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CASTIGLIONCELLO – ARMUNIA – Luglio 2007

Pubblicato il 17 settembre 2007 da Paolo Sanvito


CASTIGLIONCELLO – ARMUNIA – Luglio 2007

CASTIGLIONCELLO, ARMUNIA, Luglio 2007 - Come tutti gli anni, ma questa volta con una durata più estesa, fino al 17 luglio, ha avuto luogo il Festival ARMUNIA. Un programma di offerte teatrali durato per oltre due settimane: tendenzialmente il festival comincia a occupare i mesi della massima frequentazione della costa livornese, una delle più dense del Tirreno – ma una sua sovrapposizione al periodo delle vacanze non sembra plausibile per il momento.
Il lungo periodo di attività implica un lavoro di gestione di un festival che si è collocato nel panorama italiano come un centro fondamentale di riferimento per le realtà teatrali. Il risultato evidente, ma allo stesso tempo sconcertante, è che, trasversalmente, il super-sperimentalismo della performance corporea (alla Grotowski) insieme con il “classico” teatro-danza (A. MacRae) si incontrano parallelamente.
Il festival è dunque in crescita, e deve quindi essere compreso, anche a livello politico, nella sua importanza. Ai suoi inizi si poteva pensare che il suo retroterra fosse la provincia. Oggi possiamo chiederci se sia la regione, o l’Italia, e sembra di dover chiaramente scegliere quest’ultima opzione. Dalla lettura del cartellone non sembra affatto deducibile che Castiglioncello abbia mai optato o si sia mai trasformato in un’entità meramente, e per quanto intimamente, locale. La vicinanza – e quindi l’utenza - di centri scientifici e intellettuali di eccellenza non ha una ricaduta immediata come ce l’ha sul versante della ricerca teatrale il Workcenter di Pontedera, o il festival di Volterra con ambedue i quali sta, tra l’altro, cooperando. Tuttavia, tale presenza istituzionale testimonia, sul versante scientifico con alcune università ed accademie, di una società avvezza all’esperimento e alla curiosità intellettuale; interessi che non si improvvisano e creano dal nulla, che costituiscono un terreno di nutrimento al festival, ma che per fortuna neppure si possono cancellare con gesti autoritari dall’alto, decreti o tagli a tappeto imposti dai governi. Questo bisognerebbe tener presente, per capire qual è la missione e la vocazione, e anche la fortuna del Festival della riviera livornese. La sfida è se esso, per tutti questi motivi e per la sua novità nel panorama culturale esistente, non sia ancora, o non ancora abbastanza, compreso dai committenti che lo finanziano. C’è da sperare che questa comprensione diventi solo sempre maggiore, che sia solo una questione di tempo. Il festival ha buone carte da giocare, alimenta d’altronde contatti con teatri tedeschi e con la attivissima rete europea apap - advancing performing arts project, membri della quale sono stati Sarah Chase, Philipp Gehmacher, Myriam Gourfink, Claudia Heu, Mia Lawrence, Brice Leroux, Lilia Mestre & Davis Freeman, Rebecca Murgi, Sanja Neskovic, Teresa Prima & Joao Galante, Manuela Rastaldi, Sachiyo Takahashi, Silvia Traversi, Cabula6/Claudia Heu & Jeremy Xido, Gabriela Vaz, Parasitas/Patricia Portela & Sonia Baptista, Martin Nachbar, Antonio Tagliarini, Andreas Müller, Anne Juren, Michal Zadara.
Da questa collaborazione forse si potrà partire per un’ulteriore spinta dinamica e internazionalizzante, che apre al festival frontiere per il momento ancora lontane, ma auspicate da tempo immemorabile anche dal suo direttore di sempre, Massimo Paganelli.

Al Castello Pasquini è stato ospitato quest’anno per la prima volta Dialoghi, occasione di incontro tra programmatori, giornalisti e curatori. Tra gli spettacoli più particolari o sperimentali quest’anno, in una scelta che ha compreso naturalmente una gamma molto più vasta delle poche note qui presentate, sono stati, ancora una volta come gli altri anni, un esplosivo Alfonso Santagata con Tremendo meraviglioso, lugubre, calzante e riuscitissima satira della società italiana berlusconizzata; La Giraffe ha avuto dedicato un filmato video, realizzato ad hoc per il festival da Roberto Abbiati. Sutta scupa infine è il nuovo ospite promettente, una compagnia nata di recente a Palermo presso il teatro Garibaldi, con un lavoro, dai toni taglienti, sulla condizione della società siciliana.
All’ottimo Calapranzi dei cantieri Koreja si era già fatto cenno in altra recensione su queste pagine (in luglio).


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