consumando nella disperazione totale di un uomo che la rinnega come moglie e come madre, facendo frantumare tutto ciò che negli anni era stato costruito. Quelle parole dette per rabbia momentanea vengono presto ritirate e risucchiate dal pentimento, ma è tardi, per la donna, emblema della borghesia e di una scontentezza vestita da quiete; non c’è più speranza…solo un gesto estremo può salvarla dalla gabbia dorata in cui ha vissuto e il rifugio in un altro uomo, così come descritto nella versione originale, oggi ci appare superato, soprattutto perché si è consapevoli di quanto questa non sia affatto una soluzione, ma semplicemente la ripetizione di problemi con combinazioni diverse.
Così il regista riscrive un finale non solo per adattarlo alla scena, ma per renderlo consono alla nostra realtà, che ha ormai metabolizzato i concetti ibseniani. Sarà una finestra a fare da altare sacrificale per la donna e da sipario che chiude la sua esistenza in una fuga estrema dalla vita che ha subìto e alla quale lei si ribella rompendone completamente le fondamenta.
(La Matassa) Regia: Leo Muscato; soggettoHenrik Ibsen ; scenografia Antonio Panzuto: interpreti: Lunetta Savino, Paolo Bessagato, Riccardo Zinna, Salvatore Landolina, Carlina Torta, Barbara Bedrina;luci Alessandro Verrazzi; costumi Federica Sala;produzione CRT/LeArt’
