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DUE O TRE COSE SU HEINER MULLER

Pubblicato il 7 dicembre 2004 da Leonardo Gliatta


DUE O TRE COSE SU HEINER MULLER

La compagnia Egumteatro - la coppia Annalisa Bianco e Virginio Liberti - approda al Vascello con due episodi del suo percorso nella poetica di Heiner Muller. Al drammaturgo tedesco il Teatro Vascello ha dedicato una giornata di studio riunendo attorno ad un tavolo i membri della Società Internazionale Amici di Heiner Muller, Toni Negri, Andrea Nanni e Franco Quadri, a colloquio sull’attualità della sua scrittura. Quartett e Hamletmachine dell’Egumteatro raccolgono la sfida di due testi estremamente complessi, e si fanno riscrittura di una riscrittura, una messa in scena terza di modelli quasi archetipici nell’immaginario occidentale: per Quartett Le Relazioni Pericolose di Laclos e per Hamletmachine il testo maximo di Shakespeare. I due spettacoli procedono per accumuli visivi e concettuali, sono due grumi di parole e immagini che si rapprendono attimo dopo attimo nella cornice del palcoscenico, e costeggiano le sponde di una scrittura al limite del possibile. Quartett si occupa della materia per potersi concentrare sulla sensazione, su ciò che è effimero. Indaga il mistero indecifrabile dell’animo umano, delle sue passioni, viste attraverso la ragnatela di relazioni tra il visconte di Valmont, la marchesa di Merteuil, la nipote di lei e una illibata giovinetta, pedine instabili nel gioco degli scacchi tra amore e passione carnale. Hamletmachine, invece, nasce dalla volontà di gettare un ponte con la sofferenza, di tradurre in rappresentazione immediata il pensiero del dolore. Due messe in scena raggelate, dove il tempo sembra ristagnare immobile e conferire alla dimensione del pathos una dilatazione spasmodica. I due quadretti ispirati a Muller sono due nature morte, regno dell’inazione. In scena non accade niente, e se qualcosa accade rimane sotto la superficie, latente. La direzione verso cui tende la rappresentazione è quella dell’immobilità dei manichini dalle forti espressività facciali, tanto da appiattire attori e manichini ad un unico livello di astrazione. Gli attori recitano il copione di altri, i testi di Muller fluttuano in scena disgiunti dalle voci degli attori, in un processo di straniamento che rimarca una volta di più (seppure ce ne fosse stato bisogno) il corto circuito del teatro. La scena dell’Egumteatro diviene una trappola per topi, quello che entra non riesce più ad uscire, e rimane vittima dell’agonia della rappresentazione. Non tutti gli oggetti scenici sono funzionali all’azione, alcuni sono residui dell’accumulo, altri diventano puro ornamento, altri ancora hanno efficacia limitata al tempo del suo utilizzo, poi vengono abbandonati inerti a dare corpo al grande tableaux vivant che si crea e si disfa, ricco di riferimenti pittorici a Rauschenberg e ai dadaisti. Amleto è l’uomo che lancia le sue urla di dolore al cielo di cartapesta, ingessato e disteso su un lettino d’ospedale. E’ un moribondo, in bilico tra la vita e la morte, privo di anticorpi rispetto agli schiaffi del destino, paziente come colui che patisce il dolore, che convive giorno e notte con il cancro incurabile della condizione umana.

[dicembre 2004]

QUARTETT e HAMLETMACHINE

regia: Annalisa Bianco e Virginio Liberti; testi: Heiner Muller; traduzioni: Saverio Vertone (ed. Ubulibri); interpreti Quartett: Veronica Landi, Antonio Barretta, Norma Angelini, Sonia Brunelli, Virginio Liberti; interpreti Hamletmachine: Gaetano D’Amico, Paola Lombardi e Sonia Brunelli; scene e luci: Horacio De Figueiredo; suono: Otto Rankerlot; costumi: Marco Caboni; produzione: Egumteatro, Regione Toscana, Fondazione Pontedera Teatro, Festival Crisalide, La Fonderie/Theatre du Radeau, Comune di Abbadia S. Salvatore - Assessorato alla Cultura.


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