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Case Chiuse

Pubblicato il 6 novembre 2011 da Annalaura Imperiali


Case Chiuse

Un documentario ramingo per le strade di Roma e di Berlino, a cavallo tra il presente e il passato, arriva fuori concorso al Festival del Cinema di Roma 2011 nella sezione “L’Altro Cinema – Extra”.

Può un argomento come quello delle Case Chiuse, della prostituzione, dei lupanari e dei clienti di alto e basso borgo che sfogano i propri istinti animali con delle sconosciute esperte del sesso attrarre ancora? Se si tratta da una parte di un tema trito e ritrito, è pur vero che è sempre di grande attualità.

Quando si dice effettivamente che quello della meretrice è uno dei mestieri più antichi del mondo non si hanno tutti i torti. Ed è per questo che il regista Filippo Soldi decide di andare a sviscerare il discorso in maniera nuova e personale attraverso le testimonianze reali di donne che fanno questo nella vita, come Vanessa e Safina, due prostitute che lavorano in una sorta di bordello d’alta classe non lontano dal centro della capitale tedesca, e attraverso le testimonianze più o meno dirette di uomini e donne dello spettacolo, della ricerca e della vita vissuta, come Lando Buzzanca, Lina Wertmüller e Eva Cantarella. Ognuno di loro esprime senza veli o la propria prima esperienza sessuale con le prostitute, è il caso di Buzzanca, o il proprio studio storico a riguardo dell’argomento e delle profonde implicazioni che esso porta in sé, è il caso della Cantarella, o infine la propria disapprovazione e al contempo la propria sensazione di grande fascino di fronte a questo mondo così complesso e variopinto, è il caso della Wertmüller.

Dice Vanessa che “i nostri clienti sono molti differenti tra loro: vanno dai 18 agli 88 anni d’età. Il nostro cliente più anziano ha appunto 88 anni ed è un cliente abituale”. E Safina aggiunge “mi diverto e guadagno soldi facili. Credo che in fondo non ci sia grande differenza tra lavorare come segretaria in ufficio, cosa che stavo per fare prima di intraprendere questa strada, e fare quello che faccio io e che mi piace di più”.

Un altro volto dell’essere prostitute si rivela nella sua essenza più profonda in Case Chiuse: sì, sicuramente ci sono le paure, le angosce, le malattie, i soprusi, gli episodi di cronaca nera, lo sfruttamento, i cosiddetti “papponi”; ma c’è anche tant’altro. Alcune donne, quasi compiaciute del proprio mestiere, sostengono che sia brutto quando le si giudica per quello che fanno nella vita e non per quello che sono, dal momento che le due cose camminano sempre parallelamente ma non si sovrappongono mai. Alcune donne lottano e hanno lottato, come ha fatto la senatrice Lina Merlin, perché lo stato smettesse e smetta tutt’ora di legalizzare la prostituzione, in qualsiasi sua forma. Meglio la strada? Meglio la vendita a pagamento della propria anima come fanno, a parere della gente comune intervistata per le strade di Trastevere, i politici di oggi? Sicuramente sarebbe troppo presuntuoso giudicare.

Contro ogni forma di violenza del corpo proprio e altrui chiunque dovrebbe sentirsi in dovere di intervenire in favore di chi spera in una qualsiasi forma d’aiuto… ma se non si tratta di violenza, né di necessità, né di estrema via sulla quale si decide di immettersi quando si è già provato tutto il resto, allora, si può ancora parlare di prostituzione?


CAST & CREDITS

(Case Chiuse) Regia: Filippo Soldi; soggetto e sceneggiatura: Filippo Soldi; fotografia: Marina Kissopoulos; montaggio: Maria Fantastica Valmori; musica: Fabrizio Bondi; Con la partecipazione di: Tinto Brass, Lando Buzzanca, Eva Cantarella, Luciana Castellina, Pia Covre, Louis Godart, Michele Lo Foco, Lina Wertmüller, Vanessa, Safina e la voce narrante di Pierluigi Cecchetti; produzione: Flavia Parnasi; origine: Italia, 2011; durata: 52’.


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