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Due spettacoli per Fies Factory One

Pubblicato il 23 aprile 2009 da Laura Khasiev


Due spettacoli per Fies Factory One

FIES FACTORY ONE è uno strumento di produzione artistica alla cui base c’è la crew formata da Sonia Brunelli, Francesca Grilli, Dewey Dely, Pathosformel, Teatro Sotterraneo, Virginia Sommadossi e Cinzia Maroni, i quali stanno portando avanti un progetto dal 2007, che si concluderà nel 2010. Nei giorni di 18 e 19 aprile la FACTORY ha portato in scena 4 dei suoi spettacoli, mostrando l’intersezione tra le diverse arti e anche l’incontro tra corpo, anima e mente, suggestionando il pubblico e facendolo riflettere sulla propria individualità e sul proprio tempo.

Pathosformel LA TIMIDEZZA DELLE OSSA
Un telo bianco a fare da epidermide, pelle sottile, che divide il pubblico dalla scena. Una dimensione altra che mostra e non mostra frammenti di ossa, che si intravedono per poi scomparire. Un viaggio che lo spettatore può compiere assieme ai corpi. Movimento e stabilità si sono alternati in scena, trascinando lo sguardo in un mondo privo di spazio e tempo, in cui si è entrati in stretta connessione con la propria individualità ma soprattutto con la propria dimensione originaria, ancestrale, primordiale. La compagnia PATHOSFORMEL ha compiuto un percorso fatto di rumore, spostamento, disorientamento, catturando il pubblico all’interno di un’immagine ultraterrena che ha ridisegnato l’atmosfera teatrale, rendendola aria nuova, in un’epoca che sta diventando vecchia. Siamo infatti ormai assuefatti dalla “liquidità” del nostro tempo a tal punto da sentirci una cosa sola con tutto ciò che si muove, si sposta e cambia forma: proprio per questo durante lo spettacolo ci si è sentiti assorbiti dal continuo mutare di ciò che si aveva di fronte. Ossa mai ferme e mai uguali, che hanno mostrato l’altro lato del corpo umano, quello che non si vede. Proprio tramite la strada tracciata da quegli arti si è potuto assistere agli sbalzi dell’animo, l’”organo invisibile”, che riesce a mostrarsi tramite i “capricci” del corpo. Paul Valery ci segnala l’incapacità di mettere a frutto la noia e la difficoltà di non accettare interruzione, coerenza e sorpresa. Questa performance visiva risponde permettendoci di trarre risorse da tutto ciò che di solito facciamo fatica ad accettare, perché è il rapporto con le nostre ossa - che ignoriamo - a farci capire che dentro di noi c’è qualcosa che spesso non notiamo, ma che può rivelare molto su noi stessi e può mostrarci mete sconosciute, capaci anche di cambiarci la vita.
Le ossa, come individui, sono solcate da emozioni; così paura, forza, timore, coraggio le hanno dominate e guidate a sospingere sulla pelle e talvolta a ritrarsi dall’epidermide bianca, fino a farle fondere assieme. Due corpi, fatti di arti, che diventano uno solo, per scomparire dietro al telo liscio, egemone della scena, risucchiate dal suono assordante e sciolte nell’assenza di colore. Gli spettatori hanno così ricevuto l’essenza di quelle ossa, ne hanno potuto assaporare il cammino, fondersi con loro per trenta minuti, dimenticando tutto ciò che riguarda questo mondo, perché trasportati in un altro, che non andrà più via dalla mente, una volta che questa lo ha conosciuto.

Teatro Sotterraneo POST-IT
Anche stavolta è il movimento a dominare la scena. Teatro Sotterraneo è un collettivo di ricerca teatrale formato da quattro performers e un dramaturg provenienti dagli ambiti disciplinari della danza, del canto, del teatro della performing art, della scrittura creativa. Corpi che si sono incontrati, scontrati ma che sono anche fuggiti, l’uno dall’altro, mostrandosi metafore di una vita caotica dove spesso ci si incontra senza vedersi. Corpi complementari, parti di individui che si sono staccate dalla condizione di esseri umani e sono diventi segni, che sulla scena hanno raccontato storie di vita, passaggi di eventi e fluidità di spazio e tempo. Oggetti che hanno fatto da supporto ad anime provate dalla fatica della quotidianità, che hanno costituito lo strumento della comunicazione diretta. Eventi che dovevano accadere e non sono più avvenuti, scene rimaste a metà, movimenti non conclusi, frasi non dette, drammi stilizzati, questi i pezzi di un collage che in scena ha rivelato la fugacità della vita. Il filo conduttore della rappresentazione è stata proprio l’evidente distanza tra una scena e l’altra. L’incompiutezza è stata paradossalmente la rivelazione più concreta a cui si è potuto assistere, che ci ha segnalato una delle nostre principali caratteristiche, anche qui come nello spettacolo precedente, fortissimo è stato il richiamo al nostro presente così instabile e fluido, che comincia ad affaticarci e a farci sentire sempre più forte la voglia di trovare qualcosa di fermo, da impacchettare o ricoprire, sotto ad un velo trasparente, come quello steso sugli oggetti appena scartati, dai quattro performers, per trattenerli fermi, come un qualcosa a cui potersi aggrappare, senza rischiare di perdersi nuovamente. Ma è proprio il finale a rivelare l’impossibilità di questo auspicato “stop”, che ancora non siamo pronti ad accogliere e quindi continuiamo il nostro viaggio all’insegna del cambiamento continuo.


(La timidezza delle ossa); Produzione/ compagnia:Pathsformel/fies Factory One; interpreti: Daniel Blanga Gubbay, Francesca Bucciero, Paola Villani; teatro e date spettacolo:19 aprile teatro Palladium; info: collaborazione Milo Adami, spettacolo in collaborazione con Sezione Autonoma- teatro Comandini, Cesena, Segnalazione speciale, premio Scenario 2007;

(Post-IT); drammaturgia: Daniele Villa; assistenza tecnica:Cleto Matteotti, Alessandro Ricciarelli,Marco Santambrogio,; scenografie:Camilla Garofano Giovanna Moroni; interpreti: Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri; teatro e date spettacolo:19 aprile teatro Palladium; info: coproduzione Centrale Fies, in collaborazione con Teatro della Limonaia, cosl sostegno di Teatro studio di Scandicci-Scandicci cultura;


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