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Cuoredebole, da un racconto di Dostoevskij, al teatro Keriros

Pubblicato il 17 luglio 2011 da Laura Khasiev


Cuoredebole, da un racconto di Dostoevskij, al teatro Keriros

Cuoredebole è un titolo che evoca già molto: il contenuto di quest’opera si rifà ad un racconto di Dostoevskij, Un cuore debole, dal quale il drammaturgo, regista e attore Enoch Marrella è stato ispirato e da cui ha tratto questa piéce, che si potrebbe definire con la convenzionale formula “breve ma intensa”. Il teatro Keiròs ha consentito al giovane artista di mettere in scena una storia apparentemente semplice, ma che si rivela gravida di spunti riflessivi. Ruolo fondamentale ha lo spazio, definito all’interno di un quadrato, successivamente recepito come un vero e proprio cubo, che il regista ha definito “parabola multilivello”, nel quale la tridimensionalità dell’anima si sfodera in ogni suo lato. Un palco racchiuso da angoli e linee rette, geometrizzazione che si fa luogo dell’ io, che lo spiega e ne tira fuori i lati più nascosti. Anche questo spazio è frutto di un riferimento culturale, a Malevic e ai quadrati suprematisti. Dostoevskij incontra Malevic su un terreno suggestivamente intessuto dalle musiche, rielaborate in chiave sintetica, per inserirsi adeguatamente nell’astrattezza che riveste l’intera rappresentazione. Dostoevskij si allinea a Shakespeare, rivoltandolo, infatti mentre il drammaturgo inglese attraverso la sua arte si rivolge al mondo esterno, Dostoevskij nelle sua opere fa un discorso diretto all’interiorità umana. I due attori Enoch Marrella e Edoardo Ripani, si scambiano battute in questo spazio che, seppur angusto, diviene enorme grazie all’abilità registica di Marrella e ad un’interpretazione che anela ad uscire dalla convenzionalità accademica, alla quale però appare in parte vincolata. Ma forse risiede proprio qui la grandezza di questo lavoro, che si svolge all’interno di un progetto, di un piano che ancora deve definirsi e che ha tutte le potenzialità per crescere. Pilastro di questa opera è la drammaturgia, che consente infinite possibilità di rappresentazione e di resa recitativa, soprattutto per la sua bellezza poetica e per il suo farsi sintesi di molte tematiche, che risuonano fra i pensieri anche a spettacolo concluso, incatenando la mente a parole ma soprattutto a sensazioni, provate dal protagonista, che sono familiari a chiunque. Un “cuore debole” è quello di un uomo che non sa accettare la felicità: se gli viene regalata libertà, lui la rigetta al mittente, se un amico gli mostra affetto, la sua imperante diffidenza lo porta a non sentirlo come sincero. Proprio questo fa il nostro protagonista Vassia, incapace di convolare a nozze con la sua amata, di accogliere le premure di un amico come affetto disinteressato e di portare a termine un lavoro di prestigio, affidatogli dal capo. Lo spettacolo permette di riflettere sulla differenza tra debolezza e sensibiltà, tra le quali il confine è labile, ma anche determinante. Un individuo debole rischia di perdere la bellezza di ogni possibile dono che la vita gli offre; se avesse un cuore sensibile, sorretto anche da una mente forte, allora eviterebbe di scivolare nel caos dei sentimenti e riuscirebbe a sorreggere anche la più grande delle gioie. Noi siamo qui di fronte ad un personaggio che ha tutte le carte in regola per vincere... ma perde, perchè si nega la possibilità di giocare le sue carte. Il pubblico viene stimolato a pensare e a prendere coraggio, a capire che il cuore va sempre sorretto dalla ragione perchè solo un cuore forte è in grado di godere dei benefici della vita. Marrella con questa sua rappresentazione ha consentito anche di penetrare in profondità nell’animo russo. Da Dostoevskij infatti non ha estrapolato soltanto la storia, ma anche la raffigurazione del “sognatore”, soggetto a cui il romanziere ha dedicato gran parte della sua opera letteraria. Stefano Aloe definisce questo genere di individuo "embrione protoromantico", sensibile come il bohemienne, ma privo di quella speranza e quello sguardo rivolto al miglioramento della condizione in cui si trova. Qui però non c’è ancora quella consapevolezza, tipica del romanticismo, di volersi ribellare allo stato delle cose, un “cuore debole” è infatti sovrastato da un velo di incoscienza, che lo lascia in balia non solo degli eventi ma anche delle sue stesse paure, ostacoli non indifferenti per il raggiungimento della felicità. Vassia è infatti incapace di accogliere gioia, affetto, riconoscimenti, e nel momento in cui la vita prova a donargli tutto ciò che un individuo sogna, ossia l’amore di una donna, un lavoro ben retribuito, la fiducia di un capo apparentemente dispotico e l’affetto sincero di un amico, ecco che egli mette in moto una serie di meccanismi che lo trascinano verso la sua stessa rovina. La follia prende piede in maniera sempre più ingente, fino a far convincere Vassia del fatto di essere stato chiamato per l’arruolamento nell’esercito, pur avendo una malformazione fisica. Marrella mette qui in evidenza non solo dei differenti livelli spaziali, ma anche caratteriali, e mostra un altro lato della debolezza del protagonista, che si rivela attraverso il suo recepire l’affetto sincero dell’ amico Arkadi come gendarmeria, logorando così la possibilità di un’amicizia autentica, relegata invece a delle dinamiche ossessive generatesi fra i due. Per lo spettatore questa diviene, oltre che l’occasione per approfondire le tematiche dostoevskijane, anche l’opportunità per riflettere sul proprio essere e sulle debolezze umane. Dunque l’incontro è con l’altro, ma anche con quella parte di sè che si tende a non voler conoscere.


(Cuoredebole); Regia: Enoch Marrella; drammaturgia: Enoch Marrella, liberamente ispirato dal racconto di F. Dostoevskij Un cuore debole; consulenza artistica: Angelo Paviadisegno luci: Maria Udina; scenografia: Selena Garau; costumi:; interpreti: (Enoch marrella), (Edoardo Ripani); Assistenza tecnica: Desy Jaluz, ufficio stampa: Alessandra Rinaudo; Foto di scena: Anna Faragona; Assistenza tecnica: Angela Cefalato;teatro e date spettacolo:1-5 giugno Teatro Keiros.


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