Ci-vita Festival: Installazioni e videomapping
All’interno del Ci-vita festival del 2016 uno spazio del tutto particolare hanno avuto le installazioni e il videomapping realizzato sulla facciata della Chiesa del Borgo e riproposte ogni sera subito dopo gli incontri con gli ospiti di maggior richiamo.
Si diceva un posto particolare perché, ci pare, è proprio in questi momenti performativi che si misurava maggiormente la capacità della manifestazione di sposare la realtà del contesto ospitante con momenti pensati per integrarsi profondamente e consapevolmente nel tessuto urbano.
La prima installazione si trovava, in effetti, subito dopo la porta ed era una sorta di vero e proprio puzzle (Urban puzzle) proiettato mediante un meccanismo da lavagna luminosa sui muri del palazzo costruito immediatamente a ridosso dell’entrata del paese. Le tessere di questo mosaico fantasmatico potevano essere spostate facilmente dall’utente-viaggiatore che diventava, in questo modo, con le sue scelte, parte integrante del momento artistico. Ad ogni spostamento delle tessere corrispondevano mutazioni nella tessitura sonora che accompagnava la proiezione delle luci sui muri. Una produzione fantasmatica che, per la sua natura combinatoria e di facile manipolazione, attirava immediatamente i bambini che sono stati, in alcuni momenti, i principali fruitori dell’installazione.
Affine a questo, ma giocato su una concezione meno immediata era, invece, Painteractive4Architecture, una reinvenzione del gesto del pittore in chiave performativa. Lo spettatore era invitato a disegnare all’interno di una tela vuota e i risultati della sua azione venivano proiettati sulla facciata del palazzo e divenivano materia sonora che si diffondeva nell’ambiente: una vera e propria reinvenzione dell’action painting, trasposta, però, nella quadrimensionalità dello spazio e del tempo urbani di sicuro fascino.
Simile nello spirito, ma di diversissimo esito artistico era invece la grotta delle luci, ricavata all’interno di una struttura tufacea subito alle spalle della consolle di controllo della precedente installazione. Appese in bella mostra in questa cavità, infatti, lampadine di grandi dimensioni e fogge strane si accendevano in risposta a un sensore messo in funzione dai movimenti dello spettatore. Ad esso si abbinavano i timbri argentati di un sintetizzatore che mimava un carillon. Simpatica e intelligente riattualizzazione delle sinestesie rincorse della musica colta del primo novecento abbinata alla dimensione aleatoria dei movimenti comunque casuali dello spettatore. Ma soprattutto uno splendido connubio tra location e gesto artistico, tra spazio e sua reinterpretazione.
Anche nel Museo delle frane era presente, in una sala, una proiezione in cui luci e colori seguivano i movimenti dell’utente, questa volta in una logica significativamente più museale, più legata alla percezione dell’oggetto d’arte nel suo spazio ospitante in cui al muoversi composto nello spazio del fruitore era contrapposto il gesto di rottura del suono, magari un battito della mani che mai dovrebbe trovare spazio nella compostezza di un museo, necessario per attivare vibrazioni sulle proiezioni.
Diverso, infine, il caso del videomapping costruito sulla facciata della chiesa del borgo. Per gestire una superfice ampia e simmetrica, gli artisti di medialize.it hanno utilizzato due videoproiettori che ricomponevano sotto gli occhi ammirati del pubblico in chiave astratta, ma comprensibile, la storia stessa del borgo di Bagnoregio, mossa dal vento onnipresente (reso evidente dall’immagine di teli stesi sulle porte e i rosoni della facciata) e dall’imminente e costante consapevolezza della fine (lo sgretolarsi della facciata stessa della costruzione). Un’immagine, quest’ultima, resa tristemente inquietante dalla contingenza delle notizie del terremoto di Amatrice.
Nel complesso queste esperienza assolutamente site specific hanno costituito, nella loro capacità di integrarsi con il tessuto urbano non solo a livello meramente formale, ma anche con una precisa cognizione della storie e delle peculiarità del territorio, uno dei momenti più intensamente suggestivi di tutto il festival.