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DOC IN ITALY - PORTO MARGHERA: UN INGANNO LETALE

Pubblicato il 22 ottobre 2002 da Marino Galdiero


DOC IN ITALY - PORTO MARGHERA: UN INGANNO LETALE

La storia dell’industrializzazione del nostro paese, è qualcosa forse di unico in tutto l’occidente, perché compiuta a tappe forzate, senza nessun rispetto per il passato come accusava Pasolini, e tra le vittime principali di questa operazione ci furono quei contadini che lasciarono le campagne per entrare nelle fabbriche. Pagarono purtroppo sulla loro pelle il prezzo di una Italia che si arricchiva e cresceva economicamente sino a diventare la settima o ottava potenza economica mondiale. La vicenda del sito industriale di Porto Marghera, il mostro di acciaio sulla Laguna, è ripercorso con una puntualità scientifica, e avendo come testimone privilegiato la storia personale di un operaio fuori dal comune. Gabriele Bortolozzo, un uomo con un grande passione per la natura, e che non si sottomise mai alla logica alienante ed aberrante propagandata all’interno dello stabilimento in cui lavorava. Qualcosa non andava in quella fabbrica, i suoi occhi non si arrendevano alle convenienze, e con puntiglio e ragione arrivò a capire quali danni all’ambiente e agli operai provocava al produzione di plastica. Migliaia di tonnellate di residui inquinanti venivano scaricati giornalmente nel Mar Adriatico, a pochi chilometri al largo della laguna di Venezia, ed inoltre i dirigenti del Petrolchimico non si curavano di procurare la benché minima protezione ai dipendenti contro questi agenti velenosi. Bortolozzo in oltre 20 anni raccolse le prove per trascinare in tribunale 30 dirigenti di alto livello del più grande impianto petrolchimico d’Europa a Porto Marghera. Insieme alla sua storia c’è quella di ciò che accadeva oltre i cancelli, dalle lunghe liste di operai morti perché esposti a sostanze cancerogene, al tentativo dei dirigenti di nascondere i risultati scientifici che accusavano l’azienda. Un pezzo di storia d’Italia documentato con grande attenzione, che risveglia ancora oggi un’eco sulla sempre bistrattata questione ambientale, una testimonianza puntuale priva di retorica e di grida. Un racconto che diventa memoria collettiva, da conservare gelosamente, e riguardare in occasione dell’annuncio di progetti faraonici promessi dall’attuale governo del paese.

(dicembre 2002)

regia, soggetto e sceneggiatura: Paolo Bonaldi fotografia: Luigi Falorni montaggio: Silvia Dal Ferro musica: T.O. Sterret interpreti: Beatrice Bortolozzo, Gianluca Bortolozzo, Natalino Perazzolo, Silverio Zagagnin produzione: Stefano Tealdi, Elena Filippini per Stefilm International, Srg, Art, Periscope Productions, Media, Bayerischer Rundfunk origine: Italia/Svizzera/Belgio/Germania durata: 56’


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