Cielo senza terra

Temi senza tempo, di tutti gli uomini di sempre, che se li senti urgenti, autentici, se l’ambizione di trattarli è la migliore, ed hai naturalmente le capacità per farlo, allora ne puoi trarre un buon lavoro. Come quello realizzato da Giovanni Maderna col documentario Cielo Senza terra, presentato a Venezia, "Giornate degli autori", qualche mese fa. Settembre 2010.
Nato a Milano, classe 1973, laureato in lettere moderne alla statale di Milano, e poi iscritto al centro sperimentale di cinematografia di Roma, Maderna ha girato cortometraggi premiati da Nanni Moretti (sacher d’Oro per La Place nel 1995, e Jahillia un anno più tardi). Poi documentari di valore, uno su Alberto Grifi, prima di due lungometraggi passati entrambi a Venezia: il primo nel ’99, Questo è il giardino, premio Luigi De Laurentiis alla migliore opera prima, ed il secondo in concorso, L’Amore imperfetto, con Enrico Lo Verso.
Ora Maderna gira questo film intelligente, di nuovo documentario, in collaborazione con la filmmaker Sara Pozzoli. Lo fa con una semplicità tenera e densa di fioriture non banali, di sprazzi umani dignitosi e di sincerità costante.
Maderna e suo figlio Eugenio, otto anni di bellezza curata dalla fortuna di crescere in un contesto fortunato, in cammino insieme nelle montagne che da Milano si vedono piccole, e che da dentro rendono la città una pianura sfocata di luci traballanti.
Quello che viene fuori, senza tesi, senza troppa costruzione a priori, è un’opera che parla d’amore, ma che si apre a spontanee riflessioni sulla vita, proprio nel momento in cui la vita sembra altrove, a una distanza mentale aumentata dall’immersione nel verde degli alberi e dei prati, nel grigio della roccia, nell’arancio isolato nel buio di un fuoco acceso nella notte.
Un padre e un figlio viaggiano a piedi per giorni, mangiando assieme, camminando assieme, dormendo vicini e vicinissimi, parlando tanto, senza retorica, senza calcoli. Ripercorrendo un argomento antico che rimanda ad altro cinema, alla letteratura, che suscita sensazioni piacevoli e che aiuta a riavvicinarsi alla natura umana più intima.
Due età della vita a confronto. Un padre e un figlio insieme, il primo con la sua passione per la narrazione e con l’obbligo naturale, appassionato, di fare da guida. Il secondo con la forza della sua età, con il bisogno e l’obbligo di formarsi come uomo. Silenzi e domande del piccolo; risposte del grande, che si fanno pensieri sparsi sulla famiglia, sulla vita e quindi anche sul cinema. Cose semplici, ma chiare ed intense, lasciando il mondo fuori senza dimenticarlo mai. Lasciandolo sullo sfondo, facendolo tornare con cadenza fissa come una voce interiore, a testimoniare che la vita è anche società, relazioni allargate, collettività, Storia.
Il ritorno, The road, Malick, Olmi e tanto altro e tanto altro, assieme a nulla di tutto ciò, perchè Maderna va da solo, confermandoci una qualità autoriale vera e silenziosa. Cielo senza terra, un documentario atipico, delicato, bello, povero e poetico, forse un pò troppo lungo.
Regia, Sceneggiatura, Fotografia, suono e Montaggio: Giovanni Maderna e Sara Pozzoli; Interpreti: Giovanni ed Eugenio Maderna, Gli operai della Innse di Molano, con la voce Giovanni Grandis; Produzione: Vivo film
