DESPERATE HOUSEWIVES: LA COMMEDIA DEL RI-MATRIMONIO

Nella lunga panoramica sui generi cinematografici la commedia ha incrociato più volte la nostra strada: sotto forma dei pasticci slapstick della screwball o delle schermaglie amorose della sophisticated, la commedia sembra essere in tutte le sue sfumature un modello imprescindibile per i nuovi serial tv.
E destinata da sempre a un pubblico per lo più femminile – in fondo quello che decide cosa vedere, al cinema o col telecomando – la commedia si sdoppia, si triplica, attingendo a fonti diverse come il melodramma o il women’s picture anni 40, dando vita a esperimenti ibridi di comedy e drama che si rivelano spesso successi travolgenti, come confermano le sette stagioni di Gilmore Girls, serie sulle donne scritta da donne e pensata per le donne.
Il caso di Desperate Housewives è, se possibile, ancor più particolare: più che a un genere ben preciso – che in fondo esiste nell’accezione di commedia del ri-matrimonio (Women di Cukor, lo stesso Scandalo a Philadelphia) – questo serial sembra prendere le mosse da una pellicola del 1949 di Joseph Mankiewicz, Letter to three wives, di cui ricalca struttura e ambientazioni.
Desperate Housewives nasce quasi come una ’lettera a quattro mogli’ da parte di una quinta amica morta suicida.
Come la voce narrante che apre e chiude la bella commedia drammatica di Mankiewicz, appartenente a una donna-fantasma che non vedremo mai nel corso del film ma la cui presenza si fa subito palpabile e ingombrante sia per lo spettatore (spettatrice) che per le tre protagoniste, anche in Desperate Housewives ogni episodio è commentato dalla voce di Mary Alice, casalinga forse solo un tantino più disperata delle sue vicine di casa.
L’episodio pilota riprende la struttura a flashback caratteristica del cinema di Mankiewicz per consegnare in maniera dinamica i differenti vissuti di quattro donne che finiscono per convergere sul selciato lastricato di Wisteria Lane.
‘ Una strada in cui gli aristocratici ormai decaduti e i borghesi in ascesa convivono gli uni accanto agli altri’ spiegava la pungente Eva Ross nella sua introduzione a luoghi e personaggi di Lettera a tre mogli.
Allo stesso modo le protagoniste di Desperate Housewives incarnano una nuova borghesia desiderosa di vivere secondo i valori di un passato che inevitabilmente non le appartiene più, dando così il via a una serie di piccoli e grandi peccati, segreti brucianti e insoddisfazioni nascoste.
Ma in Lettera a tre mogli la dimensione matrimoniale risultava preponderante: la missiva dell’amica traditrice, che rivela alle altre donne di essere fuggita con uno dei loro mariti, non è altro che il classico vaso di Pandora, volto a scalfire la perfetta superficie di rispettabilità insinuando il dubbio nelle vite coniugali della media borghesia finendo però col restituire, grazie all’autocritica, dei rapporti più autentici.
L’atmosfera per lo più farsesca che contraddistingue Desperate Housewives invece non consente più esiti altrettanto rasserenanti di quelli del predecessore cinematografico; tra le donne di Wisteria Lane è il cinismo a impregnare ogni relazione e i rapporti di buon vicinato richiedono strategie da guerra fredda.
Le quattro protagoniste – l’ossessiva Bree, la pasticciona Susan, l’ex manager col rimpianto del lavoro Lynette e la pepata Gabrielle – appaiono rivisitazioni aggiornate delle casalinghe, già disperate nel 49, di Lettera a tre mogli: la timida e insicura Barbara, che alla sua prima uscita ufficiale al braccio del marito finisce per ubriacarsi con addosso un improponibile vestito da sera, ricorda le gaffes di Susan (Teri Hatcher che risulta insospettabilmente credibile nel ruolo di una quarantenne poco sicura di sé);così come le ambizioni lavorative di Rita e la sua smania di apparire perfetta agli occhi dei capi la avvicinano contemporaneamente al personaggio di Lynette (Felicity Huffmann) e alla maniacale Bree (Marcia Cross), moglie e madre perfetta, ma solo da lontano.
Infine Dorothy, la più giovane e sensuale delle ‘three wives’ è ovviamente citata nella Gabrielle di Eva Longoria, sposate entrambe a uomini ricchi e potenti un po’ per amore un po’ per denaro.
Se finora abbiamo considerato l’influenza dei generi sui serial tv, che ne riprendono temi e stilemi, con Desperate Housewives ci troviamo di fronte a un vero esempio di remake televisivo di una specifica opera cinematografica, la cui struttura, smembrata e ricomposta, allungata per far fronte alla serialità, viene riadattata con risultati straordinari alla (in)sensibilità contemporanea.
