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CASTIGLIONCELLO - MORGANTI

Pubblicato il 12 ottobre 2006 da Paolo Sanvito


CASTIGLIONCELLO - MORGANTI

INEQUILIBRIO 2006- CLAUDIO MORGANTI - Teatro di blitz anti-raid aerei, anti-Bush e antibombardamenti a Castiglioncello, con il bellissimo testo “Furor di popolo” di un Claudio Morganti (e Teatro Laboratorio Alkestis) in versione più irriducibile che mai in questa edizione 2006, dopo essere stato già tante volte ospite d’onore del festival. Il suo spettacolo è di rara velenosità contro la politica imperialistica americana, raggiungendo apici alti di polemica verbale e performativa: a tratti Morganti impersona direttamente un presunto Lucifero in dialogo con altre potenze terrestri ed extraterrestri, e si capisce fin dall’inizio dove questo confronto vada a parare. E’ discorso puramente politico senza nessunm rapporto con i precetti di S. Madre Chiesa. Più oltre, Morganti paragona il giudizio universale biblico con le attuali guerre gestite dagli U.S.A., almeno secondo le parole stesse pronunciate da dio padre Onnipotente, che è qui e-(in?)vocato “in persona”, quale personaggio dello spettacolo. E quest’ultimo, nel suo complesso, si fonda su un sapiente uso di tipo sinfonico di parola e suono, davvero di alto livello. Il suono della catastrofe escatologica (punizioni più o meno divine e più o meno mitologiche narrate nei testi sacri) viene così, in modo occulto e perciò fortemente creativo, con quello delle weapons, più o meno di mass destruction, che l’umanità usa da una parte all’altra dell’Atlantico. La complessità della tessitura sonora messa in atto per il suono dello spettacolo, paradossalmente centrale, in mancanza di movimento da parte di Morganti che resta tutto il tempo costantemente seduto, per dare effettiva azione al brano. Così abbiamo la descrizione delle acque nel diluvio universale soprattutto attraverso il sonoro; e nello stesso tempo l’impiego di musiche barocche e rinascimentali, usate tuttavia attraverso numerosi accorgimenti drammaturgici: il loro straniamento, la loro estrapolazione dal contesto, la reiterazione ossessiva e l’effetto di echi. Tutti questi accorgimenti, o trovate che dir si voglia, rendono il brano di Morganti non soltanto denso dal punto di vista dei messaggi, evidentemente di grande urgenza politica attuale, ma anche raffinato nella resa esecutiva. C’è perfino un aspetto sacrale, quasi inconscio ma di fatto percepibile, nella potenza espressiva e nella scelta dei mezzi formali impiegati (dal suono, alla voce amplificata e distorta in modo complesso, alla luce e il conseguente accecamento): che potrebbe ricordare, involontariamente sembra, la mistica pre-cristiana degli gnostici, che notoriamente ha avuto tanta influenza nel teatro moderno fino ad oggi, segnatamente attraverso il tramite di Grotowski da essi influenzato - mentore non dichiarato, eppure forse sempre aleggiante sul paesaggio toscano dove è soggiornato fino alla morte, perfino in chi non lo riconosce, come Morganti, suo maestro.


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